Una chiesa che invecchia rischia di non stare al passo coi tempi, di non essere più in grado di parlare all’uomo di oggi per dare risposte alle sue domande. La predicazione spesso risulta estranea, astratta e distante dall’ascoltatore, perché percepita come messaggio che non soddisfa i bisogni dell’uomo del nostro tempo. Da qui la necessità di una chiesa che non vada sempre a rimorchio, di una chiesa che si rinnovi di continuo e che diventi capace di proporre un’alternativa credibile alle ideologie imperanti e ai costumi del nostro tempo. Ben venga allora ogni tentativo di avvicinare le persone al Vangelo. In questi ultimi anni sono state prodotte numerose iniziative a questo scopo: dalla pubblicazione di libri alle attività che coinvolgono i cristiani in diversi ambiti. Detto questo, però, vorrei provare a spiegare i pericoli che si nascondono dietro certe spinte innovative. Diciamo subito che rinnovare la predicazione non significa predicare un altro Vangelo. E allora in che se senso si parla di attualizzare il testo biblico e che significa essere creativi nella predicazione?
Attualizzazione. La Bibbia ci presenta diverse articolazioni e a più livelli. Innanzitutto c’è l’Antico e il Nuovo Testamento. Nel Nuovo c’è la divisione tra vangeli e lettere. Nei vangeli distinguiamo i racconti di Gesù dai discorsi, i fatti dalle parole. Le parabole appartengono ai detti di Gesù, i miracoli ai fatti. Il testo biblico descrive una situazione originaria: parla di un ieri rispetto a un oggi del lettore. Tuttavia questa situazione non è assoluta, visto che si tratta della Parola di Dio “vivente e permanente” (1 Pietro 1,23). Il suo messaggio è per sempre. Dio non parla solo ad alcuni. Ecco perché il lettore credente che legge la Bibbia la scopre significativa e attuale nel suo contesto. In che senso allora si parla di attualizzare il messaggio biblico? Attualizzare non significa dare attualità alla Bibbia, perché la Parola di Dio è sempre attuale, bensì significa applicarla nel qui e ora, viverla come Parola di Dio sempre vera e ricca di significato. L’attualizzazione non agisce sulla Parola, ma sul destinatario. Molti ormai affermano, con ragione, che il messaggio biblico non va attualizzato, ma ne va riconosciuta l’attualità, il che significa adeguare la propria vita alla verità della Bibbia. Attualizzare significa comprendere il testo e coglierne il messaggio, che è rivolto ai lettori originari e a quelli di oggi, significa conformarsi e adeguarsi alla verità perché ci sia corrispondenza esistenziale con il messaggio evangelico. Attualizzare non significa alterare le parole di Gesù e creare un altro Vangelo, ma significa applicare nell’oggi del lettore il messaggio di sempre, quello di Gesù e degli apostoli. Il messaggio di un testo va sempre ricercato e compreso nel significato delle parole che la Scrittura usa. “Portare la croce o vendere la tunica” sono espressioni che non vanno cambiate, perché appartengono al Libro di Dio, non vanno attualizzate ma contestualizzate nella contemporaneità del lettore: che significa per me oggi “portare la croce o vendere la tunica”?
Creatività. Molte delle cose fin qui dette valgono pure per la creatività. Aggiungo solo un pensiero. La creatività è un servizio reso alla Parola di Dio e non contro la Parola. La priorità non è dovuta alla creatività, ma al servizio che deve essere reso alla Parola. La creatività, inoltre, non deve emanciparsi dal contenuto biblico, non deve dimenticare l’insegnamento di Gesù, ma deve, su quello, costruirsi e svilupparsi. Una creatività che dimentica la propria storia non è creatività: è un’altra cosa. La creatività deve avvicinare le persone al Vangelo, non portarle a qualcosa che sia diverso o altro dal Vangelo. Essere creativi non significa certo affermare che Gesù tifava per la mia squadra di calcio.