Il brano evangelico si apre con l’attività di Gesù che andava nelle città e nei villaggi a predicare ed evangelizzare il regno di Dio. La frase viene caratterizzata dal verbo al modo indicativo (andava), che indica una azione continuativa, e dai due participi, predicando ed evangelizzando. È molto bella l’attività di predicazione di Gesù. È molto bella perché annuncia una buona notizia, e tutti sappiamo quanto bisogno ci sia oggi di buone notizie, in mezzo a tante cattive notizie di cronaca, alle quali si aggiunge la guerra in Ucraina. Ma la cosa bella è pure sapere che questa buona notizia ci raggiunge dove noi siamo: nella nostra città o villaggio, a casa nostra; e nella nostra quotidianità. Non siamo noi che dobbiamo metterci in cammino per andare a cercarla. È Gesù che viene a cercarci nei posti in cui viviamo: non importa che siano piccoli villaggi o grandi città. È bello sapere che qualcuno ci cerca. È bello sapere che questo qualcuno viene a cercarci per darci una buona notizia. Di solito chi ci cerca, lo fa per darci una cattiva notizia. Il vangelo di oggi ci dice che Gesù viene a cercarci. Nella parabola delle cento pecore, il buon pastore va in cerca della smarrita; e nella parabola delle dieci dramme, la donna va in cerca di quella perduta (Luca 15,3-10). A casa di Zaccheo Gesù dice di essere venuto su questa terra “per cercare e salvare ciò che era perduto” (Luca 19,10). Scoprire così di essere cercati da Gesù è già questa una buona notizia, evangelo.
C’è un regno di cui siamo chiamati a far parte: e questo regno è il regno di Dio, che non è di questo mondo. E anche questa è una buona notizia. Lo abbiamo scoperto, ma non ce ne eravamo accorti. E questa è una scoperta meravigliosa, che riempie la vita di gioia. La nostra gioia per aver scoperto il regno di Dio è come quella dell’uomo della parabola che scopre di aver trovato un tesoro nel campo e con grande gioia vende tutti i suoi averi per entrare in possesso di quel tesoro (Matteo 13,44). Dio vuole renderci partecipi alla gioia del suo regno. Il regno di cui Gesù parla è diverso da tutti i regni di questo mondo, tanto per fare qualche esempio: nel regno di Dio non contano i privilegi umani, i titoli o il potere, ma il servizio e l’umiltà; non ci sono primi posti o posti riservati ai primi, perché in esso tutti sono primi e ricevono tutti “un denaro ciascuno”. E ancora: nel regno di Dio non c’è posto per i potenti e i prepotenti, ma soltanto per coloro che sono puri di cuore e semplici come i piccoli fanciulli; nel regno di Dio non c’è posto per la violenza, la repressione, la menzogna, l’inganno; non si vince schiacciando l’altro, il più debole, il più povero, il più fragile, ma si vince con l’amore. Il mondo ha prodotto dei mostri, e non solo in passato. Il regno di Dio invece ci ha fatto conoscere un umile Servo che ha donato se stesso per gli altri. “Il mio regno non è di questo mondo”, dice Gesù a Pilato, e nessuno può impadronirsene o servirsene per i propri scopi politici o interessi economici. Il regno di Dio viene a noi nonostante le opposizioni o il disinteresse di questo mondo. Il regno di Dio cresce come il lievito finché tutta la pasta sia lievitata.
L’altra cosa che colpisce del nostro testo è che con lui c’erano i dodici e alcune donne. Gesù non era da solo. Non stupisce trovare dei discepoli accanto a Gesù, stupisce invece la presenza delle donne che lo assistono con i loro beni. Nel culto sinagogale la donna non veniva nemmeno contata e molti disprezzavano chi impartiva degli insegnamenti alle donne. Ma come, un Dio che manda suo figlio a annunciare agli uomini che il suo Regno è aperto a tutti ha bisogno di essere accompagnato da un gruppetto di uomini e da alcune donne che lo “servono con i propri beni”? Una lettura più profonda di questo testo ci permette di dire che nell’essere accompagnato da uomini e donne è già presente il contenuto dell’annuncio della buona notizia che Gesù è venuto a portarci. E questo contenuto è che Dio ha inviato suo Figlio perché vuole che ciascuno di noi partecipi al suo regno. La loro presenza ci dice che il regno di Dio è aperto a tutti, uomini e donne, nessuno escluso. Maria Maddalena era posseduta da sette demoni, mentre Giovanna era una nobildonna ricca: loro due le ritroviamo alla risurrezione di Gesù. Susanna è a noi sconosciuta. Delle altre donne non sappiamo neanche i nomi. Ma è proprio questo che dà credibilità alla rivoluzione recata da Gesù nel mondo: egli ha abolito le differenze e ha reso tutti partecipi del regno di Dio. Maria di Magdala, ad esempio, è lì per dirci che nonostante tutti i nostri limiti e peccati, Gesù ci perdona e ci accoglie; nonostante la possessione di sette demoni è possibile entrare nel regno di Dio, perché Gesù caccia fuori tutto ciò che è dentro di noi, affinché ciascuno di noi possa dire di essere tra quelli che sono “con lui”.