Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Nonostante i problemi che presenta al lettore moderno, questo capitolo corona degnamente i libri di Samuele e la storia del regno di Davide. Forse è difficile accettare l’idea che in fondo sia stato Dio ad incitare Davide a fare il censimento, lo stesso Dio che poi farà punire il popolo. Perché il Signore dovrebbe istigare un atto che poi sarà punito? Una prima risposta a questa domanda potrebbe essere questa: noi non conosciamo tutte le vie del Signore, le sue intenzioni e i suoi pensieri, e il racconto non ci dice tutto ciò che vorremmo sapere, perciò non possiamo pretendere di capire perfettamente tutte le azioni e l’agire di Dio. Inoltre, il Signore non è tenuto a spiegarci ogni cosa e non è tenuto a doversi giustificare. Sappiamo però che tutto ciò che egli fa, è giusto. Il Dio di questo racconto non si può comprendere a partire dal concetto tradizionale che abbiamo di Dio. Dio è altro, egli è oltre i nostri pensieri. Questo racconto però ha una sua logica e una sua teologia ben precise. La teologia di questo racconto presuppone che Dio sia la causa prima di qualunque cosa accade. In un mondo dove non vi sono cause secondarie, il Signore è l’unica causa di tutto. Pertanto siamo di fronte a una affermazione logica e teologica, nella quale lo scrittore ammette il predominio assoluto di Dio su tutto. In fondo la frase “il Signore incitò Davide contro Israele” non è poi così dissimile dalla frase “il Signore indurì il cuore di faraone” (Esodo 10,1.20). Dio però non può in alcun modo essere la causa del male e del peccato dell’uomo. Per questo motivo, la riflessione biblica posteriore precisa che fu Satana a istigare e a fare peccare Davide nel censimento (1 Cronache 21,1).


Nonostante il censimento e la peste, il secondo libro di Samuele termina con una nota di speranza e una visione aperta al futuro. Paragonando questo capitolo alla storia del diluvio, uno studioso così commenta: “Una nuova benedizione scaturisce dalla punizione e dalla distruzione”. L’aia di Arauna il gebuseo è il luogo dove in seguitò verrà costruito il tempio di Gerusalemme; l’aia si trovava sul monte Morià (2 Cronache 3,1), cioè nello stesso luogo dove Abramo doveva sacrificare suo figlio Isacco (Genesi 22,2). L’intervento di Dio, che fa cessare la peste, ha come risultato il possesso del luogo (aia e campo) dove verrà costruito il tempio di Salomone (1 Cronache 21,27-22,1). Sembra che il racconto di questo capitolo abbia anche lo scopo di spiegare in che modo quell’aia diventa il luogo del tempio. Nei libri di Samuele l’unica istituzione che ancora manca è proprio il tempio di Gerusalemme. Sarà Salomone colui che lo edificherà, ma il re Davide fece tutti i preparativi per la costruzione del tempio. Il racconto di questo capitolo 24, iniziato con Dio che istiga Davide contro Israele, si conclude con la nota che il Signore fa cessare il flagello contro il popolo.


24,1-9. “Di nuovo”: allude alla carestia del capitolo 21.  Sembra che lo scopo del censimento fu la riorganizzazione del sistema fiscale, del servizio militare e dei lavori forzati; fu fatto in vista della coscrizione (arruolamento) militare e delle tasse. Davide fece il censimento con disegni ambiziosi: introdurre imposte con aggravio del popolo e calcolare la forza militare del regno. Generalmente si pensa che nel fare il censimento Davide peccò di arroganza, poiché prese per sé una prerogativa di Dio. Voler fare un censimento implicava anche una mancanza di fede nel Signore come colui che combatte a fianco di Israele. Contare gli uomini che sono abili al servizio militare è una mancanza di fiducia verso Dio: ci si appoggia su mezzi umani piuttosto che su Dio. Persino Ioab si rese conto che fare il censimento era un passo falso, una violazione della volontà di Dio, e tentò di dissuadere Davide da quella iniziativa. Alla fine persino il re Davide riconobbe di aver peccato. Il censimento fu fatto (in senso antiorario) da Dan fino a Beer-Sceba: cioè fu completo, anzi si estese al di là dei confini tradizionali di Israele.


24,10-17. Davide riconobbe di avere agito da stolto, di aver sbagliato; confessò il suo peccato e si pentì. Doveva essere punito, ma poteva scegliere fra tre punizioni differenti: carestia, guerra, peste. Dei tre flagelli, scelse quello che più dipendeva da Dio, e non dagli uomini, cioè la peste, temendo la crudeltà degli uomini e sperando nella bontà di Dio. “Il Signore si pentì e disse: Basta!”.


24,18-25. “Arauna il gebuseo”: in 1 Cronache 21,18 viene chiamato con altra ortografia, “Ornan il gebuseo”, che possedeva una aia in cima a un colle a nord della città di Davide, dove sorse più tardi il tempio Salomone. Dio è colui al quale non si può nascondere nulla. Dio non ignora le malefatte di Davide, non vi passa sopra, ma usa bontà e misericordia.

Paolo Mirabelli

12 dicembre 2022

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