Voglio raccontarvi una storia con un finale molto interessante e inaspettato. Non è a lieto fine, almeno per chi ancora crede nelle relazioni familiari e nell’amore filiale e fraterno. La storia che ora vi racconto ci insegna pure come gestire i conflitti e il disaccordo tra fratelli nella chiesa.
È la storia di uno dei figli di Davide di nome Absalom o Assalonne. Dopo avere assassinato il fratello maggiore, Ammon, primo dei figli di Davide, Absalom fuggì da Gerusalemme e vi rientrò dopo tre anni. Un giorno di alcuni anni dopo congiurò contro il padre, voleva usurpare la corona a Davide, e si proclamò re ad Hebron. Costituì un esercito e mosse guerra a Davide suo padre. Davide non poteva che vincere la battaglia, perché il Signore era con lui, ma si preoccupava delle sorti del figlio: per questo raccomandò i suoi capitani e il suo esercito di trattare con riguardo il figlio Absalom. Dopo la sconfitta, nella fuga Absalom si impigliò in un terebinto e rimase sospeso tra il cielo e la terra. Joab prese tre dardi e li immerse nel cuore di Absalom, che morì immediatamente di una morte cruenta e atroce. Intanto Davide aspettava con trepidazione di avere notizie di suo figlio. Quando incontrò il messaggero etiope che veniva a dare la notizia della vittoria al re, Davide chiese subito del figlio e disse: “Il giovane Absalom sta egli bene?”. L’etiope, pensando di dare una buona notizia al re, rispose a Davide: “Possano tutti i tuoi nemici fare la fine di quel giovane, o re, possano morire come è morto lui”.
È a questo punto che la storia si fa interessante e commovente.
La Bibbia dice che il re fu vivamente commosso, andò nella sua camera, che era sopra la porta, e pianse la morte del figlio: “Figlio mio! Figlio mio!”. Ripeté più volte queste parole e questo lamento: “Figlio mio!”. Poi, da padre come era che amava i suoi figli, aggiunse: “Oh, fossi pur morto io in vece tua, Absalom, figlio mio, figlio mio!”.
Qui si conclude la storia della vittoria di Davide su Absalom: con il lamento per la morte di un figlio, non con il canto della vittoria. Ecco come il narratore commenta l’accaduto: “Quel giorno il re Davide pianse e fece cordoglio a motivo di Absalom. E la vittoria in quel giorno si mutò in lutto per tutto il popolo”.
Ho provato ad immaginare la reazione, il dolore e il lamento di Davide alla luce del racconto. È come se Davide dicesse: “Che razza di vittoria è quella che ti fa vincere la battaglia ma ti fa perdere un figlio che ami? Che senso ha avere avuto ragione e aver perso Absalom?”.
Dopo la morte di Absalom, Davide poteva apparire più forte di fronte ai suoi avversari e al suo popolo, ma di fatto, nel profondo del suo cuore e nella sua vita, era diventato più debole e povero perché aveva perso un figlio che amava profondamente, era stato privato di un figlio forte e valoroso, un figlio che, se recuperato, poteva essere la forza e la gioia del padre.
La storia è raccontata in 2 Samuele capitoli 18 e 19.