Questo breve articolo nasce da una domanda che ci è stata posta:
Cosa ne pensate del rito di "presentazione al Signore" dei neonati figli di membri di Chiesa praticato in alcune Chiese Evangeliche? Tale rito può avere un fondamento nei racconti di benedizioni di bambini da parte di Gesù menzionati nei Vangeli sinottici? (Antonio).
Alcune chiese evangeliche che praticano il battesimo dei credenti adulti danno alla cerimonia di presentazione un valore sacramentale, poiché essa sostituisce di fatto il rito del battesimo dei bambini e segna l’ingresso nella comunità dei credenti. Con la cerimonia di presentazione si intende non tanto far conoscere alla comunità il nascituro, quanto celebrare un vero e proprio rito di iniziazione cristiana. E tutto questo non ha fondamento alcuno nelle Scritture. La Bibbia non ne parla né la prescrive. Motivo per cui tale pratica non è attestata nelle chiese degli apostoli, né nei secoli successivi. Oltre al battesimo dei credenti, il Nuovo Testamento non conosce altre forme d’ingresso nella chiesa. Paolo nelle sue lettere denuncia spesso la fede che scade nel formalismo e si nutre di cerimonie religiose, di tradizioni umane e riti di passaggio, tutte cose dalle quali il Vangelo di Cristo ci ha resi liberi. I testi biblici sui quali si cerca un sostegno alla pratica della presentazione dei bambini sono solitamente tre: la consacrazione di Samuele al Signore (1 Samuele 1,9-28), la presentazione di Gesù al tempio (Luca 2,22-24), la benedizione dei bambini da parte di Gesù e l’invito a lasciare che i piccoli fanciulli vadano a lui (Matteo 19,13-15). Che dire? Nel caso di Samuele è la scelta della madre Anna a consacrare al Signore il figlio mediante un voto. La presentazione di Gesù al tempio è un atto previsto e prescritto dalla legge mosaica per i figli maschi primogeniti; non per tutti, sono infatti esclusi gli altri figli e le figlie femmine. Il caso dei bambini presentati a Gesù, perché imponesse loro le mani e pregasse, rivela la spontaneità di un atto di alcuni genitori perché il Signore benedicesse i loro figli. Pertanto, sembra una forzatura esegetica voler usare i suddetti episodi per trovare un solido fondamento biblico alla cerimonia della presentazione dei bambini. Altra cosa invece è il caso dei genitori i quali, dopo la nascita di un figlio, desiderano far conoscere alla comunità intera il loro nascituro e chiedere di pregare il Signore per lui. Rimane comunque una libera scelta dei genitori, che non può e non deve diventare una pratica religiosa da imporre come disciplina ecclesiale e alla quale attribuire un valore sacramentale.