Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Quando ero bambino non avevamo la televisione (in paese solo una famiglia aveva la televisione) e la sera, accanto al caminetto, i nostri genitori ci raccontavano le storie passate, alcune vere e altre di fantasia. I libri erano costosi, e i contadini e i pastori non ne possedevano. A casa nostra c’era solo la Bibbia e diversi opuscoli su argomenti biblici. La nostra era una cultura orale che si trasmetteva da padre in figlio. Invece per quanto riguarda le storie e i racconti biblici, mio padre ci leggeva ogni giorno la Bibbia. Dopo tanti anni, dei racconti del nostro mondo contadino non rimane molto nella mia memoria. Anche se Aristotele diceva che “la memoria è lo scriba dell’anima”, i racconti orali con il tempo si confondono e lentamente si cancellano. La Bibbia invece è sempre là, sullo scaffale accanto al caminetto di casa, e le sue storie sono scritte e rimaste inalterate nel tempo.


Quando studiai teologia all’università e poi lettere classiche e cristiane mi resi conto che non c’era differenza nell’ascoltare una lezione su come sono nati i testi scritti di Omero o di Esiodo e i libri della Bibbia. Rimasi colpito anche per la coincidenza dei particolari. Una differenza riguardava la diversa figura del capo clan in Israele e dell’aedo nell’antica Grecia (l’aedo, una figura sacra, era il cantore, tradizionalmente ritenuto cieco, che trasmetteva le storie e i miti oralmente). Lasciamo da parte la letteratura greca e occupiamoci della Bibbia.


Come sono nati i libri della Bibbia? Fino al sorgere della critica moderna, a questa domanda ebrei e cristiani rispondevano che fu Dio a volere che la sua parola fosse scritta e conservata in un libro: fu il Signore che chiese a Mosè di scrivere in un libro la vittoria su Amalec, perché se ne conservasse il ricordo, e che gli chiese di scrivere la Torah; fu il Signore che chiese a Geremia di riscrivere il libro che era stato bruciato; fu il Signore che ispirò Paolo a scrivere le sue lettere. Poi è arrivata la critica storica e ha cominciato a dire che la Bibbia è una raccolta di tradizioni (umane) ritenute sacre da Israele e dalle prime chiese.


Per la critica storica, la Bibbia non è il Libro dato da Dio a Israele e alla chiesa (e al mondo), ma è il libro che Israele e la chiesa si sono dati: “è l’espressione dell’autocomprensione dell’antico Israele e della primitiva comunità cristiana”. Non è neppure un libro ispirato da Dio, ma è un libro che ispira Dio, che ispira pensieri su Dio. La Bibbia è una semplice raccolta umana di tradizioni religiose che ha raggiunto la sua forma finale attraverso un lungo processo creativo redazionale in cui sono state elaborate alcune tradizioni e lasciate da parte altre. Ecco come, secondo la critica, sarebbero nati i libri della Bibbia. In mezzo alle famiglie di Israele, di generazione in generazione, si raccontano e si trasmettono oralmente storie, fatti, usanze, miti, saghe, detti sapienziali. Con il tempo i racconti si trasformano e si formano i cicli di racconti, unificati attorno ad un personaggio (Abramo, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Elia). Intere genealogie, leggi, racconti, inni sacri, si conservano nella memoria e vengono ripetuti a ogni occasione, nel culto o nelle feste, dopo il lavoro o davanti al fuoco che arde. Le soluzioni date alle liti tra singoli diventano norme e leggi sempre più fisse che si raccolgono in collezioni. All’epoca della monarchia si fissano le tradizioni, ma è soltanto dopo l’esilio, quando si prepara la rinascita, che le scritture di Israele raggiungono la forma definitiva. Come Israele così la chiesa ha pensato di trasmettere i suoi libri, di commentarli, di farne l’alimento della fede. I detti e i fatti di Gesù sono prima trasmessi oralmente e poi messi per iscritto dalle prime chiese. È stata la fissazione del canone che ha interrotto il processo creativo e redazionale delle tradizioni.


Ovviamente tutta questa ricostruzione non ha fondamento biblico, ma si basa soltanto su un metodo storico-critico, usato per qualunque altro testo antico, di cui è lo studioso l’artefice. Sono molte le obiezioni e le domande che si possono porre a tale ricostruzione. Perché queste tradizioni e non altre? Chi ha deciso quali accogliere e trasmettere e quali no? Quali sono i criteri che stabiliscono la veridicità e l’attendibilità di una tradizione? Perché le tradizioni di Israele e della chiesa primitiva, nate in un contesto semitico e greco, dovrebbero essere normative per noi oggi? Perché la legge di Mosè e l’insegnamento di Gesù sul matrimonio e il divorzio, per esempio, dovrebbero essere vincolanti oggi? Se la Bibbia è il libro che Israele e la chiesa si sono dati, non c’è un vero motivo che la rende così importante e unica. Se invece la Bibbia è il Libro di Dio, come noi crediamo, le sue parole sono le parole di Dio rivolte a ogni uomo.

Paolo Mirabelli

01 maggio 2023

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.