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Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il capitolo 27 racconta di Davide che si rifugia presso i filistei. Questa mossa disperata si potrebbe giustificare visto il continuo antagonismo di Saul nei confronti di Davide. Il capitolo narra anche di Davide che fa delle incursioni contro alcune popolazioni del deserto, uccidendo uomini e donne, devastando il paese e portandone via il bottino. Per tutto il tempo che Davide resta un vassallo dei filistei, egli bada a compiere scorrerie contro i nemici di Israele, però mai contro Israele. Appare qui una positiva interpretazione del vassallaggio di Davide al più grande nemico d’Israele. Il problema della lealtà di Davide viene al pettine quando i filistei decidono di far guerra a Saul. A Davide viene chiesto di unirsi ai filistei contro Israele: Davide comprometterà forse la sua lealtà verso Israele?


Il capitolo, come anche la storia precedente, fornisce dei particolari, ma non ci aiuta a capire i veri motivi dell’agire di Davide. È opportuno soffermarsi su questa parte della vita di Davide e fare una riflessione. Possiamo tentare due letture: una benevola nei confronti di Davide e una critica.


Lettura benevola. La condotta di Davide non fu ingiusta secondo i diritti e i costumi di quei tempi. Davide sarà punito per altri peccati, non per questi. La strategia di Davide favorisce il suo futuro ritorno fra il suo popolo, poiché le tribù del deserto erano i nemici naturali di Israele nel Neghev. Nello stesso tempo quello che riferisce ad Achis lo fa apparire fedele ai filistei. Qui l’ingegno di Davide fece sì che egli riuscisse ad ingannare chi credeva di essere il padrone. Davide in realtà fa scorrerie contro i vecchi nemici di Giuda (non lascia vivo né uomo né donna) perché non vuole che giungano dicerie su di lui. Le informazioni selezionate di Davide sono funzionali al suo scopo.


Lettura critica. Le prime parole con le quali inizia il capitolo 27 non fanno esplicito riferimento a Dio. Non c’è una indicazione di Dio che muove Davide, ma è il suo cuore: “Davide disse in cuor suo”. Geremia direbbe a Davide che il cuore dell’uomo è ingannevole più di ogni altra cosa (17,9). È Davide che decide di rifugiarsi nel paese dei filistei. L’unione con i filistei non è certo il modo migliore per sfuggire a Saul, ed è solo con la menzogna che Davide riesce a cavarsela. Anche nelle scorrerie e nell’uccisione di uomini e donne non c’è un esplicito riferimento a Dio. È Davide che le compie per un suo fine. I suoi bollettini di guerra ai filistei, i quali pensano che egli agisca contro il suo popolo, sono ambigui. Le incursioni non sono fatte perché è sanguinario e vuole uccidere, né perché è pio e pratica la guerra santa, ma perché egli conduce un doppio gioco. Il capitolo manca di riferimenti teologici. Non c’è menzione di Dio né di un profeta. Perciò l’imbarazzo nell’interpretare correttamente l’agire di Davide rimane.


27,1-4. Per sfuggire a Saul, Davide si spostò in territorio filisteo e osò una alleanza con il nemico di sempre d’Israele. Le ultime parole di Saul al separarsi (26,25) non avevano pienamente rassicurato Davide. Con Davide c’erano seicento uomini e le due mogli: Ainoam di Izerel e Abigail di Carmel. Avuta questa notizia di Davide, Saul smise di cercarlo.


27,5-7. Davide chiese e ottenne da Achis la città di Siclag, che rimase proprietà privata del re anche dopo che i filistei cessarono di essere un fattore politico. Davide, che in cuor suo rimaneva schietto israelita e nemico ai filistei, correva pericolo alla corte, che un giorno o l’altro si scoprissero i suoi veri sentimenti, con gravissimo rischio. Perciò a ragione chiese di allontanarsi, senza abbandonare però la regione filistea. Davide rimase nel paese dei filistei un anno e quattro mesi.


27,8-12. Con i suoi uomini, Davide faceva delle scorrerie tra le popolazioni del deserto che erano a sud di Giuda, nel Neghev. Queste incursioni venivano fatte nella regione della odierna striscia di Gaza, ad est dell’attuale canale di Suez. Nelle incursioni Davide uccideva le persone e depredava tutto il bestiame e altri beni. Quando Achis domandava a Davide dove avessero fatto le scorrerie oggi, Davide rispondeva: “verso la regione meridionale di Giuda”, lasciando credere che egli fosse contro Israele. La risposta di Davide era volutamente ambigua. L’affermazione di Davide era vera in sostanza, ma quanto alle persone, alle popolazioni depredate, era ambigua: lasciava credere ad Achis che i danneggiati fossero israeliti, mentre in realtà erano nemici e stranieri. Davide fece così per tutto il tempo che stette con i filistei. Achis si fidava di Davide e pensava che così facendo egli si sarebbe reso odioso a Israele, che avrebbe bruciato i ponti con Israele e sarebbe stato sempre suo servo. I capitoli seguenti mostreranno da che parte sta Davide.

Paolo Mirabelli

01 dicembre 2021

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