Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Che la nostra società si trovi in una crisi profonda siamo, credo, tutti d’accordo. La crisi investe pure la politica, le grandi religioni e persino le chiese. A pagarne il prezzo più caro sono i giovani, che, delusi dalla nostra cultura, ne contestano lo stile di vita e i risultati ai quali si è giunti. In Italia, e nell’Occidente in genere, la frequenza e la partecipazione alle riunioni e alla vita delle chiese è calata molto. Le statistiche dicono che soltanto un cattolico su dieci frequenta la “messa”. Il numero aumenta di poco, se si passa alle chiese che appartengono al protestantesimo storico. Le cose vanno un po’ meglio nel mondo pentecostale ed evangelicale, ma non c’è più l’adesione e partecipazione di un tempo, caratterizzato da grandi folle. Questo quadro poco confortante sullo stato di salute delle chiese fa sì che diversi studiosi si interroghino su che cosa fare per “trasmettere” la fede alla nostra generazione. C’è il rischio che fra qualche decennio i giovani si ritrovino senza Dio nella loro vita. Tra le “proposte cristiane” sta emergendo, in ambienti cattolici, l’idea di una “insurrezione cristiana”. Il coinvolgimento a una rivoluzione di pensiero contro la cultura dominante che lascia sempre meno spazio a Dio, declinato in una opposizione a tutte quelle forme di secolarizzazione, che passi attraverso il rifiuto del mito della scienza e delle ideologie del nostro tempo. Tutto nasce da una crisi di coscienza e da un disagio che attraversa numerosi credenti, sinceri e devoti, i quali vedono i mali del nostro tempo e l’incapacità della chiesa di rispondere adeguatamente. In Italia poi la Chiesa Cattolica è sconvolta da continui scandali, dalle accuse di pedofilia alle lotte di potere del clero, che la indeboliscono e la rendono inadatta a tracciare un vero “progetto-uomo” che dia senso alla vita e assegni il primato all’essere anziché all’avere. I promotori di questo movimento scrivono libri, organizzano seminari, aprono canali su YouTube, diffondono le loro idee sui blog; reclutano giovani per coinvolgerli in questo cambiamento di paradigma sociale e culturale. Per ora hanno un importante seguito, soprattutto tra i giovani.


Che dire di questa nuova proposta che chiama all’insurrezione cristiana? Certamente non posso che concordare con chi sostiene che la società di oggi attraversi una profonda crisi di valori, culturale e spirituale. Ma ho difficoltà con la suddetta proposta per diversi motivi. Provo a spiegare le ragioni del mio disaccordo. Una prima considerazione di carattere storico-teologico. Ogni mancanza nella chiesa ha sempre prodotto una reazione, sin dai primi secoli. Chi conosce la storia del cristianesimo sa che i fenomeni e i movimenti di dissenso sono nati anche come reazione a una chiesa incapace di interpretare e vivere pienamente l’insegnamento evangelico. Nell’antichità, uno dei casi più noti ed eclatanti è quello di Tertulliano, il quale lasciò la chiesa permissiva del suo tempo per appartenere ad una setta di encratiti. Lo stesso fenomeno del monachesimo antico nasce come reazione contro una chiesa dai costumi corrotti e immorali. Nel XX secolo in seno al cattolicesimo sono nati diversi movimenti, gruppi di dissenso e nuove teologie, come quella latino-americana in difesa dei poveri sfruttati dai loro fratelli ricchi. Quando nasce un movimento religioso, non necessariamente di protesta, bisogna domandarsi il perché, se si vuole capire il disagio della gente ed evitare che sfoci in un male peggiore. Alcuni di questi movimenti hanno avuto un esito positivo, poiché hanno richiamato a una maggiore fedeltà e a un ritorno al Vangelo, altri sono degenerati nel settarismo e caduti nell’eresia. Ogni teologia deve saper cogliere le sfide e i cambiamenti del proprio tempo e incanalare il disagio verso le soluzioni del Vangelo. Quando la teologia si emancipa dal messaggio biblico e dimentica il suo fondamento, diventa qualcos’altro anche nelle proposte. Una seconda considerazione di natura biblica. Se comprendo bene la Bibbia, la società umana è sempre in crisi. E gli uomini sono sempre gli stessi. Non mi pare che i contemporanei di Isaia o quelli dell’apostolo Paolo fossero tanto diversi da noi. Ci sono dei periodi più bui e perversi nella storia e altri meno, ma il peso dell’uomo rimane pressoché invariato. La crisi di valori e spirituale non è solo del nostro tempo. La società è in crisi, perché l’uomo è in crisi. E l’uomo è in crisi di fronte a Dio. Tertulliano diceva che cristiani non si nasce, lo si diventa. La società non è “cristiana”. La società è formata da uomini (alcuni cristiani, altri no), e gli uomini sono nel peccato, dunque in una crisi profonda. E da questa crisi se ne esce soltanto con la conversione. Il Vangelo, che è la buona notizia di Dio per gli uomini (giovani compresi) di tutti i tempi, invita non all’insurrezione, bensì alla conversione.

Paolo Mirabelli

03 settembre 2018

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.