La lettera agli Ebrei dice che Dio ha parlato molte volte (polymeros) e in diversi modi (polytropos) ai padri per mezzo dei profeti (1,1). Quando parliamo dei profeti di Dio pensiamo subito a Geremia, Isaia, Elia e tanti altri ancora, ma il profetismo biblico non riguarda soltanto una persona e non è un fenomeno omogeneo, poiché presenta una varietà di forme, di persone e di messaggi. Ci sono anche diversi nomi per indicare il profeta di Dio: forse il più noto è “nabi'”. Il profeta (in greco prophetes) è un uomo che parla a nome di Dio, un suo portavoce, uno che proclama la parola del Signore: una parola che riguarda il presente o il futuro, una parola di salvezza o di giudizio. Non è Israele che ha inventato la figura e la funzione del profeta, ma è Dio che ha dato il carisma profetico (ispirazione) a coloro ai quali egli parlava. Per questo motivo non c’è e non può esserci nell’antichità, e in tutto il Vicino Oriente antico, un fenomeno simile a quello dei profeti di Israele. Il termine profeta esisteva anche presso altri popoli antichi: profeti erano coloro che dicevano di parlare a nome della divinità. La loro però non era una vera profezia: si trattava di fenomeni riconducibili all’esperienza umana (o a influenze sataniche); i loro messaggi erano frutto della loro fantasia non del carisma profetico. In tutto il mondo antico nessuno ha mai parlato come i profeti della Bibbia.
Il carisma profetico non è riservato soltanto a un periodo storico particolare, ma accompagna tutta la storia di Israele: se proprio vogliamo indicare un arco temporale, possiamo dire dai patriarchi fino al ritorno dall’esilio babilonese (tutto l’Antico Testamento è caratterizzato dalla presenza dei profeti di Dio). Ogni epoca della storia di Israele ha avuto i suoi profeti. In ogni tempo, durante tutta la storia della salvezza, Dio ha suscitato dei profeti per guidare il suo popolo nelle vie del Signore. Di volta in volta, Dio ha suscitato delle persone che hanno mostrato l’agire di Dio negli avvenimenti (eventi) della storia. I profeti hanno insegnato lezioni tratte dalla storia passata, ma hanno anche annunciato tempi futuri; hanno predetto le conseguenze dell’infedeltà a Dio, ma hanno anche profetizzato la liberazione e la salvezza donate da Dio. Essi sono stati la coscienza critica di ogni epoca della storia del popolo di Israele, in quanto mossi dallo Spirito di Dio.
La tradizione giudaica ha sempre considerato Abramo il primo grande profeta (Genesi 20,7), colui al quale, per primo, è stata rivolta la parola di Dio (Genesi 15,1-6), la fonte da dove il grande fiume del profetismo è iniziato. Anche Mosè è chiamato profeta. Di lui si dice che “non è mai più sorto in Israele un profeta come Mosè” (Deuteronomio 34,10). Anche la sorella di Mosè, Miriam o Maria, è una profetessa (Esodo 15,20); così pure Debora (Giudici 4,4). Prima che Israele chiedesse un re, al tempo dei giudici, “tutto Israele, da Dan a Beer-Sceba, riconobbe che Samuele era stabilito profeta del Signore” (1 Samuele 3,20). Il Nuovo Testamento designa anche Davide come profeta (Matteo 22,43; Atti 2,30; Ebrei 11,32). Tutto il periodo della monarchia, da Saul all’ultimo re di Israele e di Giuda, è stato caratterizzato dalla presenza di numerosi profeti: Natan, colui che annunciò a Davide il giudizio di Dio per aver fatto uccidere Uria e per aver preso Betsabea; Gad, il veggente di Davide; Semeia, l’uomo di Dio. I profeti più noti nel periodo dei re sono Elia ed Eliseo. Elia appare come uno venuto dal nulla (1 Re 17). Il suo inizio e la sua fine sono avvolti nel mistero. Viveva a Galaad, a oriente del Giordano, nel villaggio di Tisbe, tanto da essere chiamato “Elia il Tisbita”. Alla fine della sua vita fu portato in cielo su un carro di fuoco. La sua vita diventa una specie di metafora di quello che è il profetismo biblico (il profeta di Dio): non è la persona del profeta o la sua biografia che conta, ma il fatto che egli è uno al quale il Signore parla, è l’uomo della Parola di Dio. Nella Bibbia, Elia sta ai profeti come Mosè sta alla Legge (Torah). Elia e Mosè compaiono sul monte della trasfigurazione assieme a Gesù mentre dialogano con lui.
Dalla monarchia al ritorno dall’esilio ci sono in Israele i “profeti predicatori” e i “profeti scrittori”. Alcuni nomi: Amos e Osea; Isaia e Geremia; Ezechiele; Zaccaria e Malachia. I profeti predicano contro l’idolatria e contro la concezione magico-sacrale del tempio e delle istituzioni, richiamano alla conversione, annunciano pace, consolano il popolo di Dio. Nei tempi di crisi e durante l’esilio sono portatori di speranza nel futuro. Il profeta di Dio è l’uomo che parla del passato, del presente e del futuro. La sua è una missione rivolta al mondo intero. Tutta la predicazione profetica converge o tende verso un punto: la venuta del Messia, Gesù Cristo.