Con il capitolo 30 si conclude qui il terzo discorso di Mosè (27,1-30,20) al popolo d’Israele, sul confine della terra promessa. Dopo il lungo capitolo 28 sulle benedizioni e maledizioni, e dopo il capitolo 29 sul patto rinnovato e le conseguenze della disubbidienza, il Deuteronomio riporta ora queste parole di Mosè a Israele sulle promesse di Dio. “Le cose occulte appartengono al Signore, ma le cose rivelate sono per noi, perché mettiamo in pratica le parole della legge” (29,28): queste parole introducono il commento al nostro testo, poiché ne riassumono le due parti. La prima: c’è ancora una speranza per il popolo del patto, né le maledizioni né il giudizio sono l’ultima parola. Il futuro del popolo di Dio non è determinato dal fato o nelle mani di un destino cieco e inevitabile. Nonostante le incertezze dovute alla disubbidienza, il Signore porta avanti il suo piano di salvezza. La seconda: le cose rivelate (e scritte), vale a dire la legge di Mosè, devono essere osservate e il comandamento ubbidito. Diversi elementi presenti nel testo ci permettono di cogliere anche una lettura cristologica, come fa l’apostolo Paolo.
Il Signore farà ritornare i dispersi, li raccoglierà fra i popoli (30,1-10). Il testo profetizza il ritorno e la ricostruzione d’Israele dopo la cattività. Dio interverrà di nuovo a favore del popolo del patto e lo ricondurrà nel paese dei padri. Dopo che le benedizioni e le maledizioni si saranno realizzate, il popolo sarà nella condizione di saper leggere gli eventi con la guida della Scrittura, alla luce della “teologia della Parola”, e rendersi conto che le vicende della sua storia, come l’esilio, sono legate alle cose dette da Dio: non sono una fatalità, non sono il normale corso degli eventi che accadano a caso, non sono il naturale estinguersi di una nazione già decrepita, ma sono in riferimento a Dio. Non è il caso o il fatale destino della storia che governa il mondo, ma Dio il Signore. La vita stessa è un dono di Dio, che apre delle possibilità a chi si converte con tutto il cuore e con tutta l’anima; a chi ascolta, ama e ubbidisce ai comandamenti. Il Signore dona un cuore per comprendere, degli occhi per vedere, delle orecchie per udire (29,3). Il Signore circoncide il cuore di chi è in ascolto della sua voce, affinché vi sia una vera conversione, e “tu ami il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima, e così tu viva” (30,6). Al lettore e alla comunità in ascolto, il testo dice: Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori. Dobbiamo fare spazio a Dio e lasciarci guidare da lui.
Ma che cosa Dio chiede al popolo? E le cose che il Signore chiede, il popolo è in grado di farle? A queste domande il Deuteronomio risponde in modo rassicurante (30,11-14). Ciò che Dio chiede è mettere in pratica la sua parola, che non è troppo difficile, né troppo lontana. La parola è vicina a te, nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica. Queste parole vogliono persuadere gli ascoltatori e lettori circa la praticabilità del contenuto del libro. Il messaggio è impegnativo, perché totalizzante, ma la pretesa radicale del Deuteronomio non rimane un’utopia: è traducibile nella vita. Il cielo era un punto inarrivabile per l’uomo di allora e il mare, per un popolo come Israele estraneo alla navigazione, era inaccessibile e sconosciuto. Le immagini servono per far capire a tutti che non esistono barriere insormontabili tra la Parola di Dio e il cuore umano. L’intimità del comandamento è un tema caro al Deuteronomio. Il lettore deve evitare la tentazione di ritenere il messaggio del libro impraticabile, poiché è una realtà già presente in lui. Paolo riprenderà il contenuto di questa lettura in Romani 10,6-8 in chiave cristologica.
“Oggi io metto davanti a te la vita e la morte: scegli la vita” (30,15-20). Nel primo discorso Mosè pone davanti a Israele il paese, perché vi entri e ne prenda possesso (1,8). Ma la generazione uscita dall’Egitto, eccetto pochi, ha scelto la disobbedienza a Dio. La conseguenza è stata la distruzione e la morte. Ora in questo discorso di Mosè, sul confine della terra promessa, risuona l’eco di quelle parole. “Oggi io pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male: scegli la vita!”. Quanti Salmi invitano a scegliere tra la via del bene e la via del male, tra la vita e la morte, tra l’obbedienza a Dio e la disubbidienza. Tutta la Bibbia invita a scegliere Dio per avere la vita. Il Deuteronomio dice che la vita e le benedizioni sgorgano dall’ubbidienza ai comandamenti di Dio. Il comandamento dona vita e benedizioni perché è parola di Dio, perché è Dio che promette la vita e le benedizioni a chi gli ubbidisce, perché rivela che “il Signore è la tua vita” (30,20). Scegliere l’ubbidienza, in definitiva, significa scegliere la vita, scegliere Dio, il Signore della vita.