Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Sempre più spesso la Bibbia viene paragonata alla letteratura greca classica. Sempre più spesso la Bibbia viene interpretata con gli stessi metodi che la critica moderna usa per la letteratura greca e del vicino Oriente Antico. Sempre più spesso nelle facoltà di teologia insegnano studiosi esperti di letteratura greca antica, che paragonano gli scritti di Mosè a quelli di Omero, l’ispirazione divina dello Spirito Santo alla guida delle muse, il viaggio di Abramo a quello di Ulisse, il cammino nel deserto di Israele al viaggio di Ulisse, il racconto della Genesi della creazione e della caduta alla teogonia di Esiodo o ai miti greci e Mesopotamici delle origini, i poeti greci ai profeti biblici. La Bibbia, in questo caso l’Antico Testamento visto che stiamo parlando di personaggi e di temi della Genesi, viene presentata come letteratura di Israele: non è più Dio che ha dato il Libro a Israele, ma è Israele che si è dato un libro in cui racconta le sue origine e le sue tradizioni. Non stupisce che ci sia chi paragoni i poeti lirici greci ai profeti biblici. Una breve presentazione dei poeti e della lirica greca permetterà subito di cogliere le differenze con i profeti biblici.


Esaurite le fonti dell’epica omerica e di quella esiodea, la fantasia letteraria greca trova nella lirica delle nuove forme espressive. La lirica greca si sviluppa nel corso del VII secolo avanti Cristo. È una poesia accompagnata dal canto e dalla musica: la lira, la cetra, il flauto. Non si narrano più le imprese degli eroi greci o degli dèi, come nell’epica, ma le sensazioni, le emozioni, gli stati d’animo del poeta e del pubblico a cui è rivolta, solitamente è destinata all’intrattenimento di un simposio. Il poeta si presenta come un “tecnico della parola”: colui che sa abilmente imitare e al tempo stesso riprodurre sia la tradizione sia la realtà alla quale le sue composizioni sono destinate. Il criterio in base al quale il poeta sceglie i suoi temi è rappresentato dall’“orizzonte tematico” del pubblico, cioè egli parla di ciò che l’uditorio vuole sentire in una certa situazione. Nella poesia, il poeta tiene conto degli orientamenti politici e delle convenzioni sociali di chi l’ascolta. Egli opera una rielaborazione continua dei temi e dei motivi, rinnovati per la necessità di adeguarli alle esigenze del pubblico. La poesia ha anche una funzione educativa, poiché si propone di trasmettere alle nuove generazioni le antiche tradizioni. La poesia incanta le menti degli ascoltatori, le plasma e le costringe ad assorbire il suo messaggio, in un processo di immedesimazione non individuale ma collettivo. L’ “io” del poeta non parla di sé come singolo, ma vuole offrire al pubblico un elemento di identificazione in cui si riconosce, perché condivide i presupposti culturali e le forme di quella società.


Da questo quadro sintetico emerge chiaramente che i poeti lirici greci sono legati a un determinato contesto storico e culturale, vecchio ormai di millenni. Alcuni temi e motivi della letteratura, antica e moderna, sono sempre veri perché parlano dell’uomo; e le passioni, il dolore, l’amore, la gelosia, la sofferenza non smetteranno mai di essere attuali. Ma non è vero che la letteratura greca contiene le risposte ai problemi dell’uomo di oggi. Noi non possiamo avvalerci delle loro risposte perché le loro domande sono rivolte a un mondo diverso dal nostro. Le loro risposte hanno perso significato perché le loro domande hanno perso significato per noi oggi. Accanto ai vecchi problemi, noi oggi abbiamo nuovi problemi ai quali bisogna rispondere in modo convincente.


La differenza tra i poeti lirici greci e i profeti biblici (e tra la letteratura greca e la Bibbia) è talmente evidente che non serve spenderci tante parole. Tuttavia è opportuno richiamare la figura del profeta e la funzione da lui svolta, nel suo e nel nostro tempo, perché permette di fare meglio il confronto. Il profeta è un uomo chiamato e inviato da Dio a trasmettere la Parola di Dio agli uomini. È un uomo libero che non cerca il consenso degli altri, non cerca gli applausi degli uomini. È un uomo libero di fronte alle strutture di potere sociale, politico e religioso. Egli è portatore di una parola che non è la sua, ma è Parola di Dio. Profeta non è uno che parla a nome suo, bensì uno che parla a nome di Dio; uno al servizio della Parola di Dio. Spesso inizia il suo oracolo dicendo: “Così dice il Signore”. La parola profetica non è sempre accolta dagli ascoltatori, e il profeta spesso viene rifiutato, schernito, oltraggiato, perseguitato, imprigionato e, a volte, paga con la sua vita (ma “la Parola di Dio non è incatenata”; 2 Timoteo 2,9). Poiché il profeta è un uomo di Dio, la sua parola ispirata è per sempre. Nei poeti lirici greci (e nella letteratura greca) è l’uomo che parla all’uomo; e ne parla alla maniera degli uomini, che un cristiano non può accettare. Nei profeti invece è Dio che ci parla.

Paolo Mirabelli

01 giugno 2023

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.