Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Ma la nascita di Gesù a Betlemme è soltanto un puro “theologoumenon”? Il theologoumenon è una riflessione teologica che porta ad inventare un fatto o un particolare raccontato nei vangeli. C’è chi sostiene che la nascita di Gesù a Betlemme, di cui parlano esplicitamente i vangeli, sia soltanto una pura riflessione teologica, frutto di meditazione sull’Antico Testamento, senza alcuna base storica. Ma c’è di più. Tutti i fatti dell’infanzia di Gesù, il cosiddetto vangelo dell’infanzia, raccontati dai due evangelisti Matteo e Luca, sarebbero delle semplici presentazioni midrashiche, ossia teologiche, delle riflessioni e meditazioni su Gesù fatte dalle comunità primitive, che si ritrova a rileggere l’Antico Testamento dopo la Pasqua e la risurrezione. Oggi se vuoi essere uno studioso della Bibbia credibile e accreditato nel mondo accademico devi dire il contrario di ciò che sta scritto. Tutto ciò che i vangeli attestano è troppo semplice per essere vero: è come l’acqua dei fiumi che scorre o che va da sé in maniera naturale verso il mare; e questo non è possibile. È necessario perciò dire delle cose più intelligenti, facendo una lettura post-bultmanniana, che complicano il testo e confondono i semplici, magari usando dei vocaboli (come theologoumenon) che abbiano un certo effetto su chi legge o ascolta; come dire: non preoccuparti, ci sono qua io che ti spiego le cose che tu non capisci; non crederai certo a ciò che è scritto; ora ti dico io con parole appropriate ed erudite come si sono svolti veramente i fatti. Umorismo a parte, veniamo al dato biblico.


I vangeli affermano che Gesù proveniva da Nazaret della Galilea. Luca specifica che Gesù era stato allevato a Nazaret e che era sua abitudine portarsi ogni sabato nella sinagoga per partecipare al culto sinagogale (4,16). Marco ci racconta che verso la fine dell’attività galilaica Gesù andò anche nella sua patria, con chiaro ed evidente allusione a Nazaret, e ci dice che ivi era chiamato il falegname e il figlio di Maria e che aveva quattro fratelli, di cui sono fatti i nomi, e almeno due sorelle, per l’uso del plurale (6,1-6). Anche Matteo conferma questo dato (13,54-58). Persino Giovanni sa che Gesù era chiamato il figlio di Giuseppe da Nazaret (1,45-46). Dobbiamo notare, con una certa sorpresa, che mai i vangeli raccontano che Gesù nei suoi continui viaggi si sia spinto a sud di Gerusalemme, verso Betlemme. Non fa dunque meraviglia che Gesù fosse chiamato il Nazareno. Anzi, decenni dopo la Pentecoste gli stessi discepoli di Gesù erano chiamati “la setta dei Nazareni” (Atti 24,5). È evidente che con tale insistenza su Nazaret e Nazareno si voleva non solo riferire il dato storico, ma anche la portata teologica e biblica di tale affermazione: il Messia e Figlio di Dio è un umile falegname di una umile località della Galilea, terra semipagana e disprezzata; Dio fa cose grandi con persone e località insignificanti (l’apparenza inganna; non sappiamo chi sia lo sconosciuto che ci sta dinnanzi). Lo conferma la reazione di Natanaele all’invito fattogli da Filippo a venire a vedere e conoscere Gesù di Nazaret (Giovanni 1,46).


Il vangelo di Matteo afferma che Gesù, dopo il ritorno dall’Egitto, venne ad abitare a Nazaret e che questo fatto determinò l’adempimento della profezia che sarebbe stato chiamato il Narareno (2,23). Lo stesso vangelo di Matteo asserisce a chiare lettere che Gesù è nato a Betlemme di Giudea (2,1) e in ciò vi vede esplicitamente (2,6) la realizzazione della profezia di Michea 5,2 (il testo è inteso in senso dinastico e messianico, non solo o non tanto locale). Matteo afferma inoltre che Gesù e la sua famiglia abitarono in una casa di Betlemme (2,11). Fu l’avvertimento dell’angelo che lo deviò nella lontana Nazaret, quasi a voler dire che nella persecuzione di Erode c’è una continuazione dell’esilio nella stessa terra d’Israele (2,20).


Luca ci informa che Maria, al momento del fidanzamento con Giuseppe e all’annunciazione fatta dall’angelo, abitava a Nazaret di Galilea (1,26). Ancora Luca ci dice che Giuseppe e Maria salirono da Nazaret a Betlemme a motivo del censimento (2,4) ordinato dall’imperatore romano, Cesare Augusto, e ivi ritornarono dopo la presentazione del bambino al tempio (2,29), e vi restarono per tutto il periodo dell’adolescenza di Gesù (2,51). Luca sa, e lo scrive, che Gesù è nato nella città di Davide chiamata Betlemme (2,4); sa che egli è il Salvatore, il Cristo, il Signore (2,11). È evidente la carica teologica di questa notizia: Gesù è il re-messia atteso, non solo perché nato dalla famiglia davidica, ma anche perché nato come umile e povero nella città dove era nato il re Davide. Negare la nascita a Betlemme significa negare il dato biblico e l’unità tra Antico e Nuovo Testamento.

Paolo Mirabelli

30 novembre 2021

Gallery|Bibbiaoggi
Foto & Post della Gallery: 1680
Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.