Il giardino dell’Eden era un meraviglioso posto che Dio aveva creato per l’uomo. Dio stesso amava passeggiare nell’Eden, sul far della sera. Come era bello il giardino di Dio! Era il luogo ideale per trascorrervi una lunga vacanza, anzi per starci tutta la vita. Era un giardino bagnato (irrigato) da un fiume e in esso c’erano bellissimi alberi pieni di deliziosi frutti. In mezzo al giardino cresceva “l’albero della vita”, ma nel giardino c’era anche “l’albero della conoscenza del bene e del male”. Dio creò il primo uomo, Adamo, e lo pose nel giardino dell’Eden. Nel giardino il Signore aveva provveduto tutto ciò che l’uomo aveva bisogno per essere felice. E Adamo ed Eva erano veramente felici. Dio il Signore ordinò all’uomo: “Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai”. Nel capitolo 2 della Genesi trovate il racconto di questo giardino.
Come reagì Adamo al comandamento di Dio? Beh, la storia la ricordate e la conoscete tutti. Egli non considerò i privilegi ricevuti da Dio, né rifletté sulle conseguenze che potevano succedere nel disubbidire a Dio. Adamo ascoltò la voce di Satana. Adamo voleva essere come Dio. Adamo mangiò il frutto dell’albero proibito. Così facendo si è incamminato per la via della disubbidienza e la via della morte (Genesi capitolo 3). Da allora in poi, la Bibbia registra come la discendenza di Adamo abbia continuato a percorrere la via della disubbidienza, alcuni però hanno ubbidito a Dio. È come se l’umanità si fosse divisa in due categorie di uomini: quelli che hanno fede nel Dio che può salvarli (tramite il Salvatore, Gesù Cristo) e quelli che “servono” Satana.
Ma, grazie a Dio, non c’è solo il giardino dell’Eden, dove la disubbidienza ha preso forma e il peccato e la morte si sono mostrati in tutta la loro bruttura. Oltre all’Eden, dobbiamo ricordarci che nella Bibbia c’è un altro giardino: il giardino del Getsemani. I vangeli sinottici parlano di un “podere”, dove Gesù andò a pregare prima della morte in croce, il vangelo di Giovanni parla di un “giardino”, che si trovava di là del torrente Chedron, dove Gesù venne arrestato, dopo il tradimento e il bacio di Giuda. Nel giardino del Getsemani, il Figlio di Dio soffrì per i nostri peccati, come sta scritto: “Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà. Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì” (Ebrei 5,7-8). Nell’Eden l’uomo vuole essere come Dio, nel Getsemani il Figlio di Dio si identifica con l’uomo. Nell’Eden l’uomo impara la disubbidienza, nel Getsemani l’uomo può imparare l’ubbidienza del Figlio, che fa la volontà del Padre fino alla fine. Nell’Eden l’uomo trova la morte, a motivo del peccato, nel Getsemani Gesù, senza aver peccato, va incontro alla morte per donare a noi la vita: messo in croce per i nostri peccati, risuscita il terzo giorno dalla morte e nell’orto della risurrezione, come il vero custode e “giardiniere” della vita, secondo le parole della Maddalena, incontra i suoi discepoli. Nel giardino della risurrezione, Gesù incontra anche me e te che crediamo a queste parole: “Se per la trasgressione di uno (Adamo) molti sono morti a maggior ragione la grazia di Dio e il dono della grazia proveniente da un solo uomo, Gesù Cristo, sono stati riversati abbondantemente su molti … Come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l'ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti.” (Romani 5:15 e 19 ).