Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Marcione, vita e pensiero
Marcione di Sinope era nativo del Ponto. Era contemporaneo di Policarpo e Giustino. Suo padre era un vescovo e la sua famiglia era di elevata condizione sociale. Marcione stesso fece fortuna come armatore. Si recò a Roma nel 140 dove predicò le sue tesi, considerate eretiche e eresie dalla chiesa. Fu scomunicato nel 144 e fondò una setta. Scrisse le Antitesi e fece un suo canone della Bibbia, o meglio del Nuovo Testamento, perché rifiutò in blocco l’Antico Testamento. Marcione elaborò un suo Vangelo, riferendosi al Vangelo di Luca e a 10 lettere di Paolo: dal Corpus paolino escluse le Pastorali e la lettera agli Ebrei. Marcione opponeva il Dio buono del Nuovo Testamento al Dio dell’Antico Testamento, il Dio degli ebrei, che egli considerava il “demiurgo” irritabile e vendicativo, un Dio cattivo. Secondo Marcione, Cristo non fu il Messia e non nacque da Maria, ma apparve nella sinagoga di Cafarnao, conservando una umanità apparente fino alla morte (= docetismo), e redense soltanto l’anima perché il corpo sarà distrutto.

Il marcionismo
Il marcionismo presenta le seguenti caratteristiche: 1) rifiuto della tradizione ebraica e dell’AT; 2) rifiuto della tradizione come strumento di interpretazione della legge di Dio contenuta nei Vangeli (Luca in versione ridotta e 10 lettere di Paolo); 3) unica preghiera: il Padre Nostro; 4) unico sacramento: una forma arcaica di battesimo; 5) una doppia morale: molto rigorosa per il clero, caratterizzata da frequenti digiuni e preghiere, rifiuto del sesso e di tutti i cibi non citati nelle Scritture; morale invece più tollerante per gli altri; 6) un dualismo religioso: il Dio della creazione (demiurgo) si contrappone al Dio d’amore predicato da Gesù; 7) una accurata organizzazione della chiesa con vescovi e diaconi e personale laico dedito a gestire gli aspetti più pratici; le donne potevano essere diaconi. I seguaci tra di loro si chiamavano “buoni cristiani”.
Nulla rimane dei libri di Marcione e dei marcioniti. Conosciamo il loro pensiero dalla confutazione che ne fanno i Padri della Chiesa. Agostino cita ripetutamente Marcione assieme a Mani, contestando ad entrambi il rifiuto dell’AT.

Tertulliano contro le eresie di Marcione:

1) Contro il dualismo di Marcione
Decisiva e forte è stata la critica di Tertulliano all’eresia e al dualismo di Marcione, il quale, come si è visto, contrapponeva il Dio buono del NT al Dio creatore, severo e vendicativo dell’AT. Per demolire la tesi di Marcione egli non parte dall’argomento giuridico della prescrizione, bensì fa ricorso all’argomento esegetico, teso a mostrare la continuità e unità dei due Testamenti. Certamente esiste una distinzione tra il Dio creatore e Gesù Cristo, ma non una contrapposizione, perché Gesù Cristo è Dio stesso che si manifesta: lui che di Cristo è il Padre. E così ciò che Marcione attribuisce al suo Dio buono resterà attribuito ugualmente al Padre, mentre ciò che come indegno del suo Dio buono egli attribuisce al Creatore, resterà attribuito al Verbo, Figlio suo e Cristo incarnato. Ma poiché tutte quelle cose che Marcione attribuisce come indegne al Creatore sono proprio quelle che ha assunto Cristo, Verbo incarnato, resta dimostrato che Cristo appartiene al Creatore e non al Dio buono di Marcione, allo stesso Dio che si manifesta come creatore nell’AT. Di fatto il Cristo è proprio colui nel quale e tramite il quale il Creatore ha mostrato tutta la sua divina degnazione. Secondo Tertulliano: è stato il Cristo ad agire in nome di Dio Padre, è stato il Cristo ad avere rapporti e a incontrare i profeti; lui è il Figlio del Creatore, il suo Verbo, quello che Dio proferendo da se stesso rese Figlio e prepose alla realizzazione di tutto il suo piano e della sua volontà (Adversus Marcionem II,27).

2) Contro le eresie cristologiche di Marcione
Nella Regula fidei Tertulliano sottolinea vigorosamente l’unità della persona di Cristo nella duplicità delle nature, umana e divina. Nel Adversus Marcionem egli distingue gli attributi specifici delle due nature del Cristo. Grazie alla natura divina, il Cristo è presente nel mondo da sempre, essendone il Creatore, egli è padrone del mondo e lo governa, opera miracoli. Alla natura umana invece appartengono le qualità che non si addicono alla natura divina: possedere un corpo, soffrire, nascere e morire. In merito alle due nature, la loro unione non porta alla confusione, ma le due sostanze con le loro proprietà rimangono inalterate: non c’è un miscuglio (mixis) ma una krasis. La distinzione delle due nature è basata sulla distinzione delle operazioni: le passioni della carne come uomo; le azioni dello Spirito come Dio. A Marcione, Tertulliano risponde rivendicando la realtà della carne di Cristo e della sua risurrezione, senza la quale non si spiegherebbe la risurrezione umana. Contro il docetismo gnostico e marcionita, Tertulliano afferma che l’incarnazione è stata reale e non apparente: il Verbo non si è trasformato in carne, ma ha rivestito e assunto la carne nascendo da Maria (cf Adv. Prax. 27). Egli dà grande rilievo alla nascita di Gesù da Maria perché prova che Cristo è vero uomo.

3) Contro le eresie trinitarie (e cristologiche) di Marcione
In merito alla Trinità e all’eresia docetista (di Marcione e di altri), il brano più famoso di Tertulliano è il c. 9 dell’Adversus Praxean, in cui si afferma: “Io affermo essere altro (alius) il Padre e altro il Figlio e altro lo Spirito … questi (i modalisti) sostengono che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono la stessa cosa, ergendo così la monarchia contro l’economia; e tuttavia altro è il Figlio dal Padre, non sulla base di una diversità, ma di una distribuzione, altro non sulla base di una divisione ma di una distinzione, giacché non è lo stesso il Padre e il Figlio, essendo anche solo per graduazione (modulus) l’uno altro dall’altro. Infatti … chi genera è altro da chi è generato; altro chi invia e altro chi è inviato … per quanto attiene alla persona del Paraclito, il Signore stesso ha usato questa qualificazione (“altro”), senza con ciò voler indicare una divisione, bensì un ordine (secondo ruolo nel Figlio, terzo ruolo nel Paraclito) … sulla base dell’economia”.

Paolo Mirabelli

08 aprile 2015

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