Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

L’annuncio della nascita di Gesù ai pastori di Betlemme si compone di due parti o quadri: la notizia dell’angelo ai pastori e il canto del Gloria (2,8-14); la visita dei pastori al bimbo (2,15-20). Dal testo noi abbiamo tratto alcuni versetti (2,8-12) per lo studio e la meditazione. Ogni parola usata da Luca in questo testo è profondamente piena di significato biblico e teologico.


Nell’impero romano era consuetudine annunciare la nascita di chi che doveva diventare imperatore. Qui si annuncia la nascita di colui che è chiamato Salvatore, Cristo e Signore.  E la buona notizia, la gioia e la pace, arriva prima ai poveri e agli umili; prima ai pastori, non ai notabili di questo mondo che vivono nei palazzi. Nel giudaismo dell’epoca, i pastori rientravano nella categoria delle persone umili, a motivo della loro ignoranza e del poco rispetto che nutrivano per i capi. Non si dice nulla sulla data o periodo in cui i pastori facevano la guardia al gregge, non sappiamo se era d’inverno o d’estate. È probabile che gli agnelli fossero quelli destinati ai sacrifici del tempio.


Le apparizioni degli angeli sono due. La prima, un angelo appare ai pastori per dare la notizia della nascita di Gesù. La seconda, assieme all’angelo messaggero appare una moltitudine di angeli che dà gloria a Dio. Il verbo greco epeste (si presentò) è tipico di Luca: su 21 volte in cui ricorre nel Nuovo Testamento, 18 appartengono a Luca (7 al vangelo e 11 agli Atti degli Apostoli). Il nome angelos (angelo) è senza articolo: e questo ha indotto alcuni a pensare che l’angelo che apparve ai pastori fosse Gabriele, menzionato in precedenza. La gloria del Signore risplendé: è un dato caratteristico delle teofanie dell’Antico Testamento. La gloria di Dio si manifesta solitamente o con una nuvola o con una luce. In questo caso, essendo notte, prende la forma della luce. Una luce avvolge i pastori. Luca usa pure il senso di splendore contenuto nel termine greco doxa, che traduce l’ebraico kabod. Non temete: è una reazione naturale di fronte alla manifestazione del divino. Vi annuncio: il verbo euangelizomai (evangelizzare) è proprio di Luca e di Paolo, i quali si ispirano al profeta Isaia. Una grande gioia: l’evento annunciato è un fatto in sé ma anche un motivo di grande gioia. La gioia è il tema tipico di Isaia 9. Il termine gioia è spesso associato con salvezza nel vangelo di Luca. La gioia è per tutto Israele, primo destinatario delle profezie messianiche. Infatti, il termine laos per Luca indica normalmente il popolo di Israele.


Dopo i versetti introduttivi si giunge al contenuto del vangelo dell’angelo. Il versetto 11 espone la notizia e il motivo della gioia, mentre nel verso 12 viene dato il segno ai pastori per riconoscere il bambino Gesù. Nelle parole contenute nel vangelo dell’angelo si distinguono i seguenti punti: 1) il fatto, è nato; 2) il luogo, nella città di Davide; 3) il tempo, oggi, cioè il giorno in cui l’angelo parla (oggi indica sia il giorno in cui viene data la notizia sia l’oggi della salvezza, iniziato con la venuta di Gesù); 4) i destinatari dell’annuncio espressi con il pronome riflessivo vi, cioè i pastori; 5) i titoli con i quali si designa il bambino, Salvatore, Cristo, Signore.


Salvatore: in greco soter. Salvatore è qui senza articolo. È la prima volta che appare questo termine che traduce in greco il nome Gesù. Nell’Antico Testamento, salvatore è solitamente applicato a Dio solo, specialmente nei Salmi e nei Profeti. È sempre il Signore che appare nell’atto di salvare il suo popolo dal faraone o dal re di Babilonia. Nel messianismo giudaico è riservato a Dio. In Paolo e nel Nuovo Testamento diventa una professione di fede, un il titolo applicato di solito a Gesù. Persino il nome Gesù parla di salvezza. Cristo: in greco christos, che significa unto, è qui applicato al Messia Gesù. Nell’Antico Testamento, l’unzione veniva fatta al sacerdote, al re, al profeta. Gesù è l’unto per eccellenza, in quanto sacerdote, re e profeta. Signore: greco kyrios, nel Nuovo Testamento è usato con molta frequenza ed è applicato di solito a Gesù. È senz’altro una delle confessioni di fede più antiche con la quale si riconosceva Gesù quale Signore (Romani 10,9). Dopo la risurrezione di Gesù, l’ordine dei termini è invertito in “Signore e Cristo” (Atti 2,36).


Dopo l’annuncio, l’angelo dà ai pastori il segno che serve a identificare il bambino e a confermare la veridicità dell’annuncio. Un segno non straordinario, come ci si sarebbe aspettato, bensì comune. Un segno composto da due atti. Il primo, il bambino è avvolto in fasce o in pannolini. Il secondo, il bambino è posto in una mangiatoia. Questo bambino avvolto in fasce e posto in una mangiatoia, in realtà è Salvatore, Cristo e Signore.

Paolo Mirabelli

09 dicembre 2022

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.