Non so chi verrà eletto Presidente, spero solo che sia un uomo onesto e capace del ruolo che dovrà svolgere. Con ogni probabilità domani conosceremo il nome di colui che prenderà il posto lasciato da Napolitano. L’Italia non è una Repubblica presidenziale, come la Francia o gli Stati Uniti, è una Repubblica parlamentare, tuttavia il Presidente ha un ruolo non indifferente. Non è un semplice notaio. Ha il potere di sciogliere le Camere e di indire nuove elezioni politiche. È chiamato a vigilare perché i partiti politici rispettino la Costituzione. Può non firmare decreti e leggi che ritiene non costituzionali. Ma c’è un’altra cosa che tutti noi ci aspettiamo che faccia il nostro Presidente: porre rimedio alla corruzione della politica e dei politici. Siamo stanchi di sentire continui scandali e ruberie di vario tipo, che vedono coinvolti politici di destra, di sinistra e di centro. Come cristiano vorrei che il nostro Presidente si occupasse pure del rapporto tra laicità e chiesa. Un tema questo che continua a creare non pochi conflitti e tensioni. Per tanti anni l’Italia ha avuto una chiesa di Stato. Oggi, dopo il Concordato, non è più così. L’Italia non è più una nazione cattolica, anche se il cattolicesimo rimane il credo della maggioranza degli italiani, e il peso numerico e la presenza dello Stato Vaticano si fanno sentire nel nostro Paese. Il nostro è uno Stato laico, e uno Stato laico non può avere una religione, ma deve garantire libertà di culto a tutti. Infatti, l’Art. 3 della nostra Carta costituzionale afferma che “tutti i cittadini hanno pari dignità di fronte alla legge, senza distinzione di religione”. Ma dire Stato laico non significa sbarazzarsi delle chiese. Laicità non significa, a mio avviso, estromettere, ad esempio, dai pubblici dibattiti televisivi chi crede, senza ascoltarne più le ragioni, significa piuttosto non assumere per legge un punto di vista confessionale. I cristiani hanno una parola qualificata da dire non solo su questioni etiche, ma anche su questioni economiche: un modo per uscire dalla crisi è la proposta di una economia più evangelica e meno di mercato. La fede dei cristiani è certamente una questione privata ma ha una valenza pubblica non indifferente. Vorrei che le nostre istituzioni riconoscessero il ruolo e il valore formativo ed educativo che la presenza di una chiesa svolge in un determinato quartiere. Non è un caso che nelle nostre città i quartieri con più alto tasso di criminalità sono quelli dove c’è poca presenza di chiese e poca frequenza alla vita di fede. Nell’America coloniale, i revival furono un modello culturale e fonte d’ispirazione politica. In molti si richiamarono ai revivalisti per il modo di riunirsi, di vivere in comune la fede, di coinvolgere le persone, di dar corso a forme di autentica partecipazione democratica. Agli inizi del XIX secolo la maggiore esplosione di revivalismo si ebbe a Cane Ridge, nel Kentucky. Ogni singolo abitante del Kentucky ne fu coinvolto e vi prese parte, con cavalli e cani al seguito. Non so chi sarà il nuovo Presidente della Repubblica, ma pregherò Dio per lui (1 Timoteo 2,2).