Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Ci troviamo agli inizi del regno di Salomone, quando ancora egli “amava il Signore e seguiva i precetti di Davide suo padre” (3,3). Nella vita del giovane re non c’è ancora la perversione e il domino del peccato che, secondo il racconto biblico successivo, caratterizzerà il resto della sua vita, quando Salomone sarà trascinato nell’idolatria (1 Re 11). Tuttavia c’è un indizio che desta sospetti e preoccupazioni: Salomone “offriva sacrifici e profumi sugli alti luoghi” (3,3). Ma non è ancora il tempo in cui Salomone sarà trascinato completamente nell’idolatria, e Dio ne sarà dispiaciuto, tanto che il regno d’Israele alla sua morte sarà diviso per sempre. Un giorno il giovane re Salomone si reca a Gabaon, il principale fra gli alti luoghi, per offrirvi sacrifici. E a Gabaon gli appare il Signore in sogno e gli dice: “Chiedi ciò che vuoi che io ti conceda” (3,4). Queste parole di Dio mi richiamano alle mente le parole di Gesù al cieco Bartimeo nel vangelo di Marco: “Che cosa vuoi tu che io ti faccia?” (10,51). Bartimeo chiede il dono della vista. Qui il giovane Salomone chiede come dono da Dio il giusto discernimento per poter governare bene il popolo d’Israele, “che è così numeroso” (3,9). Una richiesta saggia la sua, che ci interpella: che cosa avremmo chiesto noi a Dio, che si impegna a concedere ciò che viene richiesto? Salomone chiede un cuore saggio per discernere il bene dal male e amministrare la giustizia. E Dio concede saggezza a Salomone, ma anche ciò che non ha chiesto. La saggezza di Salomone, caratterizzata altrove anche per una vasta conoscenza che possiamo definire enciclopedica, viene qui qualificata come capacità di comprendere i propri limiti, e nello stesso tempo di sentire la necessità dell’aiuto e della guida del Signore per “distinguere il bene dal male” (3,9). Ciò è possibile col dono di “un cuore saggio e intelligente” (3,12). Non si tratta tanto di una saggezza quantitativa, ma qualitativa. È interessante notare come la sapienza preferita in questa richiesta da Salomone sia contrapposta agli altri beni di carattere più mondano, più materiale, che pure sono considerati importanti per gli uomini: vita lunga, ricchezze e gloria, e, specialmente per un re in quel tempo, la morte dei suoi nemici. Proprio diverse, rispetto a questo ultimo punto, erano state persino le raccomandazioni di Davide al figlio prima di morire (1 Re 2,5-9). Inoltre, Salomone ha riconosciuto prima la fedeltà del Signore alla promessa fatta a Davide, per cui ringrazia il suo Dio per aver ereditato il trono di suo padre (3,6). Infine, un ultimo dato per la riflessione. Il cuore che Salomone chiede è definito nel testo ebraico: “un cuore che ascolta”. Solo un cuore che ascolta Dio è un cuore saggio e intelligente. Peccato che Salomone poi smetterà di ascoltare Dio. Se anche noi cerchiamo saggezza e intelligenza nella vita, allora dobbiamo avere un cuore che ascolta Dio che ci parla nella sua Parola.

Paolo Mirabelli

12 novembre 2015

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.