Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il libro dei Numeri è una specie di diario di viaggio dei figli d’Israele nel deserto, con le varie tappe compiute durante i famosi quarant’anni nel deserto (capitolo 33). Narra la storia del popolo di Dio nel suo cammino dall’Egitto alla terra di Canaan. Non mancano però leggi e prescrizioni varie. Numeri inizia con il censimento al Sinai della vecchia generazione uscita dall’Egitto, e si conclude con la nuova generazione, anch’essa censita, che attende, nei pressi della terra promessa, l’ordine di Dio di entrare. In questo contesto di viaggio, tappa dopo tappa, i capitoli 7-10 rappresentano una apparente anomalia, perché il racconto non prosegue verso la tappa successiva, non va avanti, bensì l’orologio torna indietro, a un mese prima. Ecco il flashback e la formula temporale con la quale inizia il capitolo 7: “Il giorno in cui Mosè ebbe finito di erigere il tabernacolo, lo unse e lo consacrò con tutti i suoi arredi; poi, eretto l'altare, lo unse e lo consacrò con tutti i suoi utensili.” (7,1). Il racconto prosegue poi con la dedicazione del tabernacolo, le offerte e i doni fatti da tutte le tribù dei figli d’Israele, la celebrazione della Pasqua, la menorah e le trombe. E fino al capitolo 10,10 la parentesi storica sul passato non si chiude. Soltanto in 10,11la storia interrotta dal flashback riprende, e compare nuovamente la formula temporale simile a quella usata all’inizio del libro: “Il Signore parlò a Mosè, nel deserto del Sinai, nella tenda di convegno, il primo giorno del secondo mese, il secondo anno dopo l'uscita dei figli d'Israele dal paese d'Egitto (1,1); “Il secondo anno, il secondo mese, il ventesimo giorno del mese, la nuvola si alzò sopra il tabernacolo della testimonianza.” (10,11). Queste due annotazioni di tempo ci permetto di collocare i fatti a un mese prima. È come se il narratore dal capitolo 7,1 al capitolo 10,11 aprisse una finestra sul passato per ricordare, ai lettori e alla comunità d’ascolto, dei fatti importanti accaduti precedentemente, che per la loro collocazione storica non appartengono al libro dei Numeri, bensì al libro dell’Esodo, come risulta da una semplice lettura di Numeri 7,1 e Esodo 40. Ma qual è allora il senso di questa parentesi storica nel nostro diario di viaggio? Perché inserire questi fatti del passato prima di riprendere il racconto del viaggio verso la terra promessa?


Alcuni vedono in questa sezione del libro (7,1-10,10) una aggiunta redazionale posteriore fatta per completare il racconto degli ultimi eventi accaduti al Sinai; costoro ovviamente non credono alla paternità mosaica del Pentateuco. Ma è una spiegazione che non coglie il significato teologico e profondamente spirituale del libro dei Numeri. Il motivo teologico invece si coglie facilmente se si leggono questi capitoli e si osserva bene il contenuto. In essi si parla per esteso dei doni e delle offerte fatte da tutte le tribù d’Israele per la tenda di convegno o tabernacolo, della consacrazione dei leviti per il servizio, della celebrazione della Pasqua, della lampada (la menorah) e delle due trombe d’argento. Tutte cose che evidenziano la presenza di Dio in mezzo al popolo e il modo obbediente d’Israele nei riguardi di Dio. Questi fatti allora sono non soltanto un resoconto storico di avvenimenti accaduti nel passato, ma diventano paradigmatici dell’atteggiamento spirituale e delle disposizioni del cuore che il popolo di Dio deve sempre avere e mantenere nel viaggio.


E allora, prima di partire dal Sinai per la terra promessa, prima di proseguire il cammino, è bene regolare l’orologio al ritmo di Dio e avere uno spirito di obbedienza. Il viaggio avrà successo e giungerà a destinazione, soltanto se è Dio che regola la marcia e decide le tappe del cammino. Il popolo di Dio non deve puntare sulle strategie umane, sull’attivismo delle persone, sui bilanci delle chiese, ma deve imparare a marciare al ritmo di Dio e obbedire alla sua Parola; deve prendersi il tempo necessario che serve per lo studio della Bibbia, le preghiere, le cose di Dio. Volendo mantenere questo linguaggio e l’immagine del diario di viaggio che abbiamo fin qui usato, i capitoli 7-10 del libro dei Numeri è come se ci dicessero: “Regola bene l’orologio prima di partire”.

Paolo Mirabelli

14 settembre 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.