Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

La piccola parabola dei due costruttori e delle due case chiude il “discorso sulla montagna”, nella versione di Matteo (7,24-27), o “discorso della pianura”, nella versione di Luca (6,47-49). Gesù inizia con le beatitudini e conclude con la similitudine delle due case, tratta dalla vita quotidiana. Una grande folla di discepoli e una grande moltitudine di gente viene per ascoltare Gesù. Il vangelo guarda oltre quelli che attorniano e seguono Gesù quel giorno e si rivolge a quanti, in ogni luogo e tempo, si pongono all’ascolto di Gesù (“chiunque viene a me”, Luca 6,47)  e alla sua sequela. Beato è chi ascolta e mette in pratica le parole di Gesù, perché pone così la sua vita al sicuro.


Il richiamo di Gesù all’ascolto fattivo delle sue parole ricorda la promulgazione della legge mosaica a Israele e l’invito a scegliere tra benedizione e vita o maledizione e morte (Deuteronomio 30,15-20). Anche i rabbini e gli scribi del tempo di Gesù sono soliti invitare le persone all’ascolto della Torah, se si vuole porre la propria vita su solide fondamenta. Ma essi si considerano dei semplici commentatori della legge. Gesù invece pone come fondamento roccioso su cui costruire la casa non più la legge mosaica, bensì le sue stesse parole, le quali rivestono una autorità assoluta. Nei discorsi di Mosè sulle benedizioni e maledizioni c’è sempre una conclusione a “doppia uscita”: benedizioni per chi ascolta e osserva la Torah, maledizioni  a chi non obbedisce al patto. Gesù invece mette tutto in relazioni alle sue parole. Le alternative che egli pone di fronte sono sempre due: due vie, due porte, due tipi di alberi e di frutti, due case e due tipi di costruttori.


“Ascoltare” e “fare” la Parola: ecco il dittico che abbraccia i tratti costitutivi del discepolato e della sequela, all’interno della sua relazione fondativa con la Parola di Dio. Le parole di Gesù non vanno soltanto ascoltate, ma anche vissute, praticate, osservate, fatte. Il verbo greco poieo (fare) evoca il vocabolo italiano “poeta”, come dire: il discepolo è un “poeta della Parola”. Il poeta utilizza le stesse parole della gente, ma con le parole fa una poesia, con poche riesce a fare dei bei versi. Gli “uditori” della Parola devono diventare “facitori” (poietes) della Parola, dice Giacomo nella sua epistola (1,22-25), dunque “poeti” della Parola, aderendo al testo greco. Il discepolo di Gesù non può accontentarsi dell’ascolto superficiale delle parole del Maestro, ma le deve interiorizzare, farle proprie nella sequela, nella vita. Parole e azioni devono diventare inseparabili. La confessione di fede “Gesù è il Signore” (Luca 6,46) va accompagnata dall’obbedienza, dal fare, altrimenti è vuota.  Ascoltare e fare: azioni e parole sono inseparabili nel rivelare il carattere della persona, e Gesù corregge quei discepoli che sono pronti a parlare ma non a fare.


Edifica la sua casa sulla roccia, vale a dire su Gesù, chi ascolta e vive delle sue parole. Edifica la sua casa sulla sabbia chi, pur avendole ascoltate, non mette in pratica le parole di Gesù. In Matteo il contrasto è tra il costruire sulla roccia e il costruire sulla sabbia, in Luca è tra una casa costruita con fondamento sulla roccia e una casa senza fondamento. In Matteo il contrasto è tra la prudenza e la stoltezza, in Luca è tra lo sforzo e la pigrizia. È nelle tempeste che si rivela il vero discepolo. È la vista dopo la tempesta che mostra la casa coperta dal fango o la casa ancora in piedi, perché ha un solido fondamento, perché costruita sulla roccia. Il vocabolo ammon (sabbia) evoca il termine “mammona” dei vangeli (il dio denaro). Non sono pochi coloro che pensano di dare stabilità alla loro vita con il denaro. La pioggia che cade o il vento che si abbatte sulle case ci ricorda che la vita comporta momenti difficili e di crisi: gioia e dolore, notte e giorno, felicità e tristezza, salute e malattia, freddo e caldo. Pensare di non dover mai patire il caldo è da sciocchi, da ingenui. Lo stolto nega la tempesta. Il saggio è fiducioso che pure nella tempesta la sua casa non cade perché costruita su un fondamento solido, ovvero sulle parole di Gesù, che sono spirito e vita. È nelle tempeste che si rivela la differenza tra semplici ascoltatori interessati e discepoli obbedienti. Soltanto una fede autentica, fondata su Gesù, resiste alle tempeste della vita. Nel Deuteronomio si dice che il Signore porta in alto e mai in basso chi ubbidisce (28,13), mentre chi non ascolta ha una vita sospesa, trema notte e giorno, e non è mai sicuro della sua esistenza (28,66).


La similitudine di Gesù si conclude con l’immagine della rovina della casa edificata sulla sabbia: un monito a non sprecare la vita costruendola sul nulla. Soltanto le parole di Gesù, ascoltate e vissute, possono dare stabilità alla nostra vita.

Paolo Mirabelli

31 agosto 2020

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.