Dopo l’episodio della missione (9,1-6) e quello della moltiplicazione dei pani (9,10-17), che hanno mostrato l’impegno dei discepoli, Gesù pone la grande domanda ai discepoli: Chi dice la gente che io sia e chi sono io per voi? La risposta è solenne: Gesù è il Cristo, il Messia, il Figlio di Dio. Gesù è colui che ogni discepolo deve seguire e annunciare senza paura (nonostante le eventuali minacce di Erode il tetrarca, 9,7-9). Dove è avvenuto questo dialogo tra Gesù e i discepoli e la confessione di Pietro? Non lo chiediamo a Luca, ma a Matteo e Marco. Il luogo è nelle parti di Cesarea di Filippo (Matteo 16,13; Marco 8,27). Luca non ci dice il luogo, ma ci fa sapere qualcosa di importante che Gesù fa prima di chiedere ai suoi discepoli. Egli è in preghiera in luogo solitario, come quando ha ricevuto la missione dal Padre (3,21-22) o come quando ha scelto i dodici apostoli (6,12-16). Gesù sempre prega nelle situazioni importanti. Ora egli vuole sapere chi è per i discepoli, ma prima si ritira in preghiera. Egli prega da solo: l’espressione “in disparte” è riferita a lui solo. È in disparte in preghiera come nel Getsemani. Dopo aver pregato, vuole sapere dai suoi discepoli che cosa la gente pensa di lui e, soprattutto, chi è lui per i discepoli. Le risposte della gente sono diverse: “Alcuni dicono… altri… altri”. Per la gente Gesù è Giovanni Battista, oppure Elia o uno degli antichi profeti risuscitato. Le cose che la gente andava dicendo sulla identità di Gesù, che i discepoli riferiscono nella loro risposta, sono le stesse (nella forma) che erano state date ad Erode (9,7-8) quando si era informato su Gesù. Per le folle, Gesù non si distingue da coloro che Dio ha inviato al suo popolo durante i secoli passati; ma è uno di loro o tutt’al più è il precursore del Messia. Per i discepoli, invece, Gesù è davvero il Cristo inviato da Dio. Il vangelo di Matteo dice che Gesù è “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Marco dice semplicemente: “il Cristo”. Per Luca egli è: “il Cristo di Dio”. Gesù accetta la confessione di Pietro e dei discepoli, di cui Pietro è il portavoce, ma comanda loro di non dirlo a nessuno. I discepoli non possono per ora parlare di Gesù come il Cristo perché la gente (e molti discepoli stessi) non è disposta ad accettare un Messia sofferente, un Messia rigettato dai capi religiosi e dai detentori del potere. Dopo la risurrezione Gesù dà il mandato ai discepoli di predicare apertamente il suo Vangelo in tutto il mondo, cosa che essi fecero riferendo a tutti la sua identità di Cristo, Signore, Salvatore e Figlio di Dio.
Se altrove nei vangeli molti si chiedono chi è Gesù, ora è egli stesso che vuole sapere che cosa gli altri pensano di lui. Il “sondaggio d’opinione” avviene interrogando i discepoli, che si dimostrano ben informati, ripetendo le voci che circolano sul suo conto. Per la folla Gesù non è ancora il Cristo di Dio. Il parametro è chiaro: per il suo modo di comportarsi e di parlare, Gesù assomiglia tanto a quei profeti dell’Antico Testamento. Gesù vuole sapere ora che cosa pensano i suoi discepoli di lui. È Pietro a rispondere per tutti: Tu sei “il Cristo di Dio”. Finora Gesù è chiamato “Cristo” soltanto. Ora acquista rilevanza pure l’inciso “di Dio”. Si potrebbe cogliere nella domanda che Gesù rivolge ai discepoli la prospettiva teologica alla quale orienta il vangelo di Luca: “E voi, chi dite che io sia?”. Chi è Gesù per il discepolo? Nella sequela quotidiana dietro questo maestro così discusso, così misterioso, il discepolo ha il coraggio di fissare lo sguardo sul volto autentico di Gesù e sulla sua vera identità? E quali tratti di questo volto riesce a cogliere? Chi è veramente Gesù? Un altro nome di un profeta in una successione di profeti? Un altro uomo inviato da Dio come tanti? Per Pietro e gli altri discepoli Gesù è il Cristo di Dio. Egli è il Cristo di Dio perché è il Figlio di Dio e perché è il Figlio dell’uomo, l’umile servo che dona la sua vita per gli altri.
Quali implicazioni ha nella vita del discepolo questa confessione di fede? Di fronte a questo volto e identità il discepolo deve compiere una conversione, un cammino di accettazione della rivelazione di Dio, perché siano cancellate quelle pretese dell’uomo che diventano pietra di inciampo e venga accolta la rivelazione del Servo sofferente, del Cristo crocifisso. Proprio perché Gesù è il Cristo di Dio affronta il sacrificio della croce. Dunque, la croce come paradosso di identità del Cristo. Croce che è pazzia per i gentili e scandalo per i giudei, ma per noi che crediamo è potenza e sapienza di Dio. E per concludere ancora una parola per i discepoli, ai quali Gesù domanda: E voi, chi dite che io sia? Dalla risposta a questa domanda dipende la serietà e l’impegno di ogni discepolo nel seguire Gesù, nel seguirlo fino in fondo, fino a dare la vita per lui.