Nel vangelo di Giovanni si parla di un “misterioso” discepolo di Gesù che non viene chiamato per nome, ma viene indicato semplicemente come “il discepolo amato”. La prima volta che compare è nel contesto dell’ultima cena (capitolo 13), chinato sul petto di Gesù; l’ultima volta è alla fine del vangelo (capitolo 21). Chi è questo discepolo amato? Alcuni dicono che sia un puro simbolo del perfetto discepolo di Gesù (Loisy), o della scuola di pensiero giovannea (Kragerud). Per Bultmann il discepolo amato rappresenta la chiesa ellenistica in contrasto con la chiesa giudaica rappresentata da Pietro. Altri dicono che il discepolo amato rappresenti il carisma, mentre Pietro l’istituzione. Si sente spesso dire che ogni cristiano è il discepolo amato da Gesù. È vero che il vangelo di Giovanni fa largo uso del simbolo, della dimensione simbolica; come è pur vero che ogni cristiano è amato da Gesù. Sono tutte risposte interessanti, che offrono motivi di riflessione, ma non dobbiamo ridurre il discepolo amato a un puro simbolo (una figura immaginaria, letteraria), né negare che si tratti di una persona reale. Il discepolo amato è innanzitutto un personaggio storico, come lo è Pietro, Natanaele, Nicodemo, Lazzaro, Tommaso, la Samaritana, Maria Maddalena. Di molti personaggi dei vangeli non conosciamo i loro nomi, eppure non neghiamo che si tratti di persone reali. Ogni personaggio del vangelo ha una dimensione esemplare. Ogni personaggio biblico è per noi un esempio positivo o negativo: per questo cerchiamo di imitare la sua fede o di non fare i suoi errori. La spiegazione più convincente è che il discepolo amato sia lo stesso Giovanni, l’autore del quarto vangelo.
Cinque sono i riferimenti al discepolo amato nel vangelo di Giovanni. La prima menzione si trova in 13,23-25. Gesù è a tavola con i suoi discepoli e, turbato nello spirito, annuncia che uno dei dodici apostoli lo tradirà. È un momento di profonda commozione e tristezza, di grande intensità emotiva: fare la volontà del Padre porta Gesù ad accettare il tradimento da parte di uno dei suoi discepoli. È Giuda che si fa strumento nelle mani di Satana, che gli permette di entrare in lui. Dopo aver preso il boccone, in quella stessa notte di grande intimità, Giuda esce e si reca dai capi giudei per vendere Gesù per denaro. Il discepolo amato si presenta in antitesi rispetto a Giuda. Nel descrivere la scena, l’evangelista dice che era sul seno di Gesù. L’unico altro luogo del quarto vangelo dove il termine kolpos (seno) compare è il prologo: “l’unigenito Figlio che è nel seno del Padre” (1,18). Questo suggerisce un parallelo: come il Figlio è nell’intimità del Padre, così il discepolo amato sta adagiato sul seno di Gesù. La particolare posizione di questo discepolo (che evoca quella del neonato sul seno della madre) indica intimità e implica amicizia, confidenza, familiarità. Questa posizione ci dice pure che il discepolo amato è nel cuore del kerygma, perciò la sua testimonianza è veritiera, credibile. Ogni discepolo di Gesù deve ricercare intimità con il Maestro, e non accontentarsi di stare a tavola con lui. In Giovanni 18,15 sembra che il riferimento a “l’altro discepolo” che è con Pietro, conosciuto dal sommo sacerdote, sia il discepolo amato, ma non è detto esplicitamente. La seconda menzione è quella sotto la croce (19,26-27). Il discepolo amato è uno dei pochi discepoli, oltre alle pie donne, che segue Gesù fino alla croce; gli altri sono scappati, persino Pietro. A lui, che è ai piedi della croce con Maria e le altre donne, Gesù affida sua madre: “e da quel momento il discepolo la prese in casa sua”. La terza menzione è nella scena del sepolcro vuoto (20,1-10). Constatato che il sepolcro di Gesù è vuoto, la Maddalena corre ad avvisare Pietro e il discepolo amato. I due corrono immediatamente verso il sepolcro. Il discepolo amato giunge per primo al sepolcro, perché corre più veloce, ma non entra. Pietro entra per primo. Poi anche il discepolo amato entra, “e vide e credette”. Lui è l’unico dei discepoli che crede senza ancora aver visto il Signore risorto. La quarta menzione (la prima dopo la risurrezione di Gesù) è riportata dopo la pesca miracolosa operata dal Risorto sul mar di Tiberiade. È il discepolo amato che sa riconoscere dal miracolo (o segno) che lo sconosciuto sulla riva del mare è il Signore. La quinta menzione si trova nel dialogo tra Gesù e Pietro (21,20). Dopo il “mi ami”, Pietro, voltatosi, vede venire dietro il discepolo amato, descritto come “colui che segue” (in greco è un participio) il Signore Gesù.
Il discepolo amato è colui che è presente nella vita di Gesù: è presente durante la cena, ai piedi della croce e alla risurrezione. È uno dei primi discepoli che segue Gesù (1,40). È anche colui che rende testimonianza dei fatti evangelici e che ha scritto il quarto vangelo (21,24).