Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

I due libri dei re assegnano ad Elia un ruolo di grande rilievo. Elia moltiplica miracolosamente la farina e l’olio della vedova di Sarepta di Sidon, per sostenerla nel suo bisogno e per l’ospitalità da lei ricevuta come profeta di Dio, e le risuscita il figlio morto in seguito ad una grave malattia. Elia lancia una sfida ai profeti di Baal sul monte Carmelo. La sfida non aveva lo scopo di decidere chi dei due fosse il dio della montagna, bensì chi tra Baal e il Signore fosse il vero Dio. Sul monte Carmelo il profeta invita il popolo d’Israele, che zoppica dai due lati, a scegliere chi seguire: il Signore o Baal? Alla fine Elia ottiene una grande vittoria e il popolo sceglie Dio. Ma il gusto della vittoria è di breve durata: infatti il profeta deve fuggire nuovamente dinnanzi alle minacce di una donna, la furente e malvagia Izebel, moglie del re Acab. Izebel e la vedova sono entrambe pagane. Lungo il cammino nel deserto, il profeta è colto da un profondo scoraggiamento, tanto che desidera morire. Nel deserto il Signore gli provvede miracolosamente da mangiare e da bere: focaccia calda e acqua fresca. Per fortificare la sua fede Elia si reca al monte Horeb, il Sinai: luogo dell’alleanza e di apparizioni. A differenza di una apparizione precedente, questa volta il Signore non si manifesta in nessuno dei grandi fenomeni atmosferici: uragano, terremoto, fuoco, bensì in un suono dolce e sommesso, come un soffio lieve di una brezza marina o di un venticello primaverile. La scena della vocazione di Eliseo, che segue dopo la teofania di Dio al monte Horeb, il monte di Dio, avviene all’insegna dell’ubbidienza del profeta. Eliseo è un uomo ricco, proprietario terriero, che dispone di ben dodici coppie di buoi per arare i campi. Eliseo accetta la chiamata con gioia e va a congedarsi dal padre e dalla madre, poi torna, fa un sacrificio, si alza, segue Elia e si mette al suo servizio. È da notare la distruzione degli attrezzi fatta da Eliseo, non come atto barbaro, ma segno di una totale rinuncia e abbandono del vecchio mestiere di fronte alla chiamata di Dio. Contrariamente a Gesù che non consente ad uno dei suoi discepoli questo gesto di commiato, Elia permette al suo discepolo di salutare i genitori con un banchetto di congedo. Questa differenza è dovuta alla maggiore urgenza del tempo inaugurato da Cristo e alla priorità dell’annuncio del regno di Dio.


Ci sono due episodi della vita di Elia meno conosciuti, rispetto a questi grandi eventi richiamati: la vigna di Nabot (1 Re 21) e il peccato di Acazia (2 Re 1). Entrambi gli episodi illuminano il carisma profetico di Elia nel condannare i crimini personali del re e la degenerazione del potere politico. In una epoca dominata dall’assolutismo monarchico, queste riprensioni fatte al re dal profeta mostrano il coraggio di Elia, la forza della sua predicazione e la necessità dei politici di lasciarsi guidare dalla fede in Dio e dall’ubbidienza alla legge mosaica. Oggi non viviamo più in uno stato teocratico, ma non farebbe certo male ai nostri politici tener conto dei valori della Bibbia.


Il re Acab e sua moglie Izebel vengono affrontati dal profeta Elia che li accusa di un duplice delitto: omicidio e furto ai danni di un uomo. Nabot si era rifiutato di accogliere la richiesta del re di cedere, dietro compenso o scambiandola con altro terreno migliore, la sua vigna. La vigna si trovava attigua al palazzo reale. Il rifiuto di Nabot era motivato dalle esigenze della legge mosaica, che in Israele non proibiva la permuta di beni ma richiedeva di non disperdere la proprietà, dall’attaccamento di Nabot all’eredità dei padri e dall’affetto alla vigna stessa: solo chi fa il contadino può capire quanto un uomo sia affezionato alla propria vigna. La proprietà terriera (e la casa) legava la persona alla sua famiglia, al clan e alla tribù di appartenenza, gli conferiva il diritto di cittadinanza e spesso conteneva il sepolcro dei propri antenati, come ci ricorda la Spelonca di Macpela, tomba di Abramo e della sua famiglia. Di fronte al deciso rifiuto di Nabot di cedere la sua vigna, il re Acab, istigato dalla perfida moglie Izebel, fa condannare a morte il povero Nabot falsamente, con falsi testimoni, addossandogli la colpa di aver maledetto Dio e il re. Trattandosi di un crimine pubblico è lecito supporre che i beni del condannato passassero alle autorità pubbliche, al re. Ma Dio è al di sopra della meschinità dei re e chiede conto a Nabot del suo peccato. Elia riceve da Dio il compito di annunciare il giudizio di Dio e il terribile castigo al re Acab e a sua moglie Izebel: per la legge del taglione, la nefanda coppia regale subirà la morte obbrobriosa nello stesso luogo in cui era stato commesso il processo farsa e il delitto di Nabot. In questo racconto emerge l’appassionata difesa che il profeta fa della giustizia di Dio e la condanna dei delitti degli uomini potenti.


Il peccato del re Acazia fu quello di aver mandato dei messaggeri a consultare Baal-Zebub, il dio di Ecron, per avere un responso sulla sua malattia, contratta in seguito ad un incidente, una caduta dal terrazzo del suo palazzo. Baal-Zebub era una delle tante divinità dei filistei. Chi non conosce il vero Dio si fa delle divinità secondo la propria immaginazione e fantasia religiosa. Baal-Zebub significa “signore delle mosche”, forse per scherno o forse era veramente una delle tante divinità pagane. Il nome della divinità richiama subito alla mente il Nuovo Testamento, le parole di Gesù nei vangeli, quando gli scribi e i farisei lo accusano di cacciare i demoni con l’aiuto di Beelzebub, il principe dei demoni (Matteo 12,24). Il ricorso ad una divinità cananea da parte di un ebreo, un re israelita, era un atto di grave sfiducia nei confronti di Dio, l’unico veramente capace di dare la vita e di preservarla. A inviare il profeta fu l’angelo del Signore, il quale fa dire ad Acazia che non scenderà dal suo letto di malattia, ma certamente morirà. Il re allora mandò un capitano e degli emissari a catturarlo, ma Elia, per ben due volte, invocò fuoco dal cielo sul capitano e sugli emissari: “E dal cielo scese il fuoco di Dio che consumò il capitano e i suoi cinquanta uomini” (2 Re 1,10).


Il lettore moderno potrebbe restare sconcertato di fronte a questo fatto che appare così crudele, ma lo scopo del racconto è quello di inculcare la sottomissione dovuta soltanto a Dio e il rispetto per i suoi profeti: in Israele nessuno, soprattutto il re, deve volgersi all’idolatria o confidare nelle divinità pagane. Questo è il più empio dei peccati e trascina il popolo lontano da Dio. Qui si prescinde da altre considerazioni o dal dare delle giustificazioni a quanto accaduto, anche perché né Dio né la Bibbia hanno bisogno di essere difesi da noi. Va detto però che Gesù, nei vangeli, rimprovera, anzi sgrida severamente Giacomo e Giovanni, due dei suoi discepoli, perché chiedono al Signore di far scendere fuoco dal cielo (come nell’episodio di Elia) per consumare dei samaritani, gli abitanti di un villaggio della Samaria, perché non avevano voluto dare ospitalità a Gesù durante il suo viaggio a Gerusalemme (Luca 9,51-56). E questo ci insegna che uno spirito nuovo e diverso deve animare oggi i discepoli di Gesù.

Paolo Mirabelli

02 febbraio 2022

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.