La Bibbia inizia con la parola “principio” (bereshit). È questa parola che ha dato il nome al libro della Genesi. Due soli libri della Bibbia iniziano con questa annotazione di tempo (“principio”): il libro della Genesi e il vangelo di Giovanni, il primo scritto in ebraico (bereshit), il secondo in greco (arche); il primo racconta le origini dell’universo e dell’uomo, il secondo è uno dei quattro vangeli che parla di Gesù Cristo. Il bambino, il filosofo, il teologo, il credente, l’ateo, lo scienziato: tutti si domandano come abbia avuto inizio il nostro universo e come sono venuti all’esistenza gli esseri viventi. L’origine del mondo è un argomento che da sempre interessa l’uomo. Le antiche mitologie mesopotamiche o egiziane sono delle riflessioni che tentano di capire le origini per dare così un senso all’esistenza umana. Diversi miti dei popoli antichi parlano di un tempo in cui tutto ha avuto inizio. L’uomo d’oggi parte dalla costatazione del mondo che esiste attorno a sé, che vede e tocca con mano, e poi si interroga sulla causa che lo ha prodotto: si domanda se esista o no un Dio che l’ha creato, oppure se esso è il risultato di un lungo e fortuito processo generato da forze naturali. La Bibbia invece capovolge questo modo di pensare e inizia da Dio, dicendo che “in principio Dio creò i cieli e la terra” (Genesi 1,1), poi dopo spiega il perché e il come ha avuto inizio l’universo. Tutto ciò che esiste è opera di Dio e non si ricollega a qualcosa di preesistente. Secondo la Bibbia, il Dio creatore è all’inizio cronologico e all’origine ontologica della vita e dell’universo intero.
Ma che cosa c’era prima del principio? Alcuni parlano di una creazione dal caos, parlano di un caos primordiale ordinato poi da Dio. Secondo costoro, Genesi 1,2 non parla di una creazione dal nulla, bensì di una trasformazione del caos nel cosmo. Ma la Bibbia non dice così. Non è questo ciò che la Bibbia insegna. Il pensiero di una creazione dal caos preesistente è in se stesso contraddittorio ed estraneo alla Bibbia, come testimoniano numerosi salmi e brani dei profeti. Nessuna cosmogonia antica può essere paragonata al racconto genesiaco della creazione. La concezione del poema babilonese delle origini, Enuma Elish, non può essere trasferita al racconto biblico della creazione. Genesi 1,1 afferma che all’inizio non c’è il caos, ma l’azione creatrice di Dio. Prima del principio c’è soltanto Dio, nient’altro che Dio. Il tempo stesso ha inizio con la creazione, come ci ricorda Agostino di Ippona; prima non esisteva il tempo, ma l’eternità di Dio. Genesi 1,1 non è la copertina di un libro con il titolo del racconto della creazione, e non descrive la condizione del mondo quale era prima che Dio desse inizio alla creazione. L’azione creatrice di Dio incomincia già al versetto 1, non riguarda solo il versetto 2. Ogni cosa venuta all’esistenza nel principio è opera di Dio, come afferma il Salmo (citato in latino): “Ipse dixit et facta sunt” (148,5). La terra, o la materia, non era già presente, non era preesistente alla creazione, come se Dio dovesse strappare la terra dal caos, ma essa stessa è stata creata da Dio. Le tenebre (hoshek) e l’abisso (teohm) di Genesi 1,2 non sono elementi del mondo preesistente allo stato caotico, non erano già presenti prima della creazione, ma sono stati creati da Dio nel principio (Isaia 45,7). Quando Genesi 1,2 dice che la terra era “informe e vuota” (tohu wabohu) non intende parlare di “una raffigurazione del nulla assoluto” o di un caos preesistente ed eterno modellato poi da Dio. Il senso del testo biblico è molto più semplice: quando Dio creò la terra non aveva l’intenzione di lasciarla informe, vuota, desolata, deserta, ma la creò per essere abitata (Isaia 45,18), sapendo che un giorno suo Figlio vi metterà piede.