Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Dopo l’episodio della missione (9,1-6) e quello della moltiplicazione dei pani (9,10-17), che hanno mostrato l’impegno dei discepoli, Gesù pone la grande domanda ai discepoli: Chi dice la gente che io sia e chi sono io per voi? La risposta è solenne: Gesù è il Cristo, il Messia, il Figlio di Dio. Gesù è colui che ogni discepolo deve seguire e annunciare senza paura (nonostante le eventuali minacce di Erode il tetrarca, 9,7-9). Dove è avvenuto questo dialogo tra Gesù e i discepoli e la confessione di Pietro? Non lo chiediamo a Luca, ma a Matteo e Marco. Il luogo è nelle parti di Cesarea di Filippo (Matteo 16,13; Marco 8,27). Luca non ci dice il luogo, ma ci fa sapere qualcosa di importante che Gesù fa prima di chiedere ai suoi discepoli. Egli è in preghiera in luogo solitario, come quando ha ricevuto la missione dal Padre (3,21-22) o come quando ha scelto i dodici apostoli (6,12-16). Gesù sempre prega nelle situazioni importanti. Ora egli vuole sapere chi è per i discepoli, ma prima si ritira in preghiera. Egli prega da solo: l’espressione “in disparte” è riferita a lui solo. È in disparte in preghiera come nel Getsemani. Dopo aver pregato, vuole sapere dai suoi discepoli che cosa la gente pensa di lui e, soprattutto, chi è lui per i discepoli. Le risposte della gente sono diverse: “Alcuni dicono… altri… altri”. Per la gente Gesù è Giovanni Battista, oppure Elia o uno degli antichi profeti risuscitato. Le cose che la gente andava dicendo sulla identità di Gesù, che i discepoli riferiscono nella loro risposta, sono le stesse (nella forma) che erano state date ad Erode (9,7-8) quando si era informato su Gesù. Per le folle, Gesù non si distingue da coloro che Dio ha inviato al suo popolo durante i secoli passati; ma è uno di loro o tutt’al più è il precursore del Messia. Per i discepoli, invece, Gesù è davvero il Cristo inviato da Dio. Il vangelo di Matteo dice che Gesù è “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Marco dice semplicemente: “il Cristo”. Per Luca egli è: “il Cristo di Dio”. Gesù accetta la confessione di Pietro e dei discepoli, di cui Pietro è il portavoce, ma comanda loro di non dirlo a nessuno. I discepoli non possono per ora parlare di Gesù come il Cristo perché la gente (e molti discepoli stessi) non è disposta ad accettare un Messia sofferente, un Messia rigettato dai capi religiosi e dai detentori del potere. Dopo la risurrezione Gesù dà il mandato ai discepoli di predicare apertamente il suo Vangelo in tutto il mondo, cosa che essi fecero riferendo a tutti la sua identità di Cristo, Signore, Salvatore e Figlio di Dio.


Se altrove nei vangeli molti si chiedono chi è Gesù, ora è egli stesso che vuole sapere che cosa gli altri pensano di lui. Il “sondaggio d’opinione” avviene interrogando i discepoli, che si dimostrano ben informati, ripetendo le voci che circolano sul suo conto. Per la folla Gesù non è ancora il Cristo di Dio. Il parametro è chiaro: per il suo modo di comportarsi e di parlare, Gesù assomiglia tanto a quei profeti dell’Antico Testamento. Gesù vuole sapere ora che cosa pensano i suoi discepoli di lui. È Pietro a rispondere per tutti: Tu sei “il Cristo di Dio”. Finora Gesù è chiamato “Cristo” soltanto. Ora acquista rilevanza pure l’inciso “di Dio”. Si potrebbe cogliere nella domanda che Gesù rivolge ai discepoli la prospettiva teologica alla quale orienta il vangelo di Luca: “E voi, chi dite che io sia?”. Chi è Gesù per il discepolo? Nella sequela quotidiana dietro questo maestro così discusso, così misterioso, il discepolo ha il coraggio di fissare lo sguardo sul volto autentico di Gesù e sulla sua vera identità? E quali tratti di questo volto riesce a cogliere? Chi è veramente Gesù? Un altro nome di un profeta in una successione di profeti? Un altro uomo inviato da Dio come tanti? Per Pietro e gli altri discepoli Gesù è il Cristo di Dio. Egli è il Cristo di Dio perché è il Figlio di Dio e perché è il Figlio dell’uomo, l’umile servo che dona la sua vita per gli altri.


Quali implicazioni ha nella vita del discepolo questa confessione di fede? Di fronte a questo volto e identità il discepolo deve compiere una conversione, un cammino di accettazione della rivelazione di Dio, perché siano cancellate quelle pretese dell’uomo che diventano pietra di inciampo e venga accolta la rivelazione del Servo sofferente, del Cristo crocifisso. Proprio perché Gesù è il Cristo di Dio affronta il sacrificio della croce. Dunque, la croce come paradosso di identità del Cristo. Croce che è pazzia per i gentili e scandalo per i giudei, ma per noi che crediamo è potenza e sapienza di Dio. E per concludere ancora una parola per i discepoli, ai quali Gesù domanda: E voi, chi dite che io sia? Dalla risposta a questa domanda dipende la serietà e l’impegno di ogni discepolo nel seguire Gesù, nel seguirlo fino in fondo, fino a dare la vita per lui.

Paolo Mirabelli

20 gennaio 2023

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.