Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Luca introduce il capitolo 2 del suo vangelo con un riferimento a Cesare Augusto e all’espansione dell’Impero romano di cui è prova il censimento (2,1-2). L’accenno ai Romani permette di cogliere un contrasto in questa pagina del vangelo. L’imperatore Cesare Augusto esaltava il fatto che il suo governo aveva portato la pace nel mondo; mentre le porte del tempio, impresse sulle monete, erano mostrate chiuse. Luca ha un annuncio angelico il quale dice che la vera pace è nel Salvatore, Cristo e Signore che è nato nella città di Davide, chiamata Betlemme. I fatti raccontati da Luca, accaduti in una oscura e insignificante regione (la Giudea) del Mediterraneo, ben presto sconvolgeranno tutto l’Impero romano. Non c’è niente di particolarmente glorioso nelle circostanze della nascita di Gesù: è tutto molto umile e modesto. Eppure questo è il modo usato da Dio per la venuta di suo Figlio nel mondo. Ecco perché il cristiano che legge il vangelo scorge una realtà molto più grande in questo umile racconto. Il luogo che accolse il bambino, la mangiatoia, i pastori, tutto è umile, ma la gloria di Dio riempie ogni cosa: “La stalla è vuota, ma la gloria di Dio inonda il racconto”.


Alla nascita di Gesù, Luca dice che Maria lo avvolse in fasce, lo pose a giacere nella mangiatoia (è la terza volta che viene menzionata), perché non c’era posto nell’albergo. Alla morte di Gesù, Luca dice che fu avvolto in un lenzuolo, messo in un sepolcro, dove nessuno era stato sepolto. Questo modo tripartito di raccontare ci permette di avere una visione d’insieme dei due grandi avvenimenti della vita di Gesù, la nascita e la morte.


Dopo l’annuncio, i pastori vanno nella direzione del segno. Si recano subito a vedere quanto è stato loro annunciato dagli angeli: trovano il bambino che giace nella mangiatoia, insieme a Giuseppe e Maria, diventando testimoni gioiosi del “vangelo” della nascita del Messia. I pastori accorrono a vedere colui che, secondo le profezie, è il vero pastore del gregge di Israele. Essi collegano Gesù a Davide, il re pastore (2 Samuele 7,8). I pastori sono persone umili, ma fanno parte dell’elenco degli invitati al regno di Dio di cui parla il vangelo di Luca. La fretta dei pastori è l’effetto della notizia avuta dagli angeli. Maria ha fretta di visitare Elisabetta, i pastori hanno fretta di vedere ciò che a loro è stato annunciato dagli angeli. Come si può rimanere fermi o fare le cose con calma dopo una notizia così bella data da Dio? La visita dei pastori al bambino a Betlemme, e la divulgazione della notizia producono meraviglia e lode a Dio. “Vediamo”, dicono i pastori, letteralmente: “Vediamo la parola che si è compiuta”. Luca usa rhema (parola) qui e altre due volte: 2,17.19. Come l’ebraico dabar, rhema può significare “parola” o “cosa” (evento). Qui sembra predominare l’aspetto verbale, essenziale allo schema profezia-adempimento di Luca.


Luca fa osservare che Maria ripone nel suo cuore i fatti di cui è partecipe, mettendo insieme i vari particolari (symballo). Custodiva dentro di sé tutte queste cose cercando di capirle e meditarle. Il suo è l’autentico atteggiamento sapienziale che viene raccomandato a ogni lettore. Luca ci tiene ad annotare al lettore del vangelo questi dettagli, perché vuole delineare l’immagine del discepolo. Il discepolo di Gesù non soltanto deve provare meraviglia e stupore nel contemplare l’opera di Dio, ma deve farne sintesi. Caratteristiche del vero discepolo sono l’ascolto, la meditazione e l’annuncio. Nell’annotare che Maria imprimeva e teneva nel suo cuore tutto quanto riguardava suo figlio Gesù (la stessa cosa è detta in 2,51), Luca vuole anche indicarci la fonte da cui ha raccolto le notizie della infanzia di Gesù. È probabile che i pastori sono tra quei testimoni, ministri della Parola, di cui parla nel prologo del suo vangelo. Sin dall’antichità, in molti vedono in questo atteggiamento di Maria di custodire tutto dentro di sé una traccia della primitiva fonte di Luca.


Dopo la visita a Gesù, Luca dice che i pastori “riferirono” ciò che avevano visto e udito e che era stato loro annunziato. Questo conferma che i fatti narrati da Luca e la composizione stessa del suo vangelo hanno un carattere apertamente pubblico. Paolo dichiarerà che “non sono fatti accaduti in segreto” (Atti 26,26). “Udire e vedere” sono due verbi che indicano un testimone oculare. I pastori hanno udito con le loro orecchie e visto con i loro occhi ciò che annunciano e divulgano. I pastori sono andati a vedere ciò che il Signore gli ha fatto conoscere (2,15) e hanno costatato che tutto era come l’angelo aveva loro detto (2,20). La conoscenza della salvezza in Gesù Cristo non è data da una indagine umana, ma dalla rivelazione; l’annuncio della salvezza viene da Dio.

Paolo Mirabelli

14 dicembre 2022

Gallery|Bibbiaoggi
Foto & Post della Gallery: 1809
Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.