Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Alla fine del racconto, questa è la situazione dei dieci lebbrosi (Luca 17,11-19) che Gesù incontra per strada durante il suo viaggio che lo porta a Gerusalemme, dove viene drammaticamente respinto dal suo popolo, che è venuto a salvare. L’episodio sembra anticipare e prefigurare ciò che accade poi negli Atti degli Apostoli: la difficoltà di Israele di riconoscere in Gesù il Messia contrasta con l’accettazione dei pagani, che in numero sempre crescente entrano a far parte della chiesa. Come si vede, l’episodio evangelico, in ultima analisi, vuol dire che la salvezza portata da Gesù non solo si allarga oltre i confini d’Israele, ma addirittura che i “lontani”, samaritani e pagani, sono talora più vicini a Dio di quelli che dovrebbero essergli più “prossimi”. Nella rivelazione evangelica, guarigione e salvezza sono spesso associate, e la salvezza appare significata e anticipata dalla guarigione. In fondo, quando la Bibbia parla di salvare l’uomo intende dire che “tutto l’uomo” (anima e corpo) sarà redento: liberato, guarito, salvato. Il verbo greco “sozo”, qui tradotto con “guarito”, è lo stesso termine che altrove viene tradotto con “salvato”. Ad esempio, in Luca 19,10, nell’episodio di Zaccheo, si usa il verbo “sozo” per dire che Gesù è venuto a salvare ciò che è perduto. Perciò qui la salvezza del samaritano non è da intendere solo come salvezza fisica, che ricevono anche gli altri nove lebbrosi, ma salvezza spirituale, che solo lui ottiene perché “torna” da Gesù. È la salvezza che si ottiene appunto per la fede e che introduce alla sequela dei discepoli di Gesù, aperta a tutti e non solo ai giudei. Oggi assistiamo ad una svalutazione culturale e teologica della salvezza, dovuta anche alla riscoperta della dimensione terapeutica della fede: la fede intesa come medicina per curare i mali fisici e psichici dell’uomo. E il perdono dei peccati? Ci si dimentica che il vero dramma dell’uomo è il peccato, che porta alla schiavitù, alla malattia, alla disperazione e paura, alla morte. Una salvezza senza perdono dei peccati è inutile e dannosa. Una salvezza che scade nella sola dimensione terrena, qui e ora, che non guarda oltre le cose che si vedono di questo mondo, è fugace e illusoria: è pura ideologia. È sotto gli occhi di tutti che a fronte di poche persone che “stanno bene fisicamente”, ce ne sono tante altre, uomini, donne e bambini innocenti, che soffrono ogni giorno: ci sono i non-guariti, i malati; ci sono le centinaia di profughi che scappano dalle guerre, dalla fame, dalle ingiustizie e dalla povertà. Purtroppo la psicologia da una parte e una certa teologia dall’altra stanno riducendo la salvezza a un semplice star bene, a una cura del corpo. Il rapporto salvezza-guarigione viene capovolto e la salvezza declinata a dilatazione del sé, a guarigione degli aspetti fisici e psichici dell’esistenza umana, per vivere così una vita espansa, piena. Ma senza il perdono dei peccati non c’è e non può esserci la “vita esuberante” di cui parla Gesù nel vangelo (Giovanni 10,10). La riscoperta della dimensione terapeutica della fede allora non può scadere in uno svuotamento del concetto biblico di salvezza, non può perdersi in un asservimento dello spirituale ai bisogni materiali dell’individuo, non può dimenticare la dimensione spirituale e il perdono dei peccati. In ultima analisi, non può dimenticare la croce di Cristo.

Paolo Mirabelli

27 settembre 2015

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.