Il libro di Samuele è la continuazione del libro dei Giudici. Dopo la pausa di Rut, che fa da ponte ai due libri con la genealogia di davide, futuro re d’Israele, Samuele riprende il racconto dei Giudici e della storia d’Israle (lectio continua). Giudici si conclude con la nota formula: “In quel tempo non c’era re in Israele”. Samuele racconta proprio come sia avvenuta in Israele questa transizione verso la monarchia, come si è arrivati ad avere un re: che non sia come Saul, scelto e voluto dagli uomini, ma come il re Davide, scelto da Dio. Il libro dei Giudici termina con un quadro sconcertante sulla frammentazione del popolo d’Israele e denuncia la spirale di perversione e di apostasia spirituale in cui versa: ognuno faceva ciò che gli pareva meglio, anziché fare ciò che piace a Dio. Il libro si apre con Samuele, consacrato fin dalla nascita, i suoi genitori (il cantico di Anna è uno dei più belli della Bibbia, che ha ispirato probabilmente la stessa Maria, madre di Gesù, nel Magnificat), e arriva fino a Davide, l’uomo dal cuore di Dio. Il nome Samuele significa più o meno: “Dio ascolta”. Poiché il libro porta questo nome, la prima lezione che impariamo è che Dio ci ascolta. Egli ci ascolta quando parliamo, cantiamo e preghiamo; ci ascolta quando ci lamentiamo o gioiamo. Dio non solo ascolta, ma parla pure. Parlare e ascoltare dice la forza del discorso. La gente parla, e il parlare è importante. La gente ascolta, e l’ascolto instaura un processo di cambiamento. Per cambiare bisogna uscire fuori dal congelamento in cui ci si trova, e ascoltare Dio. La storia di Samuele ha il suo riferimento fuori di sé: tutto accade non per caso o motivi naturali, ma perché Dio opera. Tre figure dominano il libro: Samuele, Saul e Davide. L’importanza di Samuele è mostrata sin dai primi capitoli, negli eventi della sua nascita e giovinezza: nato da una donna sterile, consacrato come nazireo (a quanto pare) fina dalla nascita, allevato come sacerdote assieme al sommo sacerdote Eli, chiamato dal Signore a essere profeta. Qualche capitolo dopo si dice che “tutto Israele, da Dan fino a Beer-Sceba, riconobbe che Samuele era stabilito come profeta dal Signore” (3,20).
1,1-2. “C’era un uomo”, così inizia il racconto. Si chiama Elcana ed è sposato con una donna di nome Anna; è levita per stirpe (tribù) ed efraimita per residenza. È un uomo che ha una genealogia importante, che lo collega a un passato glorioso. Dai suoi padri egli ha ricevuto un grande passato, tuttavia non ha futuro perché la moglie che ama è sterile, e forse per questo sposa un’altra donna. Elcana ha allora due mogli: Peninna e Anna. Con la prima ha dei figli, ma con Anna non ha figli perché è sterile. Com’è possibile un futuro quando si è sterili, afflitti e infecondi? Eppure nella nascita miracolosa di Samuele, che fa pensare a quella del figlio di Abramo e Sara e ad altre nascite miracolose avvenute prima e dopo di lui, c’è un nuovo inizio, che si proietta verso Gesù.
1,3-8. C’è un problema, la sterilità di Anna, e una tensione: l’amore di Elcana per Anna e la sterilità di Anna voluta da Dio. La sterilità va oltre il potere dell’amore di Elcana, un amore che vale più di dieci figli. Il risultato è una donna offesa e insultata dalla rivale (Peninna). Anna è afflitta perché si vede derisa e senza futuro. La sua reazione arriva fino all’angoscia e alla perdita della fame.
1,9-18. Anna ha un dialogo con Eli, il sacerdote di Silo. Questa scena contiene tre discorsi. Primo: Anna fa una preghiera e un voto a Dio, a quel Dio che l’ha resa sterile. Nella preghiera chiede un figlio. Il voto consiste nel consacrare a Dio il figlio che nascerà. Secondo: Anna difende se stessa e confuta l’idea sbagliata che Eli si è fatta di lei. Anna non è ubriaca, Anna è disperata. Terzo: Eli la manda in pace e la rassicura e benedice. Il Dio d’Israele ascolterà e risponderà.
1,19-20. Anna crede alla parola di Dio. Il suo aspetto non è più quello di prima. Mangia. Il dolore e la depressione sono vinti. Lei ora è una donna nuova con una nuova vita. Elcana e Anna ritornano a casa, dopo avere adorato Dio. Diciannove versetti preparano la nascita di Samuele, un solo versetto la racconta. Samuele è il figlio chiesto da Anna a Dio, ma è anche il figlio donato da Dio ad Anna.
1,21-28. Nell’ultima parte del capitolo al centro c’è il culto e il santuario di Dio. Il figlio chiesto in preghiera è ora dato a Dio. Il Signore è potente: la non-gravidanza di Anna è vinta, la sterilità cede il posto alla vita. La storia può continuare. Anna mantiene la parola data: Samuele viene condotto nella casa del Signore a Silo. Il racconto, iniziato con la sterilità, si conclude con la lode (il cantico di Anna, capitolo 2) e l’adorazione. Il Signore che l’aveva fatta sterile, concede ora ad Anna quello che lei gli ha domandato: la gioia di concepire un figlio.