Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Ogni discorso sul mondo non può prescindere dalla dialettica che troviamo nel Nuovo Testamento: da una parte l’affermazione che Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio, dall’altra l’invito a non amare il mondo perché nemico di Dio. Il mondo amato da Dio è anzitutto l’uomo, creato a sua immagine e somiglianza, e poi anche tutto ciò che appartiene all’opera dei sette giorni. E la chiesa non può non amare questo mondo amato da Dio. Il mondo invece nemico di Dio, che il cristiano dovrebbe “non amare”, comprende il peccato, il male in tutte le sue forme, le passioni peccaminose della carne, le relazioni e gli schemi umani che non tengono conto della volontà di Dio. È da questo mondo che la chiesa dovrebbe rimanere lontana e prendere concedo.


La chiesa è una realtà spirituale, voluta da Dio per far conoscere il suo disegno benevolo agli uomini. La teologia parla della natura teandrica della chiesa, divina e umana. Senza entrare nel merito delle questioni teologiche, non fa problema riconoscere alla chiesa una dimensione che possiamo definire “di questo mondo”. In quanto realtà umana, composta da uomini, considerata sotto il profilo sociologico, la chiesa appare come una delle tante associazioni esistenti: ha un luogo dove si riunisce, usa l’energia elettrica, si serve dei mezzi di comunicazione, diffonde studi biblici e sermoni tramite i mass media. Oggi poi quasi tutte le chiese hanno un sito web o un profilo su Facebook. A meno che la chiesa non decida di uscire dal mondo (per andare dove?), cosa per altro impraticabile da fare, come afferma l’apostolo Paolo ai cristiani di Corinto (1 Corinzi 5,10), essa continua ad essere in questo mondo, ma non è del mondo. E allora l’essere nel mondo della chiesa non necessariamente significa mondanità o essere macchiata dal peccato. La pax romana e le vie che collegavano l’impero, in fondo, contribuirono a creare quel tempo opportuno per la venuta del Figlio che il Nuovo Testamento chiama “pienezza dei tempi”. Tuttavia la chiesa deve mantenere la sua estraneità dal mondo. La chiesa deve prendere concedo da quelle forme di potere e da una certa mentalità tipica di questo mondo. La tentazione che costituisce il tallone di Achille per la chiesa è credere che le strutture di potere e la logica di questo mondo possano funzionare meglio e più del Vangelo e della sapienza di Dio. Quando la chiesa va a rimorchio del mondo o ne diventa una pallida imitazione, perde la ragione del suo esistere e diventa inutile. La chiesa è nel mondo ma non è del mondo, essa è il corpo di Cristo, la famiglia di Dio, il tempio dello Spirito Santo.


Il fascino della gloria umana penetra in certe chiese e prende forma nella ricerca di prestigio e potere. Secondo il Nuovo Testamento, la chiesa è una comunità di discepoli, il luogo dove tutti sono fratelli (Matteo 23,8). Non c’è distinzione né differenza tra di loro. Basta il “tu” nelle relazioni tra i cristiani. Persino il “lei” disturba perché rende estranei e crea distanza e freddezza tra fratelli. Dire il nome è sufficiente per presentare un cristiano ai fratelli e alla comunità. Nel Nuovo Testamento non esistono signorie, ma diaconie. Il titolo di “Signore” appartiene soltanto a Gesù e quello di “Padre” a Dio, e il “Maestro” è uno solo. Il cristiano è sempre un discepolo. Mosè, l’uomo che ha liberato Israele dall’Egitto e lo ha condotto nel deserto per quarant’anni, alla fine della sua vita amava definirsi semplicemente “uomo di Dio”. Il vocabolo “vescovo” non indicava nel cristianesimo delle origini una carica ecclesiastica onorifica, ma un servizio nella chiesa. Definirsi “apostolo” significa qualificarsi come uno scelto e mandato dal Signore, voleva dire una vita data alla predicazione. I nomi dei ministeri indicano la funzione che Dio affida a coloro che costituisce nella chiesa: apostoli e profeti ne sono il fondamento, il pastore pasce la chiesa, l’evangelista annuncia la buona novella, il dottore (didaskalos) insegna la Parola. Nei ministeri e nelle diaconie le chiese sceglievano uomini timorati e fedeli a Dio, pieni di zelo e ripieni dello Spirito Santo. Se i criteri per scegliere qualcuno diventano i titoli o il posto che si occupa nella società, allora la scelta è secondo la logica del mondo, non secondo la sapienza di Dio (1 Corinzi 1,26-31). Il popolo scelse Saul perché, secondo i canoni di questo mondo, egli era il migliore di tutti per essere re d’Israele. Dio invece scelse un pastorello di pecore di nome Davide: e fu Davide, non Saul, a sconfiggere il gigante Golia. Paolo, l’apostolo delle genti, considerava “tanta spazzatura” il motivo del suo gloriarsi o vantarsi nella carne (Filippesi 3,1-11). Le strutture di potere del mondo non possono funzionare nella chiesa. Meglio rinunciarci e tornare al consiglio di Dio trasmesso dagli apostoli nel Nuovo Testamento.

Paolo Mirabelli

19 dicembre 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.