Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Uno degli aspetti che più colpisce della predicazione di Gesù è il suo modo originale e paradossale di dire le cose. I suoi detti hanno ispirato secoli di riflessione teologica e di predicazione. Non c’è limite alla profondità delle sue parole. Il suo insegnamento è di una ricchezza spirituale immensa e di una saggezza infinita. Gesù è maestro di sapienza. Insegna le parabole in modo del tutto originale per parlare di Dio e dell’uomo. Le sue parabole superano di molto quelle dei profeti, dei rabbini e della cultura ellenistica del tempo: non ci sono animali o piante che parlano, come nelle favole di Esopo, ma egli parla di Dio come di un padre che ama i suoi figli. Come il titolo di questo articolo suggerisce, vorrei qui accennare ad un aspetto insolito, sorprendente, paradossale dell’insegnamento di Gesù: la radicalizzazione di certe norme della Torah (legge di Mosè) e la relativizzazione di altre. E questo ha ovviamente delle implicazioni notevoli per il discepolo. A scanso di equivoci,  premetto subito che Gesù era rispettoso della Torah, perché data da Dio a Mosè, perciò essa non va né smentita né contraddetta, ma osservata. Egli stesso dice che la Scrittura non può essere annullata; che chi trasgredisce uno dei minimi comandamenti sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; che neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto.


Nel suo insegnamento Gesù radicalizza certe norme della Torah e ne relativizza altre. Prendiamo ad esempio alcuni casi della predicazione di Gesù molto noti. Nel sermone sul monte, egli presenta almeno sei casi, e tra questi l’omicidio, la sessualità, la purità, il giuramento, il possedimento dei beni materiali (Matteo 5-6; Luca 6). Qui però non li prendo in considerazione tutti, ma soltanto alcuni, che considero paradigmatici. Iniziamo con l’omicidio e l’adulterio. Secondo Gesù si può uccidere una persona con le parole e commettere adulterio con lo sguardo e il cuore. Si uccide denigrando, offendendo. E l’adulterio non lo si commette soltanto con un rapporto extraconiugale, basta il desiderio peccaminoso. Non è condannato soltanto l’atto in sé, come fa la legge, ma persino ciò che ad esso conduce: la disposizione peccaminosa del cuore. Che cosa presuppone questo detto di Gesù? Presuppone che la conversione debba essere radicale, vera e profonda; debba penetrare fino in fondo, perché fino in fondo si annida il peccato: è nel profondo che c’è l’infezione del male. L’antido all’omicidio è trattare l’altro come fratello. E l’adulterio si evita con uno sguardo e un cuore trasformati. Riguardo ai possedimenti, Gesù non soltanto dichiara beati i poveri e pronuncia “guai” contro i ricchi (Luca 6,20.24), non soltanto chiede di liberarsene esteriormente, ma invita pure a sbarazzare il cuore dalla voglia di possedere, poiché incatena l’esistenza. Riguardo alla sincerità Gesù insegna che ogni parola deve essere vera, e questo rende assurdo e inutile ogni giuramento (Matteo 5,33-37). Riguardo alla purezza egli dice che non esistono oggetti puri e impuri, luoghi puri dove c’è Dio e impuri dove non c’è Dio, piuttosto è il peccato che è nel cuore dell’uomo che rende ogni cosa e azione impura (Marco 7,15-23).


Perché Gesù radicalizza certe norme e ne relativizza delle altre? Uno dei motivi è questo: quando le norme vengono radicalizzate i limiti (e le differenze) tra santi e peccatori,  giusti e ingiusti, buoni e cattivi, ebrei e pagani, saltano. Poiché nessuno (senza la grazia di Dio e l’opera dello Spirito Santo) è in grado di osservare completamente il comandamento, allora nessuno ha il diritto di criticare gli altri a motivo delle loro trasgressioni. Il comandamento viene radicalizzato in modo così estremo che in fondo tutti lo trasgrediscono, nessuno è più in grado di osservarlo. La radicalizzazione di certi comandamenti accentua ancora di più la separazione, ma Gesù non radicalizza norme di tipo separatistico, bensì comandamenti accessibili a tutti; mentre relativizza le norme che mirano al separatismo, come il comandamento del sabato. Ma c’è dell’altro: il comportamento paradossale di Gesù. Gesù richiede una santità e una perfezione assolute (Matteo 5,48), eppure egli ha comunione alla mensa con pubblicani e peccatori (Luca 15,1-2). Richiede fedeltà sessuale e rifiuta ogni concessione, perciò non ci si aspetta che egli abbia contatti con persone che contraddicono tali norme, ma non è così; dice che le prostitute vanno innanzi nel regno di Dio (Matteo 21,31). Il possesso materiale viene duramente attaccato, eppure tra i suoi discepoli ci sono persone ricche e benestanti: Giuseppe di Arimatea, Zaccheo, certe donne. Emerge così il rapporto paradossale tra comandamento e grazia. Il che significa che Dio intende offrire a tutti la sua grazia.

Paolo Mirabelli

14 giugno 2017

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.