Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Nella lettera agli Efesini c’è un’esortazione a valorizzare il tempo: “Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; recuperando il tempo perché i giorni sono malvagi (5,15-16). I cristiani si comportano diligentemente da saggi, non da stolti. Con la conversione tutto acquista un nuovo significato, anche il tempo. Non possiamo sprecare il nostro tempo in cose futili e inutili. Non possiamo nemmeno lasciarci spaventare dal tempo che stiamo vivendo, per le notizie di cronaca che tolgono il fiato. L’apostolo ci invita a saper gestire questo tempo cupo e pauroso alla luce di Cristo. Paolo usa qui il verbo greco exagorazo che significa: riscattare, acquistare. Ma che cosa significa acquistare o redimere il tempo e come possiamo farne un buon uso, fino in fondo? La riflessione che segue nasce da queste domande e si sviluppa facendo riferimento all’immagine del pescatore che troviamo nei vangeli.


Tutti gli uomini sono come i pescatori (l’immagine richiama le scene dei vangeli dei primi discepoli di Gesù) che ripetono ogni giorno, ogni notte, il mestiere del pescatore, tra speranza e attesa, fatica e successo, delusione e riuscita. Solo che ai suoi discepoli Gesù chiede di compiere una attività per la vita: diventare pescatori di uomini significa strappare le persone dalla morte e portarli alla vita in Cristo. Il mestiere antico del pescatore è come il mestiere del vivere, fatto di ripetitività, nella litania dei giorni, degli orari, delle azioni; giorni più o meno grigi, ripetitivi o noiosi, solari o faticosi. E noi dobbiamo imparare a valorizzare il tempo e a farne buon uso.


Un tempo i pescatori, tornati dalla pesca, si sedevano sulla riva del mare e riparavano le reti che si erano strappate. L’immagine delle reti da riparare ci riporta alla pazienza quotidiana della mano, ad un lavoro umile, quasi invisibile: vivere la vita, nella ferialità dei giorni, significa anche imparare l’arte del restauro; significa imparare a ricucire e rassettare nelle molte situazioni della vita. Non si tratta solo della cura materiale degli oggetti, ma di avere cura delle relazioni umane, delle persone ferite. Sono tanti gli strappi e gli squarci che si trovano nel tessuto delle vite degli uomini. Il più grande è quello della lontananza da Dio. Il tempo non è più scansionato in prima di Cristo e dopo Cristo, ma è stato reso uniforme, nel senso che si tende a vivere un tempo senza Cristo. Quando si vuole essere come Dio, senza Dio, si finisce per essere soltanto demoni. Oggi gli uomini hanno, per così dire, sterilizzato il tempo: e ciò che è sterilizzato equivale, in qualche modo, al morto. Il nostro è ormai per molti un tempo morto. Ma la presenza di Cristo può far rivivere ogni cosa.


Un tempo i pescatori pescavano a rete, e ciò significava prendere ogni sorta di pesce: quello buono e quello cattivo, quello da conservare nei vasi perché commestibile e quello da buttare via. Questa immagine serve ad illustrare l’era in cui viviamo: quella digitale di internet. È come se oggi fossimo tutti all’interno di una rete. A volte siamo tutti pescatori, altre volte siamo anche pesci che vengono pescati nella rete. La rete digitale promette la liberazione dal peso della materia: l’uomo del futuro non avrà più bisogno delle mani per lavorare; non dovrà più maneggiare nulla, perché non avrà più a che fare con cose materiali, ma solo con informazioni e dati immateriali.


Un tempo i pescatori vivevano il trascorrere del tempo in maniera naturale, senza sentirsi minacciati e spaventati dal loro tempo. Oggi il tempo ferisce e spaventa tutti per i fatti di cronaca che accadono ogni giorno. Il tempo ha perso il suo significato, e la pienezza della vita ha perso la bellezza dei suoi giorni. La paura, che assedia il tempo, non viene più mimetizzata. Anche le ore più chiare della vita hanno perso senso. E questo perché la voce di Dio non si vuole più udire, perché la Parola di Dio è diventata sempre meno Parola di Dio. Lontani da Dio si smarrisce l’eternità: e ciò che è relativo si legge in termini di assoluto. La speranza si è persa, perché non si guarda più in alto, al cielo, a Dio. Tutto è solo fine, mentre l’Apocalisse di Giovanni ci ricorda che Gesù è inizio e fine, alfa e omega. Nel discorso escatologico del vangelo di Luca, Gesù dice: “Quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina” (21,28). Noi abbiamo la parola di Cristo che illumina i fatti della storia e ci guida in ogni tempo, anche nei tempi di crisi, nei tempi difficili della storia come i nostri, in cui tutto è diventato instabile e terribilmente pauroso. Il Vangelo di Cristo è la nostra stella, che illumina la notte nei momenti bui della vita, e il nostro sole, che illumina il giorno e schiarisce il cammino della vita.

Paolo Mirabelli

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.