Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il cammino è da sempre una metafora suggestiva con la quale si cerca di interpretare la vita dell’uomo nella complessità del suo essere. Il pensiero contemporaneo ha cercato e cerca tutt’ora di approfondire la comprensione dell’uomo nel suo essere in viaggio, per coglierne gli aspetti vitali, significativi, unificanti, paradigmatici. Motivo per cui è attenzionato e studiato in tutte le sue tappe più significative, più o meno segnate da riti di passaggio. Il cammino o ancora meglio il viaggio diventa per molti una categoria ermeneutica del vivere umano, e viene elevato a parabola della vita. La letteratura fornisce una molteplicità di racconti che parlano dei viaggi dell’uomo, e la cinematografia ne ha tratto grande ispirazione. Viaggi di ogni tipo: storici e metastorici, veri e leggendari, frutto dell’immaginazione, ma tutti paradigmatici del divenire storico dell’uomo. Se ne possono citare esempi innumerevoli, dai miti antichi ai romanzi moderni: Gilgamesh, Ulisse, il volo del gabbiano Jonathan. Dante Alighieri, nella Divina Commedia, parla di un “cammino smarrito”.


Per i lettori della Bibbia, i viaggi più noti dell’Antico Testamento sono quello di Abramo, da Ur dei Caldei fino a Canaan, e quello del popolo d’Israele, guidato da Mosè dall’Egitto fino alla terra promessa. In entrambi i casi si è trattato di un itinerario formativo in compagnia di Dio. Non meno conosciuto e altrettanto avvincente è il viaggio di Giuseppe: costretto a scendere in Egitto perché venduto come schiavo dai suoi fratelli, ma ne risale con gli onori di un re.


Nella Bibbia, la vita dell’uomo di fede è sovente descritta come un cammino, come un viaggio in divenire, che anziché rimanere statico, dato una volta per tutte, esige un dinamismo e uno sviluppo  progressivi e continui. Essa presenta una visione dinamica della vita spirituale, colta nel suo aspetto di crescita. Una fede in cammino, è una fede che non soltanto progredisce nella relazione con Dio e con il prossimo, ma va in profondità nell’esperienza di vita perché la coglie nella prospettiva di Dio. Il tema del cammino interessa sia l’Antico che il Nuovo Testamento; attraversa tutta la Bibbia, dal camminare di Dio nell’Eden (Genesi) all’invocazione rivolta al Signore veniente (Apocalisse). Questo articolo analizza soltanto alcuni aspetti del cammino contenuti nell’Antico Testamento, ma si conclude con uno sguardo al Nuovo Testamento e al cammino con Gesù Cristo, l’unica via che conduce al Padre. È alla luce del Cristo che ogni uomo può dare senso al proprio cammino esistenziale e far sì che, nonostante i continui smarrimenti che la vita comporta, il viaggio di ciascuno non sia soltanto un ritorno al luogo da dove è partito, come per Ulisse, ma sia il raggiungimento della meta nella casa del Padre.


L’Antico Testamento descrive più volte il modo di vivere di Israele in termini di cammino, via, strada. Per esprimere il rapporto con Dio, impiega immagini di itineranza: camminare umilmente con il Signore, seguire Dio (Deuteronomio 8,1-4; 10,12‑13; Michea 6,8). Il Dio che si fa vedere da dietro a Mosè, perché il suo volto non lo si può vedere, è il Dio che si può seguire guardandolo “di spalle”, poiché è lui che precede e va davanti nel cammino (Esodo 33,18-23). Non soltanto nel deserto, l’esperienza d’Israele passa attraverso più itinerari a dimensioni non solo geografico‑spaziali: partenze e ritorni, esodi e peregrinazioni. L’esodo (e il cammino nel deserto) è certamente l’esperienza fondante, ma non è l’unica. Dio cammina con il suo popolo, di giorno e di notte. Lo guida con la nuvola e la lingua di fuoco, con l’arca e la legge. Lo guida con Mosè, Giosuè, i giudici, i re, i profeti. La vita d’Israele nella terra promessa non è meno movimentata di quella del deserto: i pellegrinaggi, le festività solenni, la centralizzazione del culto a Gerusalemme, tutto fa sì che Israele sia un popolo in continuo movimento e in cammino verso Dio. L’Antico Testamento, che secondo il canone ebraico si chiude con il libro delle Cronache, si conclude con lo stesso verbo dell’esodo: “partire”. Nell’editto di Ciro, infatti si dice: “Chiunque fra voi è del suo popolo, sia il Signore, il suo Dio, con lui, e parta!” (2 Cronache 36,23). Partire per dove? Per Gerusalemme. Gli esuli ebrei di Babilonia possono finalmente partire per la seconda volta per la terra promessa. L’Antico Testamento si chiude in fondo aprendo a un “nuovo esodo”. E Gesù, nella trasfigurazione, parla con Mosè ed Elia “dell’esodo che egli stava per compiere in Gerusalemme” (Luca 9,31). E questo ci fa dire che la storia della salvezza è un invito a camminare con Dio, seguendo Gesù, poiché è in questa itineranza dietro al Cristo Signore che il cammino dell’uomo trova significato e compimento, e conduce da questo mondo al cielo, dalle abitazioni terrene alla casa del Padre.

Paolo Mirabelli

25 novembre 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.