Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

La seconda lettera di Paolo a Timoteo contiene molte istruzioni utili per chi svolge il ministero della Parola, l’evangelista. La prima parte della lettera è più personale e comunitaria, la seconda assomiglia ad “un corso di teologia pastorale pratica”: espone il significato dell’apostolato, richiama la lotta contro il pericolo dei falsi maestri, esorta a fare attenzione alla corruzione degli ultimi tempi, ricorda a Timoteo i doveri del suo ministero, dà infine le ultime raccomandazioni. Il nostro brano si pone tra l’avvertimento sui pericoli degli ultimi giorni e lo scongiuro solenne a svolgere i doveri del ministero. Un’ultima nota introduttiva. I capitoli 3 e 4 della seconda Timoteo, dopo l’avvertimento sugli ultimi giorni (3,1-12), possono essere articolati in tre parti, tenendo conto dei pronomi personali “io” e “tu”, nel modo seguente: “Quanto a te” (3,10-13); “Ma tu” (3,14-4,5); “Quanto a me” (4,6-18). Il nostro testo si colloca tra il “quanto a te” (Timoteo) e il “quanto a me” (Paolo).


L’esortazione con cui inizia il brano riguarda il perseverare, rimanere fermo, stabile, irremovibile, nelle verità che sono state trasmesse non come vane teorie o favole di uomini ma come rivelazione immutabile di Dio, contro le tendenze deviazioniste dei falsi maestri, seduttori e sedotti, di cui l’apostolo ha parlato precedentemente. Timoteo conosce le verità di Dio perché sin da fanciullo le ha apprese dagli “Scritti sacri” mediante l’insegnamento della madre e della nonna. Tali verità sono contenute nelle Scritture, le sole che danno la vera sapienza della salvezza. La rivelazione divina ha come centro Gesù Cristo, perciò conduce a lui, alla fede in lui. “Ogni Scrittura (è) ispirata da Dio”. L’affermazione che tutta la Scrittura è ispirata da Dio è importante perché esprime a sua volta in modo ispirato una verità: l’ispirazione divina delle Scritture. È nella pratica assidua della Scrittura che l’uomo di Dio nutre la sua fede e il suo zelo nello svolgere il suo ministero. La Sacra Scrittura è “utile” a/per “insegnare, riprendere/convincere, correggere, educare alla/nella giustizia”. Paolo indica a quali scopi è utile la Scrittura. La prima utilità è di natura didattica, infatti la Scrittura contiene la verità, e la verità è anche tema di insegnamento. La seconda utilità sta nella riprensione, convinzione, persuasione degli spiriti, rivolta a condurli alla verità e a confutare gli errori. La terza è la correzione, per condurre gli erranti alla verità e ad una vita santa e consacrata a Dio. La quarta utilità della Scrittura è che aiuta la formazione alla giustizia, cioè alla vita secondo la quale Dio vuole che si viva. La Scrittura opera in tal modo la formazione dell’uomo di Dio, cosicché egli è in grado di adempiere il suo ministero di evangelista, e informa e forma i cristiani.


Dopo le affermazioni sulla Scrittura, viene ora un solenne scongiuro da parte di Paolo al giovane Timoteo. È un appello accorato rivolto all’evangelista, ma è pure una parola di commiato al termine della lettera, sapendo che  “il tempo della mia partenza è ormai giunto” (4,6). Dominato dal pensiero di una morte vicina, imminente, e della venuta del Signore, Paolo chiede solennemente a Timoteo di perseguire, senza venire meno, la missione affidatagli. Lo scongiura, chiamando in causa “Gesù Cristo che ha da giudicare i vivi e i morti” (proclama così la verità che Gesù sarà il giudice di tutti gli uomini, quelli che saranno in vita alla sua venuta e quelli che risusciteranno) a predicare la Parola. Il tema dello scongiuro riguarda l’annuncio e la predicazione della Parola. L’apostolo ammonisce ed esorta Timoteo a svolgere il ministero della Parola, e lo fa chiamando a testimonio Dio e Gesù Cristo. Egli è consapevole di compiere così un suo dovere di apostolo di Cristo nel prescrivere a Timoteo queste cose. Timoteo deve predicare la Parola come un araldo che ha la lieta notizia da comunicare. Deve insistere e prendere ogni occasione per farlo, nel tempo opportuno (eukairos), al momento giusto, e in quello inopportuno (akairos), fuori tempo. L’inopportunità è da intendere riferita agli uditori, poiché la predicazione in sé è sempre opportuna: anche quando agli uditori pare inopportuna la voce del predicatore, Timoteo deve predicare la Parola. Egli deve “riprendere, sgridare, esortare”. La predicazione, però, anche quando rimprovera o mostra l’errore a chi sbaglia, deve essere fatta con dolcezza e pazienza, aspettando con pazienza il suo frutto, e avere per solida base la Parola di Dio, che è efficace per se stessa. Leggendo queste istruzioni di “pedagogia pastorale”, il ministro della Parola sa coniugare insieme prudenza e audacia, forza (nel rimproverare e nel convincere dell’errore) e mitezza; sa istruire la comunità con la luce della verità e i cuori dei cristiani con il calore, l’amor fraterno e lo zelo per Dio.

Paolo Mirabelli

18 ottobre 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.