Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Genesi parte dalle origini e racconta la storia della famiglia di Giacobbe fino in Egitto. Esodo  narra la liberazione d’Israele dalla schiavitù e l’inizio del cammino verso la terra promessa. Levitico parla del tabernacolo e della vita santa. Numeri riprende il cammino, dal Sinai fin nei pressi della terra promessa. Ma una questione teologica per niente irrilevante balza agli occhi del lettore: eccetto qualcuno, Caleb e Giosuè, l’intera generazione uscita dall’Egitto non entrerà nella terra promessa. Perché? Il libro dei Numeri risponde a questa domanda. Due censimenti dividono il libro in due parti: nel primo viene censita la generazione uscita dall’Egitto ma perita nel deserto, nel secondo la nuova generazione, quella che entrerà nella terra promessa. La prima parte del libro (1-25) parla di una fine, la seconda (26-36) di un inizio; nella prima parte sono contenuti fatti accaduti prima della partenza dal Sinai, nella seconda fatti accaduti dopo il Sinai.


Il fluire del racconto del libro dei Numeri non sempre è lineare, motivo per cui è necessaria una lettura attenta. Infatti il capitolo 7 del libro dei Numeri inizia con un flashback, come se l’orologio tornasse indietro di circa un mese, prima di riprendere il percorso di marcia, e questa parentesi narrativa arriva fino al capitolo 10 (7,1-10,10), mentre nel capitolo 11 si riprende la narrazione ordinata e la sequenza cronologica dei fatti. Si tratta di una parentesi storica di fatti accaduti prima della partenza dal Sinai. La motivazione teologica: è come se il racconto di questi tre capitoli volesse ribadire e mostrare come bisogna marciare al ritmo del tamburo di Dio, quali devono essere le giuste disposizioni del cuore e l’atteggiamento di fiducia verso Dio,  non mescolando il peccato con la presenza santa di Dio in mezzo a loro. Se il popolo ubbidisce a Dio nel modo descritto in questi capitoli, allora il cammino sarà benedetto e giungerà alla meta, altrimenti prenderà un’altra direzione. Ciò che accade dopo la partenza dal Sinai mostra allora le ragioni della fine del cammino e spiega il perché il fallimento della vecchia generazione: l’immagine di un popolo ubbidiente che è emersa nei primi 10 capitoli del libro dei Numeri va ora in frantumi con l’inizio del capitolo 11. È come se fosse accaduto un corto circuito che fa saltare l’intero impianto. In precedenza non sono mancati casi di disubbidienza, come quello di Nadab e Abiu, i sacerdoti figli di Aronne, e le lamentele del popolo per il cibo. Non va nemmeno dimenticato l’episodio del vitello d’oro costruito dal popolo proprio mentre Mosè era sul monte Sinai a ricevere le tavole della legge. Con l’inizio del capitolo 11, e fino al capitolo 20, il piagnucolio e i lamenti diventano costanti, la disobbedienza e la ribellione contro Dio crescono come la gramigna e si diffondono tra il popolo, fino a interessare i capi e persino Miriam e Aronne. Il popolo liberato da Dio dalla schiavitù, ora comincia a rimpiangere i porri e le cipolle che aveva in Egitto e si mostra disgustato per la manna. Core, Datan e Abiram si ribellano e contestano l’autorità e la missione di Mosè. Dieci dei dodici esploratori, eccezione fatta per Caleb e Giosuè, screditano il paese di Canaan e avviliscono il popolo e lo scoraggiano sulla conquista della terra promessa. Dopo l’uscita dall’Egitto, nel libro dell’Esodo, Miriam aveva cantato un canto di gloria al Signore per la liberazione dalla schiavitù egiziana, ora invece, nel libro dei Numeri, persino lei partecipa alla contestazione contro Mosè, per questo viene colpita di lebbra e guarita solo dopo la preghiera di intercessione del fratello.


Dopo il Sinai, che ha visto la stipulazione del patto, la promulgazione delle leggi e comandamenti, la costruzione del tabernacolo e l’istituzione del sistema levitico, la cura di Dio per il suo popolo, il Signore non tollera più l’infedeltà del popolo, che ha inizio, a quanto pare, in mezzo alla accozzaglia di gente raccogliticcia (in ebraico ’asafsuf): erano non ebrei mescolati con gli israeliti. Il fuoco del Signore divampa in mezzo a loro, che si trovano all’estremità del campo. Ma  ciò che forse meglio rende l’idea della ribellione e disobbedienza contro Dio, diventate ormai atteggiamenti incalliti nel cuore del popolo, è una espressione che si trova nell’episodio delle quaglie in  Numeri 11,34: “sepolcri di concupiscenza”, che ha dato il nome a quel luogo (in ebraico Chibrot-Attaava), perché il popolo si è lasciato prendere dalla concupiscenza. È fu così che quella generazione uscita dall’Egitto, dominata dalla propria concupiscenza carnale, perì nel deserto durante il viaggio verso la terra promessa: anziché gioire nel Signore e fidarsi di lui, non ha perso occasione di lamentarsi e piagnucolare contro Dio, dimenticando però che il Signore è un Dio che ascolta.

Paolo Mirabelli

18 gennaio 2017

Gallery|Bibbiaoggi
Foto & Post della Gallery: 1665
Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.