Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il testo si inserisce agli inizi del cammino di Gesù verso Gerusalemme, mentre percorre il territorio della Giudea (10,1). Le discussioni che seguono, all’ombra della croce, segnano un crescendo che prepara l’esplosione finale dell’ostilità contro di lui, con la decisione di metterlo a morte. L’aver egli varcato i confini della Giudea, sottoposta alla giurisdizione di Erode, aumenta il rischio a cui vogliono esporlo i farisei con la domanda sul ripudio. Erode ha recentemente ripudiato sua moglie, vivendo in relazione adultera con quella del fratello Filippo, per questo aspramente redarguito da Giovanni Battista (6,14-29). Con la sua risposta, Gesù potrebbe sconfessare il Battista, che il popolo teneva in grande considerazione, oppure incorrere nel furore del re e della vendicativa Erodiade. Questo quadro permette di comprendere le intenzioni dei farisei, i quali “tentano” Gesù con questa domanda, e conferisce una tensione ad ogni dettaglio della controversia: non si tratta di questioni puramente accademiche nel ministero di Gesù.


La domanda dei farisei: “È lecito a un marito mandare via la moglie?” (10,2). La risposta di Gesù: “Mosè che cosa vi ha comandato?” (10,3). La legge di Mosè permetteva al marito di mandare via la moglie soltanto nel caso in cui trovasse in lei “qualcosa di vergognoso (indecoroso, indecente)” , senza precisare di cosa si tratti (Deuteronomio 24,1). Al tempo di Gesù, questo precetto della Torah era oggetto di discussione tra due scuole rabbiniche: quella rigorista di Shammai, che riconosceva legittimo motivo solo il caso di adulterio da parte della moglie, e quella più permissiva di Hillel, che ammetteva come valido qualsiasi motivo, anche futile. I farisei con la loro domanda mettono Gesù alla “prova” (greco: peirazo, tentare): forse vogliono indurlo subdolamente a pronunciarsi a favore dell’una o dell’altra scuola di pensiero, per poi accusarlo. Essi insistono sul fatto che Mosè permise il divorzio (10,4). Ma Gesù replica che fu “per la durezza del vostro cuore che egli scrisse per voi quel precetto” (10,5). “Durezza di cuore”: in greco sklerokardia, vale a dire incapacità umana di intendere e fare la volontà di Dio. A Gesù non interessano né le scuole rabbiniche né tantomeno le esegesi del testo, egli, nella replica ai farisei, riporta la questione alle intenzioni (progetto) di Dio manifeste al “principio della creazione” (10,6-7). Gesù non contrappone il Deuteronomio con qualche altra Scrittura, bensì contrappone l’interpretazione dei farisei (e dei rabbini) all’ideale di Dio. Dopo aver ricordato la volontà di Dio dell’inizio, che nessuna legge può invalidare, Gesù dichiara in questo testo di Marco la indissolubilità del matrimonio: nessun uomo può separare (greco: chorizeto) ciò che Dio ha unito (10,8-9). L’unità del matrimonio abbraccia tutta la vita dei coniugi (un maschio e una femmina), e solo la morte o la fornicazione/adulterio spezza questo legame indissolubile. L’eccezione, in caso di porneia (fornicazione), della “clausola matteana” (Matteo 5,32;19,9), che riguarda la parte innocente dei due coniugi non è qui contemplata, a meno che non si veda in queste parole di Gesù una allusione indiretta ad essa e una  attestazione a favore del mantenimento del precetto del Deuteronomio come inteso da Dio, non come interpretato.


Interrogato poi a casa, in privato, dai suoi discepoli sullo stesso soggetto (l’incomprensione dei discepoli è una costante nel vangelo di Marco), Gesù spiega e chiarisce la questione dell’adulterio e del divorzio: sia l’uomo sia la donna commettono adulterio nel caso in cui mandano via il proprio coniuge e ne sposano un altro. (10,10-12). Uomo e donna sono così posti da Gesù sullo stesso piano: non è solo la donna colpevole di adulterio verso il marito (per i farisei soltanto il marito poteva ripudiare la moglie, come si evince dalla loro domanda iniziale), ma anche il marito si rende colpevole di adulterio se manda via (greco: apolyse, liberare) sua moglie e ne sposa un’altra.


Gesù ci ricorda che è per la durezza del cuore che Mosè scrisse la norma sul ripudio, ma non è questo il disegno originario di Dio. Un cuore duro è un cuore che non sa vivere nella logica di Dio, segnata dalla gratuità e dal dono, che consente la comunione tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e la donna. A chi accoglie la logica del regno, che è il compimento del disegno di Dio, liberato dal peccato e dalla durezza di cuore, è offerta una possibilità nuova e un cuore nuovo, capace di accogliere l’altro in dono. Gesù ci offre una possibilità nuova dentro le nostre impossibilità. Solo chi partecipa alla sequela di Cristo, e vive secondo la logica del regno di Dio, viene liberato dalla durezza del suo cuore e impara a vivere la fedeltà dell’amore tra un uomo e una donna.

Paolo Mirabelli

14 settembre 2017

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.