Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Paolo a Timoteo: “Tutta Scrittura è ispirata da Dio” (2 Timoteo 3,16). Fino all’illuminismo, tutti hanno sempre creduto all’ispirazione della Bibbia. Dopo l’illuminismo, il liberalismo teologico ha cominciato a mettere in discussione il concetto stesso di ispirazione. L’ispirazione è stata mantenuta, il vocabolo continua ad essere usato, nelle facoltà di teologia come nelle chiese, ma il significato è cambiato notevolmente. Per gli ebrei e i cristiani, dire che la Bibbia era ispirata da Dio significava dire che essa era il libro di Dio. Oltre alla Bibbia, i discepoli di Gesù hanno conosciuto molti altri libri nel corso della loro storia, ma soltanto la Bibbia è considerata ispirata da Dio, a nessun altro libro si dà credito e autorità come alla Bibbia. Ricordo quando in passato si voleva contestare l’affermazione di qualcuno, si era soliti dire: “La tua parola non è mica il Vangelo”. Come dire: soltanto il Vangelo è vero ed è per sempre. Oggi non è più così. Quando un ebreo in Israele leggeva la Torah, sapeva che quelle erano le parole date da Dio a Mosè. Quando un cristiano leggeva un vangelo, sapeva che quel libro raccontava “ciò che Gesù fece e insegnò”. Poi però, dal 1800 in poi, sono arrivati alcuni che ci hanno spiegato che l’ispirazione non riguarda il testo, ma..., e così sono nate diverse teoria in merito all’ispirazione. Una di queste teorie dice che è il racconto, Nichi Vendola quando parla di politica usa spesso il vocabolo “narrazione”, ad essere ispirato, non certo le parole. Si capisce allora perché il povero Rudolf  Bultmann abbia dovuto togliere dalla Bibbia tutti i miti di cui era piena. La nascita verginale di Gesù? Via! I miracoli di Gesù? Via! La risurrezione? Via! Tutte cose d’altri tempi: chi usa la corrente elettrica non può credere in questi miti del passato. Quando si dice che la Bibbia è Parola di Dio, meglio dirlo a bassa voce, e quando lo si scrive, meglio usare la p minuscola: è parola di Dio nel senso che comunque  qualcosa su/di Dio la dice. La Bibbia è diventata così un libro come gli altri, molto umano. In essa ci sono contraddizioni, errori scientifici, imprecisioni, verità che non sono vere perché riflettono il contesto (sitz im leben) del tempo in cui fu scritta, e persino insegnamenti di vita ormai superati. Nessuno oggi può ragionevolmente credere che Dio abbia creato il mondo come dice il racconto della Genesi. La verità sull’origine delle cose ce la dice la biologia o la fisica, non certo la Bibbia. Come si può credere che Dio sia all’origine cronologica e ontologica delle cose? Nessuno può credere che la famiglia tradizionale, basata su un racconto della Genesi, vecchio di millenni, sia ancora valida. In fondo si tratta di un mito del passato, come tanti altri. E perché Bultmann non ha collocato la famiglia tra i miti? Perché è vissuto circa un secolo fa, quando ancora non si conosceva la Teoria del Gender. Con Bultmann, bisogna andare oltre Bultmann.


“La Bibbia è ispirata soltanto nella narrazione, non certo nelle parole”. A chi propone nelle chiese tale teoria, rispondo senza ironia e con serietà, nel modo seguente. Ogni narrazione è fatta di parole. Ogni messaggio è fatto di parole. Le parole sono i mattoni dell’edificio, del racconto, del testo. Se si cambiano le parole, cambia il messaggio. Una e con l’accento è verbo, mentre una e senza accento è congiunzione. Dire che Biancaneve alla fine ha sposato il lupo cattivo, e non il principe azzurro, è un’altra fiaba. Ma io non mi occupo di linguistica. Perciò veniamo alla Bibbia. Paolo, nella lettera ai Galati, fa un intero discorso su una parola, anzi, sull’uso del singolare e non del plurale: “Le promesse furono fatte ad Abramo e alla sua progenie. Non dice: «E alle progenie», come se si trattasse di molte; ma, come parlando di una sola, dice: «E alla tua progenie», che è Cristo.” (Galati 3,16). Poco prima, sempre nello stesso testo, l’apostolo fa una affermazione ancora più pregante e forte: “La Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato gli stranieri per fede, preannunciò ad Abramo questa buona notizia: «In te saranno benedette tutte le nazioni».” (3,8). È la Scrittura che prevede. Non si tratta di una svista, ma Paolo sa che ciò che la Scrittura dice, Dio lo dice. Tutta questa narrazione di Galati 3 non avrebbe alcun senso se le parole del testo non fossero ispirate da Dio. Quando nei primi capitoli della lettera ai Romani, un capolavoro di teologia biblica, Paolo affronta la questione della giustificazione per fede, ad un certo punto egli domanda: “Che dice la Scrittura?” (4,3), e poi prosegue citando il testo di Genesi 15,6 “Abramo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia” (Romani 4,3). Tutto il discorso di Paolo è centrato e sviluppato su questa frase. Basta cambiare una sola parola, ad esempio il soggetto, e tutto il ragionamento salta. Non è un caso che una certa letteratura rabbinica sosteneva che fu Abramo a “mettere in conto di giustizia a Dio”. Come si vede, la narrazione o il messaggio ha senso se hanno senso le parole, se le parole sono quelle che il testo riporta, e non altre. Il cristianesimo si fonda su Gesù, la Parola fatta carne: 1) di lui si dice nei vangeli che è nato da una vergine, ha predicato il Regno di Dio, ha operato miracoli e guarigioni, è morto in croce ma è risorto il terzo giorno dai morti; 2) di lui i suoi discepoli dicono che è il Maestro, il Messia, il Cristo e Signore, il Figlio di Dio; 3) di se stesso egli dice di essere la luce del mondo, il pane e l’acqua della vita, la risurrezione, la via, la verità e la vita. Ognuna di queste verità si fonda su delle parole, non su altre. E noi conosciamo queste verità su Gesù perché così sta scritto con queste parole. Senza i vangeli, noi non abbiamo alcun accesso a Gesù. Se queste parole, che costituiscono la via d’accesso a Gesù, non sono vere, se non sono state ispirate da Dio e preservate in maniera integra, la verità su Gesù non si conosce. E il Gesù di cui tanto si parla, è un altro Gesù. Io continuo a credere nel Gesù dei vangeli, così come sta scritto.

Paolo Mirabelli

18 maggio 2016

Gallery|Bibbiaoggi
Foto & Post della Gallery: 1678
Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.