Di fronte alle tragedie della vita, come il terremoto che ha colpito il Centro Italia, e al dolore che causano alle persone, le nostre parole non bastano e i nostri tentativi di rispondere al perché queste cose accadano sono del tutto insufficienti. Come sempre, il Vangelo può offrire conforto, speranza e comprensione, poiché non sono gli eventi che hanno l’ultima parola sull’uomo. La Scrittura ha sempre e ancora una parola da dire. Ascoltiamola in questa pagina del vangelo secondo Luca.
“In quello stesso tempo vennero alcuni a riferirgli il fatto dei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici” (Luca 13,1-5). L’argomento di questo brano è il ravvedimento. Il vangelo presenta una giustapposizione di idee: alla immagine del giudizio (12,49-59) segue l’esigenza del ravvedimento (13,1-5); al ravvedimento segue il tema della pazienza divina (13,6-9). Incastonato tra il giudizio e la pazienza c’è dunque il tema del ravvedimento: Dio è giudice, Dio invita tutti al ravvedimento, Dio è paziente. Temi e dialettica vanno sempre mantenuti nella predicazione. La pericope (13,1-9) non ha paralleli negli altri vangeli. Si colloca nella lunga sezione lucana riguardante il viaggio di Gesù verso Gerusalemme (capitoli 9,51-21,27). Fatti e parole, gesti e insegnamenti di Gesù sono così segnati da una tensione verso il compimento della sua missione.
Il testo si compone di due brevi sezioni distinte ma correlate. La prima è un monito alla conversione, prendendo occasione da due tragici avvenimenti (13,1-5). La seconda è una parabola che invita ad approfittare, finché dura, del tempo della grazia. I due episodi di morte violenta (strage ordinata da Pilato e crollo della torre di Siloe: il primo, l’atto sanguinario, riguarda i galilei ed è una azione di malvagità umana; il secondo i gerosolimitani ed è una tragedia naturale) mostrano come non sempre è da ricercare un nesso immediato tra colpa e morte, peccato e sofferenza. Non è per niente facile rispondere al perché le tragedie, soprattutto quelle naturali, accadono.
Tuttavia, dice il racconto evangelico di Luca, i fatti interpellano il lettore e la comunità in ascolto a non essere impreparati e invitano alla conversione. Le parole di Gesù di fronte ai due avvenimenti di cronaca e la breve parabola del fico che non porta frutto richiamano la necessità di saper leggere gli appelli di Dio negli eventi della storia, per entrare e collocarsi in essa in una verità di vita, nella vigilanza e nel discernimento. Si tratta di passare da una vita in superficie a una vita in profondità, convertita alla logica di Dio. Ecco perché di fronte alla negatività della storia e di fronte alle tragedie inspiegabili il discepolo di Cristo non può accontentarsi di una semplice cronaca o di un giudizio affrettato, ma è invitato ad entrare in profondità per saper discernere i tempi e cogliere il kairos (il tempo opportuno) di Dio nel tempo che passa e accogliere l’invito della grazia offerta in Gesù Cristo.