Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Qual è la versione della Bibbia più fedele al testo originale? Di quale traduzione possiamo fidarci? Sono in tanti i credenti sinceri che si pongono queste domande. A confonderli sono spesso certuni che si spacciano per studiosi e specialisti del testo biblico, “quantunque”, come scrive l’apostolo Paolo di coloro che deviano dalla sana dottrina, “non intendono quello che dicono, né quello che danno per certo” (1 Timoteo 1,7). Questi sedicenti esperti, con la loro arroganza intellettuale, disperdono il gregge di Dio, anziché pasturarlo; confondono le persone, anziché aiutarle ad avere delle risposte. Costoro si appellano ai testi originali e screditano tutte le versioni della Bibbia. Che dire? Mi limito a fare tre brevi considerazioni sulle traduzioni in uso in Italia.


La prima. Innanzitutto è bene ricordare come nasce una versione della Bibbia. L’artefice e il vero autore della Bibbia è Dio stesso, che ha ispirato degli uomini a scrivere i manoscritti originali. Per il Nuovo Testamento (per ora lasciamo da parte l’Antico), durante la vita degli apostoli e dopo la loro morte, le prime comunità fecero delle copie manoscritte dei vangeli e delle lettere. Le più antiche risalgono al II secolo dopo Cristo. Dal III-IV secolo in poi nascono le prime versioni della Bibbia. In Occidente la Vulgata latina di Girolamo diventa la versione ufficiale. Nello stesso periodo si comincia a mettere insieme i fogli di papiro in modo da formare una specie di libro, detto codex (codice). I manoscritti esistenti giunti fino a noi oggi sono diverse migliaia. Oltre a questi, esistono centinaia di citazioni della Bibbia fatte dagli scrittori dei primi secoli. Ci sono poi le “formule liturgiche, catechetiche e battesimali”, i canoni dei primi concili e le dichiarazioni dei sinodi regionali. Tutti questi documenti sono i “testimoni diretti e indiretti” del testo bilico. Tutte le versioni della Bibbia sono fatte generalmente in conformità a questi antichi manoscritti, tenendo conto pure delle citazioni e di tutto il materiale letterario utile esistente. Le più recenti si basano solitamente su un “testo critico” che raccoglie tutti i manoscritti antichi.


La seconda. L’autore dell’epistola agli Ebrei scrive, a proposito della rivelazione, che Dio ha parlato anticamente ai padri per mezzo dei profeti, molte volte e in molte maniere, e a noi mediante il Figlio (1,1-3). Se non vogliamo credere che Dio “normalmente” in cielo con gli angeli parli l’ebraico (ogni tanto l’aramaico) e il greco koinè, allora dobbiamo riconoscere che le prime versioni o traduzioni della Parola di Dio (non dico della Bibbia) sono l’Antico e il Nuovo Testamento. Che cosa voglio dire? Io credo che la traduzione sia insita nella struttura stessa della rivelazione: Dio si rivela facendosi capire nella lingua che gli uomini possono comprenderlo. Egli ha ispirato degli uomini a scrivere l’Antico Testamento in ebraico (piccole parti in aramaico) e il Nuovo Testamento in greco. Perciò non dobbiamo screditare le versioni della Bibbia. E poi noi non siamo i primi e non saremo nemmeno gli ultimi a dover usare le traduzioni della Bibbia. Certamente gli apostoli hanno usato le traduzioni in greco dell’Antico Testamento, come la Settanta, ma non solo quella. A quanto pare, persino Gesù ha usato le traduzioni: lo si deduce, ad esempio, dalla citazione di Isaia fatta nella sinagoga di Nazareth in Luca 4, che non ricalca il testo masoretico, bensì quello della Settanta (se non Gesù personalmente, Luca, ispirato dallo Spirito Santo, cita il testo in greco).


La terza. Io non so se, come affermano alcuni, “il testo usato dall’apostolo Paolo fu portato nella Francia del sud tramite dei missionari e in seguito si divulgò in Inghilterra e da questo testo fu poi tradotta la King James, la migliore Bibbia che il mondo abbia mai posseduto”. Sono invece certo che il Signore ha vegliato e veglia sulla sua Parola, affinché essa possa giungere integra a tutti gli uomini, in ogni tempo e luogo. Credo che “la migliore versione della Bibbia che il mondo abbia mai posseduto” sia quella uscita dalle mani ispirate degli apostoli e dei profeti, vale a dire il testo greco del Nuovo Testamento e il testo ebraico dell’Antico Testamento; ma noi oggi non possediamo le copie originali scritte da Paolo o da Isaia: noi possediamo le copie manoscritte degli originali.  La King James, la Diodati, la Luzzi, sono tutte delle buone versioni della Bibbia, tradotte dai “testi originali” in lingua ebraica e greca. Screditare una versione della Bibbia, quando Gesù stesso e gli apostoli ne hanno fatto uso, è del tutto scorretto e non onora certo Dio e la sua Parola. Il nostro vero problema oggi in Italia non è se possediamo delle versioni fedeli della Bibbia, perché ne esistono molte, ma se gli italiani sono disposti a credere alla Bibbia, Parola di Dio.

Paolo Mirabelli

17 marzo 2019

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.