Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

In questo tempo assistiamo ad una certa frammentazione della teologia, con conseguenze anche sul modo di leggere, di interpretare e di comprendere la Bibbia. Nessuno ha il monopolio dell’esegesi biblica. Certamente. Spetta soltanto a Dio. Ma l’impressione che si ha è quella di una lettura sempre più plurale e particolaristica, che difficilmente rispecchia quella che un tempo, tra i cristiani, veniva detta “comune comprensione della Scrittura” (che non si intende l’opinione di maggioranza). Ognuno invece, a quanto pare, legge il testo biblico come meglio crede e ne dà il senso che vuole, il più delle volte senza tener conto del contesto biblico e dell’intenzioni del testo. E così, ad esempio, certuni arrivano a dire che “Gesù si recò nel deserto non per essere tentato, ma per iniziare un percorso di apprendimento gnostico della conoscenza”. Oppure, altro esempio, c’è chi afferma che “tra noi e Dio non c’è differenza, poiché sta scritto che anche noi siamo dèi”. Si pone quindi urgente la necessità di domandarsi che cosa caratterizza e contraddistingue una lettura sana, autenticamente biblica, da una faziosa, settaria e del tutto estranea al testo biblico.


Innanzitutto dobbiamo comprendere bene che unità nel modo di leggere e comprendere la Scrittura non va confusa con uniformità su tutto. La pienezza e la ricchezza della Scrittura è tale che nessuna singola lettura può esaurire la profondità della rivelazione di Dio: in essa ci sono cose troppo grandi che per essere colte pienamente c’è bisogno di studio e dedizione. È innegabile che ognuno di noi vive e comprende il testo biblico in maniera propria, interagendo in modo diverso rispetto agli altri; ponendo magari l’accento su un insegnamento, cogliendo un aspetto, lasciandosi provocare da una parola. E in tal senso possiamo usare il plurale e parlare di letture della Bibbia, intese però come una pluralità saldamente ancorata e unita nell’unità dello stesso Vangelo.


Il cristiano non può ragionare a priori, deve piuttosto ascoltare la rivelazione, leggere la Scrittura e ricercare in essa il significato e il senso delle cose.  Il testo biblico comunque, in quanto testo scritto e Parola di Dio, resiste alle manipolazioni e alle letture estranee ed eterodosse. Il Vangelo è uno e il messaggio è uno: quello che lo Spirito Santo ha voluto dare. Possiamo muoverci all’interno del testo, scoprire nuovi orizzonti, approfondire nuovi temi e aspetti che in passato sono stati tralasciati o trascurati, percorrere nuovi sentieri, ma non possiamo emanciparci dal testo biblico, non possiamo approdare su un’altra sponda, non possiamo parlare un linguaggio estraneo alla Bibbia, non possiamo far dire alla Scrittura ciò che essa non dice, non possiamo non tener conto dell’intenzione del testo e del contesto biblico. È del tutto evidente che, in quanto cristiani, abbiamo bisogno di fare un discorso comune, se vogliamo comunicare al mondo il messaggio unico di salvezza in Gesù Cristo. E allora, nell’esplorare l’inesauribile profondità della Parola di Dio e le innumerevoli vie attraverso le quali Dio ha parlato e ha operato per recare salvezza, la nostra lettura della Bibbia non può dimenticare l’unica verità di Dio, incentrata sull’unico Signore Gesù Cristo, accessibile per mezzo dell’unico Vangelo, interpretato da un unico Spirito.


Una lettura del testo per dirsi autenticamente biblica non può scordare che la Scrittura, Antico e Nuovo Testamento, è ispirata da Dio: ciò significa che nella voce dei profeti e degli apostoli è lo Spirito Santo che parla, è Dio che si comunica e si rivela. Giovanni inizia il suo vangelo con un prologo in cui afferma che la Parola si è fatta carne: non si tratta di una parola muta, ma vivente, piena di grazia; con parole che sono spirito e vita. Lo spazio e il tempo in cui Dio si è rivelato sono il nostro mondo e la nostra storia. E la Parola che è venuta in mezzo a noi si chiama Gesù Cristo. La testimonianza dei suoi discepoli è stata prima annunciata oralmente e poi verbalizzata e messa per iscritto in forma definitiva nel Nuovo Testamento. Ne consegue che il Vangelo di Cristo può essere ora ascoltato da tutti in ogni tempo e luogo, affinché  chi crede possa conoscere il solo vero Dio e colui che egli ha mandato, Gesù Cristo, crocifisso e risorto, e avere comunione con il Padre e il Figlio. Appare allora del tutto evidente il primato della Parola di Dio sulle nostre parole. E questo fa sì che la Scrittura ci deve sempre precedere e guidare nella lettura e nella comprensione del testo. Chi si accosta alla Bibbia, prima di parlare, deve sapere ascoltare il Dio che gli parla. Soltanto chi sa leggere il Libro e ascoltare la Parola, con un atteggiamento di fede e di preghiera, comprende il significato vero del testo biblico e coglie il senso pieno della Scrittura.

Paolo Mirabelli

18 maggio 2017

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.