Ieri il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha emanato il decreto nel quale si dice che l’Italia diventa zona protetta. Sono proibiti tutti gli spostamenti, se non motivati da valide ragioni attestate e certificate, e ogni tipo di aggregazione sul tutto il territorio nazionale, fino al 3 aprile. Le scuole sono chiuse. Le chiese possono rimanere aperte ma non tenere riunioni che non rispettino le norme sanitarie e le distanze stabilite dal Ministero della Salute. Si cerca di contenere il più possibile la diffusione del coronavirus in Italia, che ha già infettato circa diecimila persone.
Qual è la condizione oggi a Roma? Fino a qualche giorno fa, la situazione non sembrava così grave. Certo, la città era vuota e le scuole chiuse rendevano tutto surreale. Dopo che Nicola Zingaretti ha dato la notizia sui social di essere positivo al coronavirus si è cominciato a percepire la gravità di quanto sta accadendo. Il decreto del Presidente Conte ha segnato un vero e proprio punto di svolta. La gente ha paura ed è smarrita. Si combatte una guerra contro un nemico che non si conosce e contro il quale non si sa bene che fare: ciascuno di noi può essere in pericolo, perché rischia di essere infettato, ma può altresì essere un pericolo per gli altri. Oggi ci sono file all’esterno delle farmacie e fuori dai supermercati: quasi tutti indossano le mascherine e mantengono la distanza di sicurezza. Nel quartiere, pattuglie di carabinieri fermano le auto per “un normale controllo”, in realtà si cerca di dare un messaggio e di dissuadere gli spostamenti non autorizzati. I bar sono aperti, ma “gli amici del caffè” preferiscono chiacchierare fuori, al sole. I parchi sono semivuoti: chi porta a spasso i cani, lo fa non più in gruppi; chi passeggia o fa footing sta attento a non incrociare altri. Oggi c’è un sole splendido, ma ci sentiamo come quei carcerati liberi di muoversi ma dentro la cella della prigione. C’è silenzio e una apparente tranquillità a cui non siamo più abituati.
I comportamenti scorretti. Nei giorni scorsi abbiamo assistito a comportamenti irresponsabili. Ieri, in un parco una cinquantina di persone festeggiavano il compleanno di un bambino, con animatore, musica e torta. Uomini, donne, bambini, anziani: tutti ammassati a fare festa. Nonostante gli appelli dei medici, non si rinuncia a niente, nemmeno se è in gioco il bene comune e la salute degli altri. I giovani poi sono stati quelli che si sono comportati peggio, in maniera egoistica, e sprezzanti dei divieti e delle norme comportamentali. La chiusura della scuola è stata intesa come vacanza: si sono ritrovati in massa nei parchi e nelle case a fare baldoria. È una vergogna vedere scene di giovani ammassati nei luoghi della movida di Roma, quando viene continuamente ripetuto di avere, per il bene di tutti, atteggiamenti e comportamenti responsabili.
Il moralismo e gli inutili messaggi di certi credenti. Alcuni credenti non hanno perso occasione per lanciare avvertimenti apocalittici e anatemi contro il mondo per questa “nuova piaga mandata da Dio”. Bisognerebbe ricordare a costoro che se il mondo è messo male, le chiese non stanno per niente bene. E chi ci dice che la piaga non sia proprio contro le chiese? Chi ci dice che non sia proprio l’uomo la causa di tanto male? Altri credenti hanno invitato a comportamenti fanatici di fronte alle situazioni reali di pericoli: “Popolo di Dio, dormi tranquillo e non temere di mischiarti con persone infettate dal virus, poiché la potenza dall’alto ti proteggerà”. Che Dio custodisca e veglia sui suoi è una verità di fede innegabile. Che la preghiera sia potente e che Dio possa liberare da ogni infezione, piaga, calamità, e persino dalla morte, è altrettanto vero. Ma chi ci dice che tali inviti non siano un “tentare Dio, gettandosi giù dal pinnacolo del tempio”?
La situazione è grave, ma non disperata. In ottemperanza alle disposizione del Governo, noi come cristiani dobbiamo avere un atteggiamento responsabile. Onde evitare di essere frainteso, ribadisco alcune cose. Le proibizioni si sono rese necessarie a motivo della rapida diffusione del coronavirus che rischia di mandare in tilt gli ospedali per l’eccessivo affollamento di malati che hanno bisogno di rianimazione. Non ci viene proibito di credere, ma di tutelare la salute delle persone. Non ci viene chiesto di rinnegare la nostra fede nel Signore, come ai primi cristiani durante le persecuzioni, bensì di essere responsabili e rispettosi delle norme. Anche nella Bibbia, nel libro del Levitico, è prevista la quarantena per le malattie infettive e contagiose. Pertanto, è giusto e doveroso rispettare il decreto e trovare forme e modi conseguenti per esercitare la nostra fede, con la preghiera a Dio e la speranza di tornare presto ad abbracciare le persone.