Ci sono parole che uniscono i cristiani e parole che li dividono. La Bibbia unisce, gli uomini dividono. La benedizione è un tema biblico, ma la pratica che alcuni ne fanno divide e turba le coscienze di molti credenti sinceri. Correggere l’abuso però di una prassi non significa certo abolirne l’uso legittimo. Questa breve nota esplicativa va in questo senso e, inoltre, intende offrire una breve sintesi sul tema biblico della benedizione in Israele. La benedizione è una formula tipica dell’Antico Testamento, dove il verbo ebraico “barak” e il sostantivo derivato “berakah” si trovano ben 398 volte. Sembra che la radice ebraica “brkh” sia collegata a “berekh” (= ginocchio), creando così il nesso tra la benedizione e l’inginocchiarsi. Nella Bibbia le benedizioni si dividono, se proprio le si vuole classificare, in “benedizioni dal basso verso l’alto” (o ascendenti), quando celebrano Dio (Salmo 41,13) per qualche intervento, e “benedizioni dall’alto verso il basso” (o discendenti), quando si invoca la potenza di Dio su qualcuno o su qualcosa o quando è lo stesso Dio a benedire (Genesi 1,28). Il verbo creare (“barà”) e il verbo benedire (“barak”) hanno la stessa radice in ebraico, e sono in qualche modo collegati. La benedizione di Dio è in un certo qual modo creazione, o per meglio dire “prolungamento del creare”. La benedizione è un dono che ha rapporto con la vita. La ricchezza fondamentale della benedizione è quella della vita e della fecondità, questo vale tanto per la terra quanto per le persone (Deuteronomio 28). E questo può farlo soltanto Dio. Se il popolo d’Israele si mostra fedele a Dio e ubbidisce, se osserva la sua legge, il Signore lo benedirà in ogni aspetto della sua vita, lo benedirà persino durante l’anno sabbatico e quello giubilare, facendo sì che la terra produrrà beni in abbondanza per le persone e gli animali (Levitico 25). La formula di benedizione più nota dell’Antico Testamento è quella aronitica: “Il Signore ti benedica e ti protegga! Il Signore faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! Il Signore rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace!” (Numeri 6,24-26). La sua origine è divina: è Dio che dà ad Aronne e ai suoi figli la parola della benedizione tramite Mosè. Aronne chiede al Signore di proteggere il suo popolo, di dargli la pace e di essergli propizio. Soltanto Dio può fare quanto si dice in questa formula di benedizione. Aronne o altri sono soltanto coloro che invocano la benedizione di Dio sul popolo. La storia di Balaam ci insegna che nessuno può maledire ciò che Dio ha benedetto, come nessuno può benedire ciò che Dio maledice (Numeri 23 e 24). Inoltre, benedire qualcuno non è un gesto magico-sacramentale, o un atto performativo che obbliga Dio a fare ciò che l’uomo dice nella formula di benedizione; e non può certamente essere fatto a scopo lucrativo. In conclusione. Quando è il Signore a benedire, ciò significa che Dio interviene a favore del suo popolo nei molteplici aspetti della sua vita, spirituale e materiale. Quando invece è l’uomo a benedire, ciò significa che si celebra il Signore per la sua grandezza e bontà e gli si chiede di essere presente con l’abbondanza dei suoi doni nella vita del suo popolo.