Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Giovanni 6,67-68: Perciò Gesù disse ai dodici: «Non volete andarvene anche voi?» Simon Pietro gli rispose: «Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Il capitolo 6 del Vangelo di Giovanni contiene il discorso teologico di Gesù. Discorso ostico per molti discepoli, delusi dal fatto che Gesù non corrispondesse al loro desiderio di avere un capo politico, ma un Rabbi che fa precise richieste: una fede personale, l’amore per i nemici, e come se non bastasse, chiede ai Suoi seguaci di accettare l’imminente fatto della Croce. Davvero “troppo” per molti, tant’è che rinunciano a seguirlo. Costoro non capivano Gesù non per incapacità ma per rifiuto. Ciò dimostra come il Signore non lasci mai indifferenti le persone: oggi come allora, alcuni si sentono offesi, altri edificati, ma tutti sono provocati. Questa è dunque la prima defezione, la prima apostasia nella Chiesa. Già al tempo di Gesù – a cui aneliamo quando siamo delusi – c’è il primo segno di quel malessere che affligge il gregge di Cristo: favorire l’identità a danno del discepolato. Sì perché chi è discepolo non cerca di appagare il proprio bisogno d’identità, e quindi accoglie l’insegnamento del Signore senza “se” e senza “ma”, e riconosce che la Parola deve vincere gli umori, le delusioni e le false aspettative. In ogni tempo, si cercano difetti nella fede cristiana, ma non v’è alternativa migliore di seguire Gesù. Detto ciò, consideriamo che il Cristo si rivolge ai Dodici, non per svalutarne la fede bensì per incoraggiarla [essi rischiavano infatti di essere influenzati dall’apostasia degli altri] e purificarla. La [vita di] Chiesa non ha una “porta girevole” che consente di entrare e uscire continuamente dalla comunione cristiana. Il Vangelo richiede un ascolto responsabile. Sebbene le parole di Gesù saranno pienamente comprese solo dopo la risurrezione (Gv 20,9), la risposta di Pietro –anche stavolta “bocca dei dodici” è degna di nota: All’infuori di Gesù, non v’è fede, non v’è cammino, non v’è speranza. Non vi sono alternative, e questo va ribadito in tempi in cui la confusione religiosa favorisce il proliferare di falsi cristi e falsi profeti (Mt 24,24). Pietro dimostra d’essere uomo di religione, dalla parola facile, genuina e irruente dando la sua confessione di fede: le parole di Gesù conducono alla Vita Eterna. Pietro e gli Apostoli credono e poi riconoscono [si noti l’ordine delle parole!] Gesù quale Santo di Dio: Titolo non usuale che lo definisce rappresentante del Padre che in Lui opera in modo particolare (Mt 16,17) e riconoscerlo dunque come Messia. “Da chi andremmo noi?” Ci rifugeremo nel pensiero dei teologi, dei predicatori e pastori? Troveremo appiglio per la nostra carne dai vari pulpiti che ascoltiamo? Dai libri che leggiamo? Se gli ex discepoli di Gesù abbandonarono fisicamente il Maestro, oggi il problema si ripresenta in senso teologico: succede infatti che il Vangelo scandalizzi “gli addetti ai lavori” per primi, perché dal pulpito cedono al compromesso e alleggeriscono il discepolato mettendo da parte la pazzia della Croce, sostituendola con la falsa scienza (1Ti 6,20). Le parole di vita eterna, sono parole che vanno ascoltate responsabilmente, per evitare di disperderle, estrapolandole dal contesto e applicando un significato lontano da quello dei primi destinatari: Quando il singolo versetto sa di verdetto: la versettologia è dannosa anche perché si trascura un aspetto importante, essendo capitoli e versetti assenti nei testi originali della Bibbia [comparvero solo nel 1551 Robert Estienne (1503-1559), editore parigino, escogitò la suddivisione in versetti, cui siamo abituati]. Ci riconosciamo bisognosi del Cristo ogni momento della nostra vita e lo confessiamo Signore e Salvatore. Ciò significa dichiarare la Signoria di Gesù e delle Sue parole per noi. E questo avviene solo in chi è nato di nuovo, poiché la nuova nascita fa riconoscere il Cristo, compitore di vita eterna per noi. Noi non vogliamo andarcene da Gesù, non vogliamo distanziarci dal Suo insegnamento. E il Suo insegnamento è per noi luce, vita e speranza.

Marco Soranno

16 dicembre 2015

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.