Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Voglio raccontarvi una storia con un finale molto interessante e inaspettato. Non è a lieto fine, almeno per chi ancora crede nelle relazioni familiari e nell’amore filiale e fraterno. La storia che ora vi racconto ci insegna pure come gestire i conflitti e il disaccordo tra fratelli nella chiesa.


È la storia di uno dei figli di Davide di nome Absalom o Assalonne. Dopo avere assassinato il fratello maggiore, Ammon, primo dei figli di Davide, Absalom fuggì da Gerusalemme e vi rientrò dopo tre anni. Un giorno di alcuni anni dopo congiurò contro il padre, voleva usurpare la corona a Davide, e si proclamò re ad Hebron. Costituì un esercito e mosse guerra a Davide suo padre. Davide non poteva che vincere la battaglia, perché il Signore era con lui, ma si preoccupava delle sorti del figlio: per questo  raccomandò i suoi capitani e il suo esercito di trattare con riguardo il figlio Absalom. Dopo la sconfitta, nella fuga Absalom si impigliò in un terebinto e rimase sospeso tra il cielo e la terra. Joab prese tre dardi e li immerse nel cuore di Absalom, che morì immediatamente di una morte cruenta e atroce. Intanto Davide aspettava con trepidazione di avere notizie di suo figlio. Quando incontrò il messaggero etiope che veniva a dare la notizia della vittoria al re, Davide chiese subito del figlio e disse: “Il giovane Absalom sta egli bene?”. L’etiope, pensando di dare una buona notizia al re, rispose a Davide: “Possano tutti i tuoi nemici fare la fine di quel giovane, o re, possano morire come è morto lui”.


È a questo punto che la storia si fa interessante e commovente.


La Bibbia dice che il re fu vivamente commosso, andò nella sua camera, che era sopra la porta, e pianse la morte del figlio: “Figlio mio! Figlio mio!”. Ripeté più volte queste parole e questo lamento: “Figlio mio!”. Poi, da padre come era che amava i suoi figli, aggiunse: “Oh, fossi pur morto io in vece tua, Absalom, figlio mio, figlio mio!”.


Qui si conclude la storia della vittoria di Davide su Absalom: con il lamento per la morte di un figlio, non con il canto della vittoria. Ecco come il narratore commenta l’accaduto: “Quel giorno il re Davide pianse e fece cordoglio a motivo di Absalom. E la vittoria in quel giorno si mutò in lutto per tutto il popolo”.


Ho provato ad immaginare la reazione, il dolore e il lamento di Davide alla luce del racconto. È come se Davide dicesse: “Che razza di vittoria è quella che ti fa vincere la battaglia ma ti fa perdere un figlio che ami? Che senso ha avere avuto ragione e aver perso Absalom?”.


Dopo la morte di Absalom, Davide poteva apparire più forte di fronte ai suoi avversari e al suo popolo, ma di fatto, nel profondo del suo cuore e nella sua vita, era diventato più debole e povero perché aveva perso un figlio che amava profondamente, era stato privato di un figlio forte e valoroso, un figlio che, se recuperato, poteva essere la forza e la gioia del padre.


La storia è raccontata in 2 Samuele capitoli 18 e 19.

Un Cristiano

15 ottobre 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.