Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Prima di analizzare il nostro testo, è bene richiamare i versetti precedenti. Paolo parla della sua esperienza, della sua venuta a Corinto quando ha annunciato l’Evangelo in quella città. Nella predicazione, a Corinto come altrove, egli ha rifiutato i discorsi persuasivi della sapienza umana, gli espedienti dei filosofi e le loro argomentazioni, e ha predicato soltanto la croce: Gesù Cristo e lui crocifisso. La sua unica preoccupazione era rispondere a domande come queste: chi è Gesù e dove l’uomo può trovare salvezza? La debolezza umana dell’apostolo in mezzo a loro, altro argomento contrario alle capacità della sapienza umane, non fa che esaltare la potenza dello Spirito, in parole e dimostrazioni, e confermare un dato che a Paolo sta molto a cuore: la fede dei corinzi non era fondata sull’uomo e sulle capacità persuasive umane, ma su Dio. Quanti missionari e araldi del Vangelo oggi possono affermare altrettanto? Le chiese vivono un tempo in cui sono molto ricercate le tecniche umane per convincere la gente: c’è chi promette il successo (anche economico); chi il divertimento; chi promette esperienze sensazionali; chi il miracolo; chi fa leva sulla paura, sulla solitudine, sulla disperazione. Ma dobbiamo sempre domandarci su chi e su che cosa è fondata la fede di chi dice di credere: sull’uomo o su Dio, sulle promesse e risorse umane o sul Vangelo?


A Corinto c’era chi si inorgogliva, chi per mettersi in mostra faceva sfoggio di sapienza umana, e predicava il Vangelo ricorrendo a sottili ragionamenti, come facevano i filosofi. Paolo dà un giudizio molto severo di queste persone. Chi si comporta in questo modo non si è ancora reso conto che, da un punto di vista umano, la proposta della predicazione è una follia, poiché è l’invito a divenire discepoli di un uomo giustiziato come un qualunque malfattore. Solo dei pazzi possono rischiare la vita accettando la sua proposta, e solo chi è ancora più pazzo può decidere di sprecare la propria di vita come araldo e messaggero di uno morto in croce. Secondo il mondo, umanamente, tutto ciò è pazzia: è contrario al buon senso donare la vita per uno che è finito su una croce. “Ma chi te la fa fare?”, domanda il mondo. Ovviamente le cose non stanno così, né per Paolo, né per noi che crediamo e sappiamo in chi abbiamo creduto. La fede non è un salto nel buio, ma un gettarsi nelle braccia amorevoli di Dio. Sia chiaro: nulla di irrazionale c’è in Dio, nulla che ripugni alla ragione, e la Bibbia non è certo un libro per sprovveduti, ingenui, creduloni, insensati, ignoranti. Ma quando si fa affidamento negli uomini anziché in Dio, allora le vie di Dio appaiono assurde e stolte.


L’apostolo precisa meglio il suo ragionamento, che è iniziato nel capitolo precedente. Esiste, scrive Paolo ai corinzi, una sapienza non di questo mondo, naturalmente, ma di Dio; una sapienza di Dio che può essere accolta e capita soltanto da coloro che sono “maturi” o “perfetti” (greco: teleios). Di che si tratta? Di quella che è chiamata “sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria”. Ovvero: la sapienza che è nel mistero di Dio, che è rimasta nascosta nei secoli ma stabilita e preordinata per coloro che credono. È quella sapienza che nelle altre lettere del Nuovo Testamento è chiamata semplicemente “mistero”. È il disegno benevolo di Dio in Cristo per la salvezza dell’uomo. Dio era all’opera per salvare l’uomo prima ancora che il mondo esistesse. Questo progetto era noto da tutta l’eternità soltanto a Dio, nessuno dei dominatori di questo mondo (e ve ne sono tanti!) lo ha conosciuto, e nessuno poteva immaginare quale meraviglia egli stesse preparando. Con la pienezza dei tempi, con la venuta del Figlio, questo mistero sapiente di Dio si è realizzato e può essere contemplato nel suo progressivo svelarsi. Ciò che Dio sta attuando per coloro che lo amano oltrepassa i desideri, le speranze e le esperienze degli uomini. Citando un tema caro al profeta Isaia, Paolo descrive così la sorpresa, o meraviglia, che attende coloro che ora possono scrutare il mistero di Dio: “Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell’uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano”. Come fa Paolo a conoscere il disegno e la sapienza di Dio? Come può egli conoscere ciò che per l’uomo è inconoscibile e inenarrabile? Dio glielo ha rivelato per mezzo dello Spirito Santo. Così l’apostolo che prima ha affermato di essersi presentato ai corinzi in debolezza, con timore e tremore, privo della sapienza persuasiva dei filosofi, ora colloca se stesso tra coloro che, per mezzo dello Spirito Santo, hanno ricevuto la rivelazione della sapienza di Dio misteriosa e occulta, ma che noi oggi possiamo leggere e conoscere nelle pagine del Vangelo.

Paolo Mirabelli

17 febbraio 2021

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.