La Guardia di Finanza di Roma ha sequestrato 3500 false benedizioni apostoliche. Si tratta di pergamene con l’immagine del Papa e la benedizione del pellegrino. Una truffa ai danni degli ingenui pellegrini che si recheranno a Roma in occasione dell’anno giubilare appena inaugurato da Papa Francesco. Le benedizioni dovevano essere vendute da alcuni negozi e bancarelle vicini a Via della Conciliazione. La stamperia era poco distante dalla Basilica di San Pietro. Che dire? Partendo da questo fatto di cronaca, vorrei fare tre considerazioni bibliche che vanno oltre la semplice cronaca. La prima. La mia critica come cristiano è rivolta all’istituzione stessa delle “benedizioni apostoliche”, elargite tra l’altro dietro compenso economico: non solo quelle false sono ovviamente da condannare, ma pure quelle rilasciate dal Vaticano, con tanto di stemmi e di imprimatur (autorizzazione) del monsignore addetto ad emettere gli auspici papali, sono da rifiutare perché prive di alcun fondamento biblico. Nel Nuovo Testamento non viene mai menzionata l’espressione “benedizione apostolica”. E l’apostolo Paolo afferma che coloro che sono in Cristo, vale a dire i cristiani, sono benedetti da Dio Padre di “ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti” (Efesini 1,3). Quanto qui affermato da Paolo, apostolo di Cristo, trova conferma in molti altri testi del Nuovo Testamento. L’aggettivo greco “pasei”, tradotto in italiano con “ogni”, significa “tutte”. Non c’è allora alcun bisogno di pergamene scritte da uomini con benedizioni apostoliche; e per chi desidera leggere “le memorie degli apostoli” c’è il Nuovo Testamento, stampato in tutte le lingue e diffuso in tutto il mondo. Se il Papa dispone di benedizioni particolari da donare ai fedeli, ciò significa che ci sono cristiani mancanti di alcune benedizioni. Ma Paolo dice che “tutte le benedizioni” sono date a coloro che sono in Cristo. E altrove l’apostolo ribadisce che “in lui avete tutto pienamente” (Colossesi 2,10). La seconda. Le benedizioni date da Dio sono nei luoghi celesti. Dio è in cielo, Gesù è alla destra del Padre (Efesini 1,20), i cristiani sono anche essi seduti nei luoghi celesti in Cristo (Efesini 2,6). Questo ultimo testo ci insegna che la nostra vocazione esprime una posizione nuova di cui beneficiamo adesso in Cristo. La nostra collocazione, o stato posizionale, è nei cieli, perché Cristo abita in noi, e noi siamo stati vivificati e risuscitati con lui, beneficiando del suo stato di risurrezione, uno stato nuovo, potente ed unico. E ancora. Secondo il Nuovo Testamento, la vocazione, il regno, i doni, le benedizioni spirituali sono celesti; persino la nuova Gerusalemme è celeste; e il “tabernacolo” dove Cristo è entrato nel “santuario” una volta per sempre non è “di questa creazione” (Ebrei 9,11-12). Stando così le cose, nessuno, eccetto Cristo Sommo Sacerdote, può disporre di beni spirituali da elargire ad altri; nessuno, eccetto lo Spirito Santo, può distribuire doni spirituali ai credenti; e nessuna vendita di benedizioni e di indulgenze è possibile fare. Inoltre, poiché la chiesa è un tempio spirituale, nessuno può più profanare il tempio di Dio creando un mercato nei suoi cortili. La terza e ultima considerazione. I cristiani non hanno bisogno di salire al “Colle Vaticano” in pellegrinaggio, poiché essi sono “venuti al monte Sion, alla città del Dio vivente, che è la Gerusalemme celeste” (Ebrei 12,22). I cristiani non hanno bisogno neppure di entrare per qualche porta santa di una cattedrale per ottenere il perdono dei peccati, poiché essi partecipano della Gerusalemme celeste, le cui porte sono sempre aperte e mai chiuse di giorno (Apocalisse 21,25). L’unica porta dalla quale il Nuovo Testamento invita ad entrare è Gesù stesso, come sta scritto: “Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura.” (Giovanni 10,7-9).