Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Tra le forme d’insegnamento di Gesù troviamo pure le parabole. Le parabole non sono delle favole per bambini. Il mondo delle fiabe il più delle volte è irreale, immaginario, pensiamo ad esempio a “Cappuccetto Rosso e al lupo cattivo” o al “principe ranocchio”. La parabola di Gesù invece si serve di scene di vita reale per descrivere una verità spirituale: un pastore ha cento pecore, ne perde una e va alla ricerca della pecora perduta; il seme che il seminatore semina cade in diversi tipi di terreno; un padre ha due figli e dice a entrambi di andare a lavorare nella vigna; un uomo con un grosso debito chiede perdono ma non è disposto a perdonare gli altri. Sono tutti momenti di vita reale: accaduti e che accadono sempre di nuovo. Il bravo narratore di fiabe si serve di personaggi fantastici (fate, orchi, animali parlanti e dal comportamento antropomorfizzato), paesaggi irreali, creature alate e scene inventate dalla fantasia per il suo racconto. La favola evoca il più delle volte la lotta tra il bene e il male, i buoni e i cattivi, ma non sempre presenta una giusta morale, né serve a sviluppare una corretta formazione del bambino, che scambia il mondo della fantasia con il reale. La forza della parabola invece consiste nel presentare l’insegnamento attraverso un momento di vita quotidiana e dei personaggi reali, ben noti, di modo che l’ascoltatore non possa obiettare: quando mai si è sentito dire che un uomo ricco affidi i suoi talenti a dei servi o che dei vignaiuoli abbiano ucciso il figlio del padrone della vigna?  Se la parabola descrivesse un mondo irreale, chiunque potrebbe dire: soltanto nelle parabole sento dire che un padre impazzisce di gioia per il ritorno a casa del figlio. E invece la vita funziona proprio come viene descritta nelle parabole: accade tutti i giorni che i genitori siano preoccupati per il disagio che i loro figli vivono; li amano così tanto che sono pronti a perdonare ogni loro sbaglio e ad accoglierli a casa quando ritornano. La parabola permette a Gesù di raccontare una storia nella quale gli ascoltatori s’identificano, di trovare un accordo con loro, per poi spiegare come funziona la vita nel regno di Dio.


Che cos’è una parabola? Parabola deriva dal vocabolo greco parabole: gettare accanto o a fianco. È  un vocabolo formato da due termini greci: para (a fianco) e ballo (gettare). La parabola presenta un insegnamento per mezzo del racconto di un episodio di vita quotidiana o di un evento verosimile. L’insegnamento e il racconto sono gettati accanto. Nella parabola sono messe una accanto all’altra due realtà: quella della storia quotidiana e quella istruttiva. Una definizione ben conosciuta dice che la parabola è “una storia di quaggiù con un significato spirituale”. Gesù si serve della quotidianità per parlare come funziona, a un livello più alto e perfetto, il regno di Dio. In fondo la vita dell’uomo e la vita del regno sono manifestazioni dello stesso pensiero divino, hanno un’unica fonte. “Come paragoniamo il regno di Dio e in quale parabola lo mettiamo?”, così Gesù si esprime nel vangelo di Marco (4,30). Ovvero, come parla­re del regno di Dio, che linguaggio adottare? Egli utilizza il linguaggio parabolico, con­creto e non astratto, nar­rativo e aderente al reale, umano, semplice e comprensibile, che attua una comunicazio­ne aperta, inglobante e non escludente.


Come interpretare le parabole? Innanzitutto va ricordato che anche nell’Antico Testamento ci sono delle parabole: la più nota è quella di Natan e Davide, dopo l’adulterio con Betsabea e la morte di Uria. Nella predicazione profetica la parabola serve generalmente a spiegare la legge o a mostrare il peccato dell’uomo e il giudizio di Dio. Gesù invece le usa per parlare del regno e illustrare come la relazione con Dio sia cambiata tramite la sua presenza: un Dio non più lontano, ma vicino a tutti, persino ai peccatori, pubblicani e prostitute. Qualcuno è arrivato a dire che “Gesù è la vera parabola di Dio, che afferma nel presente la presenza del regno”. Ci sono diversi tipi di parabole, almeno tre: regno, crescita, insolite. Ma il lavoro ermeneutico è sempre lo stesso: prima si cerca di cogliere il senso letterale della parabola, per poi trarne l’insegnamento. A volte le parabole rispondono a situazioni di conflitto con i capi giudei, motivo per cui si dice che essa “cela mentre rivela”, per evitare che la verità venga manipolata. Lo scopo della parabola è presentare una verità o illustrare un insegnamento che risulta evidente dal senso globale del racconto. Vanno evitati due estremi: alcuni danno un significato spirituale a ogni dettaglio della parabola, altri non vedono nessuna corrispondenza tra i dati della parabola e le realtà spirituali in essa descritti. Spesso le parabole sono seguite dall’incomprensione degli uditori e dalla spiegazione che Gesù dà ai suoi discepoli.

Paolo Mirabelli

10 aprile 2018

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.