Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il racconto della passione di Gesù secondo Giovanni è diverso, per certi aspetti, da quello dei sinottici, diverso ma complementare. E questa diversità e particolarità di Giovanni ci consentono di leggere in termini positivi la passione e la morte in croce di Cristo, che di per sé sono eventi negativi. Entriamo in tema. Il quarto evangelista ricorda solo occasionalmente i patimenti di Gesù. Egli descrive piuttosto il suo cammino trionfale verso la gloria, quella gloria che gli apparteneva “prima che il mondo fosse” (17, 5). Nel Getsemani Gesù si erge contro i suoi avversari fiaccandoli a terra. Un’intera corte e le guardie dei giudei indietreggiano e finiscono a terra quando egli dice: “Sono io” (18,6). Il processo davanti ad Anna e Caifa prima (18,18-24) e Pilato poi (18, 28-40) è sostenuto da Gesù dignitosamente. Egli sembra il giudice più che l’imputato. Pur incatenato, è sempre a testa alta di fronte agli accusatori e alle accuse. Non ha paura di rispondere al sommo sacerdote, e non teme di reagire contro il servo che ingiustamente lo schiaffeggia. L’interrogatorio da parte di Pilato mette in evidenza la sua innocenza e supremazia sul giudice e sugli accusatori. Egli è re, anzi è nato per regnare, e ha un regno che non è di questo mondo. Persino lo scherno dei soldati, con la corona di spine e il mantello di porpora, non fa che accentuare la regalità di Gesù. Non solo egli è re, ma è anche la verità, e chiede di essere ascoltato. Quando Pilato gli dice di avere il potere di liberarlo o di crocifiggerlo, Gesù, per nulla intimorito, gli risponde che tale autorità gli è data dall’alto (19, 11). La scena centrale del racconto della passione di Giovanni è quando Pilato fa uscire Gesù dall’interno del pretorio e, alla vista di tutto il popolo, pronuncia le famose parole: “Ecco l’uomo!” (19, 14), a noi meglio note in latino: “Ecce Homo”. Pilato senza altro non si rende conto che così facendo, come un araldo in forma profetica, sta confessando la messianicità di Gesù, dopo aver riconosciuto la sua innocenza: “Io non trovo in lui colpa alcuna” (19, 6). Non solo non c’è alcuna condanna sul suo conto, ma c’è il pubblico riconoscimento della sua reale dignità da parte di colui che meno te l’aspetti, Pilato. Possiamo dunque concludere questa breve riflessione con le parole stesse di Gesù: “Nessuno mi toglie la vita, ma la depongo da me” (10,18).

Paolo Mirabelli

21 aprile 2015

Gallery|Bibbiaoggi
Foto & Post della Gallery: 1680
Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.