Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il nome Adamo, ebraico 'adam, deriva da 'adamah, terra. È il nome con il quale la Genesi (e tutta la Bibbia, Antico e Nuovo Testamento) indica il primo uomo (3,17). Secondo il racconto della creazione (1,1-2,3), Dio prepara la terra per insediarvi l’uomo (e la donna), che appare come una creatura del tutto speciale, il culmine di tutto il creato; è l’ultimo ad essere creato ma è la prima delle creature. La sua creazione è preceduta da una deliberazione di Dio: Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra” (1,26). È evidente che questo implica la superiorità dell’uomo sul resto del creato, poiché l’uomo e la donna sono in una relazione del tutto speciale con il Dio creatore. Ne segue il compito primario datogli da Dio: reggere il creato a nome suo, come suo rappresentante. L’uomo e la donna hanno la stessa dignità e sono uguali davanti al Creatore e davanti al creato. L’uso del plurale, “li creò”, smentisce la tesi che il primo uomo era maschio e femmina. La relazione dell’uomo con gli animale è pacifica. Non si aggrediscono l’un l’altro perché ad ognuno è assegnato il proprio cibo (1,29). Sarà solo dopo il diluvio, causato dalla corruzione umana per via del peccato (6,5), che Dio permetterà all’uomo di mangiare pesci, uccelli, animali e l’erba, che prima era destinata agli animali (9,1-7).. Creati ad immagine di Dio, l’uomo e la donna sono chiamati a vivere in comunione con il Creatore, in comunione tra di loro e con il resto del creato, che devono reggere e sviluppare quali suoi rappresentanti e collaboratori.


Il capitolo 2 racconta in maniera dettagliata la creazione dell’uomo e della donna.  Adamo è posto da  Dio nel giardino dell’ Eden perché egli lavori la terra, senza il suo lavoro rimarrebbe deserta, e la custodisca. E questo fatto aiuta a capire come va inteso il dominio dato da Dio all’uomo sul creato: reggere il creato significa svilupparlo secondo il progetto di Dio, non deturparlo e distruggerlo. Qui risalta la reciprocità tra Adamo e il resto del creato, oggi diremmo che sono fatti l’uno per l’altro. Questa intima relazione tra Adamo e il creato appare anche dal fatto che 'adam è tratto dalla terra, 'adamah, proprio come gli animali e gli uccelli (2,19), ma dopo che Dio gli soffia l’alito vitale, l’uomo diventa “anima vivente” (2,7). Eppure Adamo è superiore al resto del creato tanto che non si trova nessuna creatura che gli possa stare dinanzi (di fronte) da uguale e che soddisfi il bisogno più intimo insito in lui: vivere una relazione personale con un altro essere che sia a lui simile e complementare 82,18-20). Questo vuoto lo può colmare soltanto un essere formato da lui, uguale a lui, della sua stessa natura, come lui ma di sesso differente: per questo Dio crea la donna.


Il capitolo 3 racconta del peccato di Adamo. Il capitolo 2 ha descritto la situazione di Adamo prima del peccato e delineato l’immagine dell’umanità secondo il progetto originario di Dio. Il capitolo 3 descrive la realtà del peccato dell’uomo, dell’umanità peccatrice come la sperimentiamo giorno dopo giorno. Il capitolo 2 e il 3 sono come una specie di dittico. Il serpente seduce la donna e per mezzo suo induce l’uomo a trasgredire il comando di Dio. L’uomo e sua moglie sono accecati dal desiderio di mangiare dall’albero proibito, tanto che esso diventa ai loro occhi un albero “buono da mangiare, bello da vedere, desiderabile per diventare intelligente” (3,6). Così trasgrediscono il comandamento di Dio e ne mangiano. Le conseguenze della disubbidienza sono disastrose. La relazione con Dio, che prima era intima e amichevole, ora è tutta segnata dalla paura e da un forte senso di indegnità (3,8), motivo per cui l’uomo si rifugia nel suo nascondimento, ma Dio lo invita a uscirne fuori domandandogli: “Dove sei?” (3,9). Si è guastata anche la perfetta comunione  tra l’uomo e la donna, a tal punto che Adamo getta sulla moglie la responsabilità di quanto è accaduto (3,12) e le dà un nome proprio come aveva fatto prima con gli animali (3,20); nella mentalità biblica, dare un nome è segno di autorità e di superiorità. Anche la relazione di Adamo con il resto del creato è viziata per conseguenza del peccato (3,17-19). Eppure Dio non dimentica la sua creatura che lo ha disobbedito. Vestendo l’uomo e la donna con tuniche di pelli (3,21), Dio mostra di avere ancora cura di loro. Il Dio che ha permesso la prova e pure, principalmente, il Dio che provvede. Adamo, nonostante la maledizione e il contesto di morte e di peccato che pure nell’aria si respira, dà a sua moglie il nome di Eva, che significa “vita”.

Paolo Mirabelli

13 ottobre 2016

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

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