Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

La prima ad arrivare è la Maddalena, nota come Maria di Magdala dal nome del suo villaggio. È la domenica mattina di Pasqua. Maria, assieme ad altre donne, si reca al sepolcro e arriva quando il primo sole comincia a levarsi. Esce di casa molto presto: quando è ancora notte, quando è buio nel cielo e buio nel cuore. Non ha niente tra le mani. Il suo pensiero si ribella alla morte di Gesù di Nazareth: acclamato dalle folle come Messia ma finito in croce come un qualunque malfattore per la decisione dei capi giudei e il consenso del potere romano. Una morte ingiusta perché innocente. Quell’uomo di Nazareth che sapeva di cielo, che parlava di Dio come Padre, che aveva fatto del bene a tutti, che aveva spalancato nuovi e infiniti orizzonti, è ora finito in una tomba scavata nella roccia. A quanto pare è tutto finito. Tutto torna a essere come prima. Ma allora perché Maria si reca al sepolcro? Perché si avvicina alla tomba, pur essendo lei una donna, mentre gli uomini hanno paura? Arrivata nel luogo della morte, la Maddalena nota che la pietra è stata tolta: il sepolcro è spalancato e vuoto; è aperto come il guscio di un seme, vuoto e risplendente, nel fresco dell’alba. Nel giardino, tutto intorno, è primavera: gli alberi fioriti, il cinguettio degli uccelli, le grida dei bambini che giocano nei campi, il verde dei prati che si mescola all’azzurro del cielo.


Maria di Magdala corre allora da Simon Pietro e dall’altro discepolo che Gesù amava. Anche su di loro e sugli altri discepoli è rotolato un masso che li sta schiacciando. Il dolore per la morte di Gesù graffia il loro cuore. Ma loro sono rimasti insieme: quella croce che inizialmente li ha dispersi, ora è il collante che li tiene uniti insieme. Il gruppo non si è dissolto. Uno solo è venuto meno, il figlio di perdizione. I discepoli sono in attesa: ma che cosa sperano che accada? La Maddalena offre loro un dato; dà una notizia, ma crea un problema: “Non c’è nella tomba e non so dove lo abbiano messo”. I due discepoli escono di casa, senza nemmeno chiudere la porta, e corrono insieme verso il sepolcro. Corrono entrambi. Vanno veloci e in fretta. Corrono più veloci del vento, volano come uccelli nel cielo. Corrono insieme, sono entrambi veloci, ma uno è più veloce dell’altro. Corre come una gazzella nei campi. Mentre corre, di tanto in tanto, si volta indietro e con la coda dell’occhio guarda per vedere se il suo compagno arriva. Il primo ad arrivare è proprio lui, il più giovane: il discepolo amato. Arriva ma non entra nel sepolcro. Resta fuori a guardare. Si china e sbircia nella tomba. Vede le fasce per terra: ma dov’è il corpo? Intanto arriva anche Simon Pietro. I due si guardano per un istante: in quello sguardo c’è la speranza; ci sono i colori della primavera e il profumo dell’altra Maria, quel profumo che toglie la puzza che per tre giorni li ha devastati. Pietro entra. Nel sepolcro è tutto in ordine. Non c’è una tomba messa a soqquadro, come quando in casa entrano i ladri. C’è ordine, come l’ordine e l’armonia della primavera. È quell’ordine che prepara a qualcosa di insolito che sta per accadere, che invita ad accogliere la rivelazione e l’annuncio straordinario dell’angelo. Che cosa c’è da vedere nel sepolcro? Niente. C’è solo un sudario e delle fasce: il sudario è piegato in un luogo a parte. Ma dov’è il corpo? Non c’è. Manca un corpo alla contabilità della morte, manca un ucciso ai registri dello Sheol (il regno dei morti). Manca all’appello un uomo crocifisso, il cui corpo, sepolto in una tomba scavata nella roccia, i romani avevano pensato di custodire con delle guardie fino al terzo giorno, dal venerdì alla domenica.


Dopo Simon Pietro, anche l’altro discepolo entra: vede e crede. Che cosa c’è da vedere, se la tomba è vuota? Se guardi bene, Caro Lettore, ti accorgerai che proprio questa tomba vuota, quest’assenza (che diventa presenza), quest’ordine, è l’inizio della fede, è il motivo del credere. Il discepolo amato è il primo che la domenica di pasqua crede senza vedere: crede nella Scrittura, secondo la quale egli (chi?) doveva risuscitare dalla morte o dai morti.


Ma dov’è lui? Lui chi? Gesù di Nazareth, Maestro e Signore, che i discepoli cercano nella tomba. Lui è risuscitato. Lui è il Risorto. La Maddalena lo ha visto ma non lo ha potuto toccare e trattenere, perché non era ancora salito al Padre. “Non è qui”, dice un angelo alle donne e a Maria di Magdala, “perché è risuscitato”. “Non è qui”: che bella questa parola. Lui è, ma non qui. Lui è, ma non più nel luogo della morte, là dove prima giaceva. Lui va cercato fuori dal sepolcro e dalla morte. Lui è altrove. Lui ci precede dove tutto è iniziato. Lui è ovunque, eccetto che nella morte e nello Sheol. Lui è il vivente. Lui è come un raggio di luce nella notte che illumina l’oscurità della nostra vita.

Paolo Mirabelli

27 marzo 2018

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.