Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Uno dei tanti insegnamenti che il libro di Giona ci dà è che la predicazione ha successo nonostante il predicatore. Dio chiama Giona e lo manda a predicare a Ninive, la grande città, ma già all’inizio Giona fugge lontano dal Signore; e non è l’unico: anche il Geremia delle confessioni e l’Elia sceso dal monte Carmelo vorrebbero fuggire. Si fa prendere dall’ira quando la sua missione ha successo, fino a desiderare la morte, e si deprime a causa della pianta di ricino quando il Signore la fa seccare. Quando per la prima volta nel libro udiamo il contenuto della sua predicazione, Giona dice: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”. Non sembra l’annuncio di una buona notizia per i niniviti, eppure l’intera città si converte: viene bandito un digiuno che coinvolge tutti, il re, coperto di sacco e seduto sulla cenere, il popolo e persino gli animali. Il Signore ha misericordia della città e non la distrugge. Ecco, Giona è uno dei tanti esempi che mostra come l’efficacia della Parola di Dio, quando è ascoltata e creduta, vada oltre il predicatore stesso. Come l’acqua del fiume che non ha bisogno di essere spinta con le nostre mani per scorrere e arrivare al mare, ma va da sé, così è della Parola di Dio. Lutero aveva colto nel segno quando diceva che il predicatore, dopo aver predicato, può tornare a bere un boccale di birra, poiché non può fare altro. In Isaia il Signore dice che la sua Parola, uscita dalla sua bocca, non torna a vuoto, non è inefficace, ma compie ciò che Dio vuole e conduce a buon fine ciò per cui è mandata, poiché è come la pioggia e la neve che scendono dal cielo, annaffiano la terra e la rendono feconda, e danno seme al seminatore e pane da mangiare (55,10-11). Certamente che c’è bisogno di predicatori, che siano però al servizio della Parola. Gesù ci chiede di pregare perché il Padre mandi operai nella sua vigna. A Timoteo l’apostolo Paolo lascia una consegna categorica: “Predica la Parola!” (2 Timoteo 4,2).


L’efficacia della Parola dipende dal fatto che essa è Parola di Dio. Paolo scrive alla chiesa di Roma che il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Romani 1,16), e aggiunge poi che la fede viene dall’ascolto della Parola di Cristo (10,17). Giacomo afferma che la Parola ha la forza di salvare le anime nostre (1,21). Senza l’annuncio e la predicazione tutti i fatti della storia della salvezza restano sconosciuti. Quando il messaggio viene annunciato, gli ascoltatori vengono a trovarsi in una situazione di decisione: la Parola non solo informa, ma provoca, agisce e suscita una risposta da parte di chi ascolta. I vangeli registrano spesso la doppia reazione degli ascoltatori di fronte a Gesù: c’era chi restava meravigliato e glorificava Dio e chi era confuso e lo rifiutava. Per comunicare la Parola, il predicatore deve già essersi incontrato lui con essa, come i profeti ai quali è detto di prendere il libro (rotolo) e di mangiarlo (Ezechiele 2,3; Apocalisse 10,9). La Parola deve essere comunicata con amore, gioia, passione, partecipazione, senza fini di lucro, né scopi umani e mondani, tanto più che il predicatore deve dare se stesso quando predica il Vangelo. È l’esperienza di Paolo con la chiesa di Tessalonica: come una madre si prende cura dei suoi figli, così l’apostolo e gli altri avrebbero voluto dare la vita per loro (1 Tessalonicesi 2,7).


Più che di essere difesa, La Bibbia oggi esige urgentemente di essere predicata e ascoltata con fede. Purtroppo c’è tanta povertà spirituale in giro. In un paese come il nostro, l’Italia, le poche occasioni che molti hanno di ascoltare la predicazione del Vangelo sono i funerali e i matrimoni. Purtroppo la maggior parte dei “credenti” non partecipa più alle riunioni della chiesa; non comprende il valore e il significato del linguaggio biblico; rimane estraneo e indifferente di fronte a temi come la croce di Cristo, il perdono dei peccati, la conversione. Accade, inoltre, che a volte chi partecipa non capisce la sana dottrina, e questo perché il predicatore manca di una adeguata preparazione biblica: perché mancano le scuole bibliche; perché le chiese non fanno più gli studi biblici; perché si preferisce l’intrattenimento all’ascolto della Parola e alla preghiera. Non manca poi chi disprezza lo studio ed esalta l’ignoranza. Lo studio e la preparazione hanno un costo e richiedono impegno e formazione permanente. Paolo esorta Timoteo a tagliare rettamente la parola della verità (2 Timoteo 2,15). Agli anziani di Mileto ricorda di avere esposto in tre anni tutto il consiglio di Dio (Atti 20,25-31). Infine, chi predica deve sempre ricordare che egli maneggia una cosa che non è la sua: la Parola di Dio. Essa non è a nostra disposizione: siamo noi a essergli sottomessi. Paolo affida gli anziani di Mileto alla Parola (Atti 2032). È la Parola di Dio che venne su Giovanni (Luca 3,2).

Paolo Mirabelli

11 febbraio 2022

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.