Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Giovanni è l’evangelista che più tratta i temi della vita nel suo vangelo. Mentre Matteo tratta il tema della vita 7 volte, Marco 4 volte, Luca 5 volte, Giovanni lo tratta per ben 39 volte. Il tema della vita, la parola vita, la pienezza della vita è il filo conduttore del vangelo di Giovanni. Il tema della vita fa parte del progetto di Dio per l’uomo. Nel prologo si dice che in lei (la Parola, Gesù) era la vita e la vita era la luce degli uomini (1,4). Per luce nell’ebraismo si intendeva la legge, mentre in Giovanni è Gesù la luce degli uomini. Chi accoglie Gesù trova la vita e la luce. Giovanni nel suo vangelo non fa che raccontare i gesti di vita compiuti da Gesù (dal paralitico al cieco nato e al morto risuscitato). Nella risurrezione di Lazzaro, narrata nel capitolo 11, il tema della vita appare in ogni gesto e parola di Gesù. In questo studio ci soffermiamo nella parte finale della risurrezione di Lazzaro (11,38-44), cercando di fare emergere il tema della vita in diversi particolari del racconto.


Dopo l’incontro con Marta e Maria, Gesù si reca al sepolcro di Lazzaro. L’evangelista Giovanni ci descrive il luogo: “Era una grotta e una pietra era posta all’apertura” (11,38). Gesù dà l’ordine di togliere la pietra dal sepolcro, nonostante le perplessità di Marta: “Signore, puzza già, perché siamo al quarto giorno” (11,39). Questo particolare del cattivo odore ci permette di cogliere un contrasto con quanto accadrà una settimana dopo la morte di Lazzaro, quando Maria spargerà il profumo su Gesù (capitolo 12): mentre la morte puzza, la vita profuma. La comunità deve saper scoprire la vita capace di superare la morte e il suo cattivo odore, la vita che soltanto Gesù può dare. Ancora troppe cose sono tenute chiuse nei sepolcri e per questo puzzano. Troppo spesso si mette una pietra sopra tante cose che si ritiene sotterrate definitivamente.


Tolsero dunque la pietra. Gesù alzò gli occhi e ringraziò il Padre che lo esaudiva sempre. Gesù non chiede, ma ringrazia. Anche in questo particolare possiamo cogliere tratti di teologia e spiritualità della preghiera che nasce dalla comunione di vita con Dio: chi ha fatto una esperienza forte di Dio nella sua vita, ringrazia il Padre. Quando si chiede c’è sempre l’incertezza o la speranza che venga esaudita la richiesta fatta; invece quando si ringrazia il Padre c’è la certezza che egli vive in noi per lo Spirito. Le nostre preghiere non devono essere solo delle richieste (spesso somigliano all’elenco della spesa), ma dei continui ringraziamenti a Dio per ciò che ci ha dato, ci dà e ci darà.


Dopo aver ringraziato il Padre, Gesù gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!” (11,43). E Lazzaro venne fuori da quella tomba in cui la morte lo aveva rinchiuso da tre giorni. Se Gesù avesse detto: “Morto, vieni fuori”; tutti i morti sepolti nel cimitero sarebbero venuti fuori, ma questo avverrà alla fine dei tempi. Gesù ha chiamato Lazzaro per nome perché ha voluto che solo Lazzaro venisse fuori dalla tomba e dalla morte. Un giorno, alla fine dei tempi, tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la voce del Figlio di Dio e risusciteranno dalla morte per non morire mai più. Ma perché gridare a gran voce? Certamente perché tutti i presenti udissero, ma il grido di Gesù collega questo episodio alla guarigione del paralitico della piscina del capitolo 5: nel discorso che ne seguì, Gesù disse che i morti che udranno la sua voce verranno fuori dai sepolcri in risurrezione di vita. L’evangelista così crea un collegamento tra l’episodio del paralitico, quello del cieco nato e la risurrezione di Lazzaro: sono tutti episodi che narrano come Gesù dona la vita in pienezza.


Il morto uscì con i piedi e le mani avvolti da bende e il volto coperto da un sudario. Come ha potuto Lazzaro uscire, se aveva i piedi e le mani legati? A piccoli passi (come facevano i bambini quando giocavano legati), oppure assistiamo qui a un miracolo nel miracolo. Negli ordini che impartisce in questo episodio della risurrezione di Lazzaro, Gesù non si identifica mai con gli altri: è la comunità che deve operare un cambiamento di mentalità e una conversione verso la vita.


Infine, Gesù disse loro: “Scioglietelo e lasciatelo andare” (11,44). In questi due ordini conclusivi di Gesù c’è una delle chiavi di lettura dell’episodio. Gesù non restituisce il morto risorto alle sorelle, Marta e Maria, bensì chiede che venga lasciato andare. Il verbo “andare” è lo stesso verbo che Gesù (e l’evangelista) adopera per indicare il suo cammino (il suo andare) verso il Padre. Il cristiano e la comunità devono mettersi in cammino per andare verso il Padre, se vogliono lasciare la morte (e il suo cattivo odore) e il dolore per la perdita delle persone care. È in questo andare verso il Padre con e in Gesù che noi ci allontaniamo dalla morte per vivere la vita in pienezza.

Paolo Mirabelli

09 gennaio 2023

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

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