Questo testo è l’inizio del libro degli Atti degli Apostoli. L’inizio di un’opera è il luogo privilegiato per capire il contenuto di un libro. E Atti 1 mostra il piano dell’opera e le intenzioni del suo autore. Luca inizia il suo secondo libro cominciando da Gesù Cristo risorto in mezzo ai suoi discepoli, ancora per quaranta giorni. Nel suo primo libro, il vangelo, egli ha narrato gli avvenimenti e gli insegnamenti di Gesù nel tempo della sua vita terrena; negli Atti racconta la missione della chiesa nell’annunciare il Vangelo, dopo la sua ascensione. Tra l’ascensione e la venuta di Gesù si svolge il tempo dello Spirito, che è pure il tempo della chiesa, durante il quale il Signore opera in mezzo ai suoi discepoli nella potenza dello Spirito Santo. Vangelo di Luca e Atti formano dunque una unica opera, tuttavia le due parti (o libri) vanno mantenute distinte così come l’autore ispirato le ha volute e così come sono pervenute a noi, a ricordarci che nessuna mediazione umana può essere equiparata all’opera di Gesù. In questo studio ci soffermeremo soltanto a fare alcune brevi riflessioni su quattro elementi che emergono dal testo: il prologo, la notizia dei quaranta giorni, la promessa dello Spirito Santo, l’ascensione del Signore.
Il Prologo (1,1-2). Questo prologo sintetizza in una frase il contenuto del primo libro o racconto (logon), vale a dire il vangelo di Luca: “Tutto ciò che Gesù fece ed insegnò”. E dunque il contenuto del secondo libro, gli Atti degli Apostoli, si inscrive e ha fondamento nello stesso Gesù risorto che appare ai suoi discepoli e affida loro la missione di portare il Vangelo a tutte le genti. Atti allora racconta e spiega in 28 capitoli ciò che Luca aveva detto alla fine del suo vangelo: il mandato di Gesù ai suoi. Oltre alla menzione di tutto quello che Gesù fece e insegnò, che compendia l’attività del Signore, viene ricordata la scelta degli apostoli operata da Gesù e i comandamenti dati a loro per mezzo dello Spirito Santo. La frase “fu assunto in cielo” compendia il racconto finale del vangelo di Luca (24,51). L’ascensione al cielo pone fine al grande itinerario terreno di Gesù.
I quaranta giorni (1,3). È il tempo che intercorre tra la risurrezione, avvenuta al terzo giorno dalla morte, come proprio il vangelo di Luca ricorda, e l’ascensione di Gesù. Il numero quaranta, senza voler trascurare il valore che ha nel simbolismo numerico biblico, rappresenta qui il periodo di iniziazione nell’insegnamento del Signore risorto e insieme il tempo delle apparizioni che serve a fondare la predicazione e la testimonianza degli apostoli tra le genti. Un tempo sufficiente a dare le sue ultime istruzioni ai suoi discepoli e a dare prova della sua risurrezione, a conferma che il Gesù crocifisso è ora vivente, poiché risorto dalla morte.
La promessa dello Spirito Santo (1,4-8). La promessa dello Spirito è ripetuta in questo testo due volte: nella prima lo Spirito Santo è connesso con il battesimo, distinguendo però il battesimo di Giovanni Battista dal battesimo dato da Gesù; nella seconda lo Spirito Santo è connesso con la potenza o forza che sarà data ai discepoli per la testimonianza che dovranno rendere a Gesù nel mondo, cominciando da Gerusalemme, passando per la Samaria e giungendo fino alle estremità della terra. La promessa dello Spirito si realizzerà presto nel giorno di Pentecoste (2,1). Da allora in poi lo Spirito Santo sarà il grande protagonista della vita della chiesa descritta nel libro degli Atti. Lo Spirito è l’attualità del Cristo e rende presente il Signore risorto nella sua comunità.
L’ascensione di Gesù al cielo (1,9-11). Il modo di descrivere l’ascensione di Gesù al cielo è, come per la risurrezione, sobrio ed essenziale. È presente l’elemento caratteristico delle teofanie: la nuvola che in questo episodio sottrae Gesù alla vista dei suoi apostoli. Il corpo glorioso di Gesù non appartiene più a questa terra, ove regnano ancora la morte e la corruzione. Asceso al cielo, Gesù entra nella gloria che gli è propria. Nell’ascensione di Gesù l’annuncio dei due uomini (angeli) in vesti banche assicura i discepoli che egli “verrà” di nuovo. Tra l’ascensione e il ritorno di Gesù lo Spirito Santo opera nella vita dei discepoli perché la missione si compia nel mondo. La scena della ascensione si conclude con l’immagine suggestiva dei discepoli che guardano verso il cielo: un invito a noi a non smettere mai di guardare il cielo e di attendere la sua apparizione.