Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il verbo usato da Paolo nella lettera ai Corinzi per la riunione della chiesa è “synerchomai”, che è composto dal prefisso “syn” e dal verbo “erchomai”; letteralmente significa: “insieme (syn) venire (erchomai)”, per cui “riunirsi insieme”. Tale vocabolo si trova solo nella 1 Corinzi. Non si trova negli altri scritti di Paolo. In tutto il Nuovo Testamento compare 30 volte. Synerchomai (riunirsi) è usato 7 volte in 1 Corinzi 11 e 14: 5 volte nel capitolo 11 (versetti 17.18.20.33.34) e 2 volte nel capitolo 14 (versetti 23 e 26). Il luogo dove la chiesa di Corinto si riuniva non viene detto: poteva trattarsi di una casa di una famiglia della comunità o di un locale. È certo però che potevano entrare degli estranei o dei non credenti (14,23) e partecipare alle riunioni della chiesa. Tornerò dopo su questo. Lo scopo della riunione della chiesa invece è espresso dalla preposizione “eis” (tradotta in italiano con “per”). Ad esempio, in 1 Corinzi 11,33 è detto: “Quando vi riunite per mangiare”. A quanto pare il mangiare qui si riferisce alla “Cena del Signore”, e non tanto alle agapi che la chiesa di Corinto pure praticava ma in maniera disordinata. Nel capitolo 11 il verbo synerchomai (riunirsi) è usato per indicare quello che noi oggi comunemente chiamiamo “culto”. Ed è chiaro che durante il culto della chiesa di Corinto si prendeva parte alla Cena del Signore, da Paolo precedentemente detta “mensa del Signore” (10,21), dove si mangiava il pane spezzato e si beveva il calice del Signore (10,14-22). La partecipazione di tutti ad un unico pane esprimeva l’appartenenza ad un corpo unico, come scrive Paolo: “Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell'unico pane.” (10,17). Ma il culto non era solo partecipazione alla Cena del Signore. Nei capitoli 12-16, Paolo parla dei doni spirituali, della carità e della colletta, che si raccoglieva di domenica, giorno in cui la chiesa si riuniva (1 Corinzi 16,1-2). Il capitolo 15 sulla risurrezione è strettamente legato al tema della predicazione della Parola e dell’annuncio del “kerygma”. Alcuni “cristiani” addirittura negavano la risurrezione dei morti: “Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non c’è risurrezione dei morti?” (15,12). Qui però mi soffermo brevemente soltanto sul capitolo 14 per analizzare i versetti dove compare il verbo synerchomai (riunirsi). Come dicevo poc’anzi, durante la riunione della chiesa potevano partecipare degli estranei o dei non credenti e prendere addirittura la parola. Seguiamo il ragionamento di Paolo. Se durante la riunione della chiesa “tutti parlano in lingue, ed entrano degli estranei o dei non credenti, questi diranno che siete pazzi” (14,23). Invece, se tutti profetizzano, e dunque si usa un linguaggio che “edifica, esorta e consola” (14,3-4), pertanto un linguaggio comprensibile e spirituale, l’estraneo o il non credente si sentirà scrutato e toccato nel cuore, e “gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra voi” (14,24-25). Adorazione (“proskyneo”) e proclamazione (“apangello”): sono due vocaboli che esprimono un momento cultuale fatto di azioni e parole. È interessante notare che nella chiesa di Corinto i cristiani sono muti nell’adorazione, mentre un estraneo adora colui che riconosce come vero Dio presente nella comunità riunita. Queste manifestazioni fatte dagli estranei o non credenti oggi non accadano più o non sono più permesse nelle riunioni della chiesa. Eppure Paolo non le condanna. Chi siamo noi allora per proibirle? Ma la cosa che qui mi preme ribadire è che tutto ciò accadeva durante la riunione della chiesa. Perché oggi non accadono quasi mai in mezzo a noi? Che cosa manca nei nostri culti? Perché tutto ciò accada è necessario che la nostra riunione della chiesa torni ad essere come quella dei primi cristiani, fatta di vari momenti spirituali e per un tempo più lungo della nostra ora canonica, e soprattutto che si faccia spazio allo Spirito Santo, che converte i cuori, e alla Parola di Dio. Infine, il vocabolo synerchomai (riunirsi) è usato al versetto 26. Paolo regola qui le diverse espressioni spirituali, dal salmo al parlare in assemblea, che avvenivano a Corinto durante la riunione della chiesa, e conclude chiedendo che ogni cosa sia fatta con decoro e ordine (14,26-40). Nella chiesa di Corinto c’era una ricchezza e pluralità di doni, una coralità di voci. Chi parlava (“laleo”) però non era scelto a caso, ma era suscitato dallo Spirito Santo, quello stesso Spirito che guida la chiesa al discernimento e ispira la Scrittura alla quale tutti devono sottomettersi. Ecco alcuni dei diversi momenti della riunione della chiesa di Corinto. Ma il culto non è ancora finito.

Paolo Mirabelli

28 ottobre 2015

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.